«Perché il governo ci odia»

«Perché il governo ci odia» «Perché il governo ci odia» La stampa estera: siamo l'unica opposizione PALAZZO CHIGI VISTO DA FUORI IROMA NESORABILMENTE britannico: calzino color senape, sguardo sprezzante da maggiordomo, giacca a quadrettoni. Si chiama Robert Graham e scrive da Roma per il Financial Times. Se Berlusconi avesse «il knowhow per odiare» (ma sua madre sostiene che non ce l'ha), il giornalista che odierebbe di più sarebbe lui. Il presidente e la sua band lo accusano di seminare il panico sui mercati internazionali con articoli da vecchia zia progressista. Il ministro Dini gli ha già detto che prima lascia l'Italia meglio è. Ieri l'ultima accusa, riportata dal Giornale: Graham è un «Ciampi boy» che nei fine settimana si rifugia nel ridotto sinistrorso di Cetona per cospirare contro il governo in compagnia di Giorgio La Malfa e Tommaso Padoa Schioppa di Bankitalia. Mister Graham, lei è amico di Ciampi? «Io sono amico e nemico di nessuno». E allora perché la domenica va a Cetona? «Io veramente vado al mare». Cos'ha contro la campagna? «Nulla. Solo che mi piace quella umbra. In Toscana ci vado di rado. Comunque mai a Cetona e mai con La Malfa. Semmai con Bernardo Bertolucci, ma non parliamo di economia né di Berlusconi». Perché tifa per Ciampi? «Dopo i disastri di Andreotti, il mio giornale ha seguito con simpatia gli sforzi di Amato e Ciampi per risanare l'economia». E perché non seguite con simpatia anche Berlusconi? «Perché la sua politica economica è confusa. E poi perché i nostri lettori non capiscono come uno possa entrare in politica senza spogliarsi delle aziende. Da noi c'è un proverbio che dice: "You can't have your cake and eat it": non puoi mangiare la torta e averla ancora. Berlusconi invece vorrebbe». Com'è andata con il ministro del Tesoro? «Ha telefonato dopo aver letto un mio articolo sulla Banca d'Italia, ma ha tradotto male una frase, «let it be known», deducendone che avessi messo in bocca a lui una certa affermazione. Alzo la cornetta e Dini comincia ad accusarmi di cospirare contro il governo. Poi, in un ottimo inglese, mi invita ad andarmene dall'Italia». E lei che fa? «Nulla. Questo è terzomondismo. Dietrologia pura. Mentre gli articoli di giornale, come la vita, spesso sono più banali, figli del caso». Non vi sentite soprawalu- tati, voi cronisti stranieri? «A volte sembra che l'unica opposizione siamo noi. Ma adesso che Berlusconi è più debole hanno cambiato tono anche i giornali italiani». E la tv? «Molto italiana. Tante parole. Troppe». Berlusconi si è mai fatto vivo di persona? «No, i giornali stranieri manco li legge. Credo abbia problemi con l'inglese. Il mio direttore ha mandato al suo portavoce un elenco di domande per un'intervista. Mai ricevuto risposta. L'ho detto a Ferrara: questo governo è incapace di gestire la sua immagine all'estero». Perché il giornale-bibbia del capitalismo attacca il primo governante italiano che si ispira alla Thatcher? «Berlusconi thatcheriano? Nel suo governo c'è un'anima interventista in economia e lui non vuole o non può diminuire la presenza dello Stato». Non sarà che il vostro editore, Pearson, vuol comprarsi la Mondadori? «E' quello che pensa Berlusconi. Ma io so per certo che non è vero». Perché Berlusconi vi considera tutti comunisti? «Beh, qualche marxista al Financial Times c'è davvero. Ma tutto è nato a dicembre, quando scrivemmo che il pds era maturo per governare». Lei è comunista? «Mi faccia pensare. No, non direi. Da giovane ero socialista. In Italia mi piacevano i repubblicani. Adesso dipende da dove si abita: a Milano voterei Lega, a Roma pds» Purché sia qualcuno che fa girare le scatole a Berlusconi... «Ma no. Il mio leader preferito è Fini. Mi dà più fiducia di Bossi perché è un professionista, e di Berlusconi perché è un animale politico vero. Sì, mi attirano lui e Massimo Cacciari». Vede, un comunista! «Chi, Cacciari? Mi piace perché è il fotokit speculare di Berlusconi: uno rasato, l'altro con la barba. Uno in doppiopetto, l'altro in giacca di fustagno». Berlusconi durerà? «Può durare molto, se la magistratura non lo azzoppa. Il problema è che oltre a durare bisognerebbe anche governare. Quando si comincia?» Massimo Gramellini Parla Robert Graham corrispondente a Roma del Financial Times «Berlusconi non sa curare la sua immagine internazionale» la responsabilità potrebadere solo su Parretti e i. «Ma comunque questa da - conclude May - non certamente Berlusconi in luce». Paolo Passarini 11.nlllivlV)(JsG)mr()| rio Mf. E c'è di più. Il quotidiano afferma che Parretti ha fatto due visite a Silvio Berlusconi nelle ultime settimane, una a Palazzo Chigi e l'altra a via dell'Anima. Interrogato, Parretti replica: «Queste cose non posso né confermarle né smentirle. Non mi faccia dire cose alla banca in cui si impegnava a versare 50 milioni di dollari entro il 23 novembre 1990. Il Crédit senza consultarmi concesse alla Fininvest una proproga non scritta. E proprio a quell'atto informale la Fininvest si appellò per non versare la somma». Più in generale, Par- funzionario Fininvest, visto che è chiamato in causa il Gran Capo in persona». zionale». Perché il governo ci odia» a stampa estera: siamo l'unica opposizione Hit ' Il tfM,..^'! *'fc,'^«'« i "mi,,,., ■'•«mi..». I '«*»<**« ,',';""*■» »>r.n,i i „ . i> Mònù attintìèm Damas e/i billeri' la pm<iu Rwaniìa Le prime pagine di alcuni autorevoli giornali stranieri che hanno pesantemente criticato il governo Berlusconi