E l'ex finanziere conferma «Silvio? Un mio caro amico»

E l'ex finanziere conferma «Silvio? Un mio caro amico» E l'ex finanziere conferma «Silvio? Un mio caro amico» QUELLA VISITA A PALAZZO CHIGI ROMA DALLA REDAZIONE Per Berlusconi nuove grane dal mondo. L'articolo del Wall Street Journal plana sulla soirée parlamentare, scatenando subito l'ironia insinuante del pds. Il portavoce Antonio Tajani si affanna a smentire: «E' un ennesimo tentativo maldestro per colpire Silvio Berlusconi con una storia che non sta né in cielo né in terra e che sarà smentita dai protagonisti chiamati in causa». Ma il protagonista-principe, Giancarlo Parretti, non smentisce un bel nulla. Anzi: «Confermo punto per punto la ricostruzione del Wall Street Journal sul molo di Berlusconi nella scalata alla Mgm», dichiara in un'intervista al quotidiano economico e finanziario Mf. E c'è di più. Il quotidiano afferma che Parretti ha fatto due visite a Silvio Berlusconi nelle ultime settimane, una a Palazzo Chigi e l'altra a via dell'Anima. Interrogato, Parretti replica: «Queste cose non posso né confermarle né smentirle. Non mi faccia dire cose che non posso dire...». Interessante, comunque, la ricostruzione che Parretti fa della vicenda Fininvest-Mgm: «La Fininvest aveva preso accordi per l'acquisto di diritti per l'Italia e la Spagna sulla videoteca Mgm per circa cento milioni di dollari. Poi Carlo Bernasconi, della Fininvest, si fece fare da Fiorini un pezzo di carta sottobanco per l'eventuale riacquisto da parte della Mgm di quei diritti. Quel foglio non venne reso pubblico e questo per la legge americana è frode». Parretti spiega ancora che «pochi giorni prima della chiusura dell'affare mi mancarono 50 milioni di dollari. Telefonai personalmente a Berlusconi per chiedere se lui poteva fornire garanzie al Crédit Lyonnais. Inviò una lettera alla banca in cui si impegnava a versare 50 milioni di dollari entro il 23 novembre 1990. Il Crédit senza consultarmi concesse alla Fininvest una proproga non scritta. E proprio a quell'atto informale la Fininvest si appellò per non versare la somma». Più in generale, Par- retti afferma: «Che novità c'è? Io sono molto amico di Berlusconi. Non condivido molte cose di lui presidente del Consiglio, e gliel'ho detto chiaramente, ma lui è stato l'uncio che mi ha sempre aiutato e 10 questo non lo dimentico». Durissima la reazione del pds affidata a Franco Bassanini, uno dei nuovi colonnelli di D'Alema: «Mi auguro che Berlusconi dimostri con prove inconfutabili la sua estraneità. Non gioverebbe infatti al nome dell'Italia se risultasse che 11 presidente del Consiglio è implicato in affari con personaggi di pessima reputazione e in violazione delle norme vigenti in un Paese liberale come gli Stati Uniti. Né sarebbe possibile, in questo caso, addebitarne la responsabilità al povero Paolo Berlusconi o a qualche funzionario Fininvest, visto che è chiamato in causa il Gran Capo in persona». Da Milano, la Fininvest ci prova: «Tra noi e la Mgm è stato stipulato unicamente un accordo di natura commerciale per l'acquisto di diritti televisivi per i mercati spagnolo e italiano. Non siamo mai stati interessati all'acquisizione di quote azionarie della Mgm. La contorta ricostruzione del Wall Street Journal sembra puntare ad un unico ed evidente obiettivo: screditare Silvio Berlusconi. Si tratta di un condensato di notizie che la stampa italiana aveva già pubblicato e archiviato, con l'aggiunta di alcune gravi imprecisioni. Il motivo di questo impegnativo e tardivo intervento dell'importante quotidiano americano è forse da ricercare in una speciale sensibilità politica che ha contagiato buona parte della stampa internazionale».

Luoghi citati: Italia, Roma, Spagna, Stati Uniti