Niente partita per il Sarajevo
Niente partita per il Sarajevo Niente partita per il Sarajevo La Lega scozzese caccia la squadra LONDRA NOSTRO SERVIZIO Dove non poterono i mortai serbi, potè la lega calcio scozzese. La sfortunata «Sarajevo Select», squadra di calcio della capitale bosniaca, è sopravvissuta a un viaggio d'inferno per arrivare tutta intera nelle Highlands, dove avrebbe dovuto disputare alcune partite amichevoli con formazioni locali. Ma, per un incomprensibile veto, non ha avuto il permesso di giocare il secondo match. Il primo incontro, a scopo benefico, è avvenuto allo stadio di Edimburgo sabato scorso, e subito la Scottish football association ha fischiato il tutti a casa agli sbalorditi bosniaci. E' una sorta di cartellino rosso collettivo a una squadra che aveva rischiato la pelle per tener fede agli impegni sportivi. Riferisce il quotidiano britannico «The Guardian» che il prossimo avversario scozzese, l'impronunciabile Inverness Clachnacuddin, è stato addirittura minacciato di sanzioni se si azzarderà a disputare l'incontro ignorando la proibizione. «Ma perché? Che cosa c'è di male?», ha protestato un dirigente della squadra, Alastair Dowling, Nessun orecchio ha recepito le sue rimostranze: come per dire che una partita di beneficenza basta e avan¬ za. Verrebbe quasi da far battutacce sulla leggendaria spilorceria scozzese. L'indignazione regna nei quartieri dell'Edimburgh Direct Aid, che aveva invitato i giocatori di Sarajevo in memoria di un suo volontario, Christine Witcutt, uccisa in Bosnia da un proiettile serbo, un anno fa. L'accusa che circola è grave: voler evitare di proposito un evento politicamente delicato. La Sarajevo Select aveva cominciato a penare la settimana scorsa, quando le Nazioni Unite hanno chiuso l'aeroporto della capitale bosniaca. I calciatori, tutti tra i 17 e i 21 anni, hanno quindi optato per un viaggio in autobus sul monte Igman, proprio dove una settimana fa era morto un soldato inglese. Hanno proseguito nonostante i serbi gli abbiano impallinato un lato della vettura. Al termine di dodici massacranti ore, sono giunti a Split, dove un ufficiale della Raf è stato su tutta la notte per completare i documenti di espatrio. Quindi si sono imbarcati su un aereo militare, per gentile concessione del ministro della Difesa britannico Malcolm Rifkind, e hanno decollato alla volta della Scozia. Il tormento non era ancora finito: l'apparecchio è stato colpito da un fulmine e il pilota è stato costretto a un atterraggio d'emergenza. Quando hanno toccato terra, sani e salvi, li aspettava l'inflessibilità della Lega calcio. Gli inglesi hanno cercato di mettere una patacca sulla brutta gaffe dei colleghi, invitando la squadra' a Harrogate alla fine di questa settimana. Ma i bosniaci sono più che mortificati: sbraitano. L'allenatore Risto Rukvic dice: «Molte persone sono state gentili con noi. Ma siamo andati a sbattere in questa burocrazia idiota. Volevamo soltanto giocare quella partita». Maria Chiara Bonazzi
Persone citate: Alastair Dowling, Christine Witcutt, Malcolm Rifkind, Maria Chiara Bonazzi, Raf, Risto Rukvic
Luoghi citati: Edimburgo, Harrogate, Londra, Sarajevo, Scozia
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