Massacro dell'Eta nel cuore di Madrid
Assassinato un alto ufficiale del ministero della Difesa, semidistrutta Plaza Ramales Assassinato un alto ufficiale del ministero della Difesa, semidistrutta Plaza Ramales Massacro dell'Età nel cuore di Madrid Esplode autobomba, 3 morti e 15 feriti MADRID NOSTRO SERVIZIO fin di vita, una piazza danneggiata. E Madrid terrorizzata e sotto choc per l'ennesima volta. Sono le 8,40. La capitale comincia a svegliarsi. Ed in plaza de Ramales, una piazzetta in pieno centro storico, a due passi dalla famosa plaza de Oriente e dal Palazzo Reale, decine di passanti stanno recandosi al lavoro. Un signore in borghese, che ha appena fatto colazione in un bar che frequenta quasi quotidianamente e che fa angolo con la piazzetta, monta in macchina con il suo autista. Ma non è un civile. E' uno dei più brillanti ufficiali delle forze armate: il «temente general» Francisco Veguillas, 68 anni, direttore generale per la politica della Difesa dall'87, il braccio destro del ministro della Difesa. La macchina, blindata, senza contrassegni, entra nella piazzetta, dove alcuni operai del «Ballet de Madrid» stanno scaricando L'Età forza la mano per costringere il governo di Madrid a negoziare e gioca la carta di sempre, il terrore indiscriminato dell'autobomba. Ma questa volta la posta in gioco è altissima, probabilmente la più forte mai scommessa: Israele accetterebbe di fare da intermediario tra i terroristi basco-spagnoli e l'amministrazione Gonzalez (la notizia era già filtrata lo scorso 29 giugno da attendibilissime fonti, il quotidiano «Yediot Aharonot» e la radio militare, ed è stata confermata ieri da «Diario 16»). E allora i terroristi rilanciano buttando sul «piatto» tutta la loro micidiale «geometrica potenza»: una bomba in pieno centro della capitale. Obiettivo un altissimo ufficiale delle forze armate. Bilancio: 3 morti, 15 feriti di cui due gravissimi e uno in IL RICERCATO NUMERO UNO STEL AVIV I chiama Imad Murnaia: ha appena 32 anni, la metà dei quali trascorsi in attività clandestine, prima per conto di Al Fatah e poi - dal 1982 degli sciiti filo-iraniani Hezbollah. Nato nel villaggio libanese di Tir Diba, dispone adesso di un passaporto diplomatico iraniano e di eccellenti contatti con i separatisti baschi dell'Età, con gli irlandesi dell'Ira e con movimenti rivoluzionari latinoamericani. Secondo il settimanale israeliano «Shishi» - che dice di basarsi su valutazioni dei servizi di intelligence britannici - è lui il cervello dei recenti attentati anti-ebraici e anti-israeliani di Buenos Aires e di Londra. Murnaia, afferma «Shishi», FINZIONE E REALTÀ' LONDRA NOSTRO SERVIZIO Si sentiva ormai perseguitata dalle drammatiche immagini del film di Steven Spielberg «Schindler's List». L'orrore per i confratelli ebrei uccisi come animali da tirassegno, per la strada, in casa, sulla spianata del campo di concentramento, le aveva improvvisamente ridestato il senso di colpa mai sopito per non avere fatto anche lei quella terribile fine. Ruzena Stanley, settantacinquenne, era un'accademica in pensione. Abitava a Oxford, dove era arrivata alla fine della Seconda guerra mondiale dopo penose peregrinazioni: da Praga, dove era nata, in Palestina, fino in Gran Bretagna. Era riuscita a scappare nel 1938, alla vigilia dell'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, ma non era ha fatto perdere le tracce e viene ricercato da vari servizi segreti. Uri Lubrani, massimo esperto in Israele di cose libanesi, conosce da tempo Imad Murnaia. «E' un arciterrorista - ha ricordato ieri - che ha avuto a che fare con i rapimenti degli occidentali in Libano e con altre imprese terroristiche. Prima, faceva parte di Forza 17», l'unità di élite di Al Fatah incaricata di proteggere Yasser Arafat. Dietro le quinte, in Israele, si comincia a discutere di una «politica attiva» contro gli sciiti filo-iraniani che hanno scatenato la grande offensiva anti-israeliana. «Siamo in grado di scovarli e di colpirli ovunque», ha detto ieri il ministro della poli¬ La sua famiglia era stat materiali per il vicino Teatro Real. Due «etarras» sono in agguato armati di un micidiale telecomando a distanza. A pochi metri hanno parcheggiato una Ford Sierra, una santabarbara imbottita con almeno 40 chili di amosai, uno degli esplosivi più potenti, e con chili di mitraglia. Quando l'auto del generale si affianca alla Ford, uno dei killer elettronici aziona con il telecomando la potentissima carica. Un boato tremendo. Un massacro. L'auto blindata viene letteralmente fatta a pezzi e ridotta ad un ammasso di ferraglie. I due occupanti, il generale e l'autista, il soldato Joaquin Martin, muoiono sul colpo. Uno degli operai del «Ballet», il ventiquattrenne Cesar Garda, rimane investito in pieno dall'onda espansiva e viene catapultato, decapitato, al balcone di un primo piano. I brandelli del suo corpo sono sparsi in un rag¬ gio di 100 metri. Quindici passanti rimangono feriti, uno dei quali, gravissimo, con il viso ed il torace ustionati. La piazzetta si trasforma in uno scenario dantesco. Finestre divelte, tetti che cadono, una ventina di auto parcheggiate che scoppiano in brevissima successione. La gente scappa. Il fumo prodotto dall'esplosione delle auto è visibile in tutto il centro della metropoli. Poi il maledetto film di ogni attentato. L'ululato delle ambulanze, i passanti e gli abitanti della piazzetta che piangono sgomenti, bambini terrorizzati. I pompieri che controllano se gli edifici sono ancora agibili. Il Comune che installa un ufficio per strada, quello che provvedere a riparare i danni (ingentissimi) alle case lavorando 24 ore su 24. Sdegno. Rabbia. Familiari di chi vive o lavora nella zona che accorrono per avere notizie dei loro cari. I zia Moshe Shahal, rivelando poi che la loro liquidazione fisica «è stata esaminata, a livello teorico». «I responsabili degli attentati hanno fondati motivi di avere paura» ha rincarato Yigal Pressler, consigliere del premier Yitzhak Rabin per la lotta al terrorismo. Ma Lubrani ha riconosciuto che, da solo, Israele non potrà neutralizzare le attività internazionali degli integralisti sciiti: «Per contrastarle - ha notato - ci vorrebbe una sinfonia di operazioni», concordata fra vari Paesi. Ieri Lubrani ha convenuto che nei confronti due grandi indiziati dei recenti attentati Imad Murnaia e Subhi Tufaili, uno dei padri fondatori degli ata sterminata ad Auschwitz comunicati degli ospedali, trasmessi in diretta dalle radio, con le generalità e le ferite delle vittime. La moglie del generale, stravolta, urlava alle telecamere da un ospedale: «Figli di puttana, ci vuole la pena di morte». La strage, non ancora rivendicata, porta l'inconfondibile firma dell'Età. La città, martoriata dall'85 dalle autobombe dei terroristi baschi (129 vittime in tutta la Spagna dall'82), è già alla sua quinta vittima quest'anno (10 in Spagna), «Egin», il giornale basco portavoce di Età, applaudiva nel settembre scorso l'accordo di pace Olp-Israele commentando che «la lotta armata paga». Sottolineava: «Se c'è riuscito il terrorista Arafat, con centinaia di morti alle spalle, perché non dovrebbe riuscirci l'Età, che vuole liberare i Paesi Baschi?». Gian Antonio ©righi n a i a a a o e a é e o
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