Fininvest, il giorno del «gestore» di M. T. Meli

Il Quirinale prende le distanze dal piano contro i conflitti di interesse Il Quirinale prende le distanze dal piano contro i conflitti di interesse Fininvest, il giorno del «gestore» Ma Scalfaro frena Berlusconi: non faccio nomine IL FATICOSO PERCORSO DELLE REGOLE Vince nella notte lo scontro con Mancino Rocco Bottiglione eletto noovo segretario del ppi Con il 56per cento dei voti, Binai delusa Incidenti in sala, in ritardo gli scrutini COLPITO appena nato da un gelido comunicato del Quirinale che rischia di complicarne la vita, il blind trust all'italiana, che il presidente del Consiglio spera di fare approvare dalle Camere entro settembre, suggerisce qualche considerazione. Berlusconi ha certamente un merito: quello di avere finalmente compreso che i suoi interessi d'imprenditore gli impediscono di governare. Spiace che se ne sia reso conto soltanto dopo l'errore tattico del decreto Biondi, il clamore suscitato dalla riunione di Arcore e le disavventure giudiziarie del fratello. Spiace soprattutto che egli non abbia dato retta a chi aveva previsto, sin dalla campagna elettorale, che le imprese sarebbero state per lui una doppia palla al piede: perché sono state create con le regole del «vecchio regime» e perché avrebbero necessariamente interferito, prima o dopo, nella sua attività di governo. Ma il fatto che egli abbia finalmente ammesso l'esistenza del problema, e proposto una soluzione, costituisce una vittoria del buon senso, suo e del Paese. Resta da vedere se la soluzione sia adatta allo scopo. Proviamo anzitutto a sgombrare il terreno dai cattivi confronti e dalle analogie improprie. I critici della formula proposta dal presidente del Consiglio saranno tanto più credibili ed efficaci quanto più ammetteranno che il «caso Berlusconi» è inedito nella storia di una democrazia parlamentare e non può essere trattato semplicisticamente con formule astrattamente desunte dalla vita politica americana. Gli Stati Uniti sono una democrazia presidenziale in cui il capo dello Stato e i suoi collaboratori dell'esecutivo sanno che conserveranno il potere, verosimilmente, per quattro anni. L'Italia è una democrazia parlamentare in cui il Sergio Romano CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA noi, le». Querelata una rivista ROMA. Con una lunga conferenza stampa Silvio Berlusconi ha presentato ieri il piano di massima contro il rischio di conflitto d'interessi tra la sua attività politica e il gruppo Fininvest. Un disegno di legge definirà il cosiddetto «blind trust», cioè un sistema di controlli sulla gestione del gruppo affidati a un gestore nominato da cinque saggi a loro volta scelti dalle più alte cariche dello Stato: «Spero - ha detto - che il piano venga approvato entro settembre». Ma in serata, dal Quirinale, è giunta una nota in cui, pur esprimendo apprezzamento per l'iniziativa, il presidente Scalfaro sottolinea che lui non potrà essere tra coloro che sceglieranno i saggi e che soltanto le Camere avranno il diritto di definire il dettaglio della nuova legge. Il Presidente, pur non volendo bocciare il progetto, ha preferito dunque prendere le distanze dai suoi contenuti, anche in considerazione delle dure reazioni delle opposizioni e ai rilievi tecnici di Cossiga, che ha sostanzialmente fatto suoi. INTERVISTA A CONFALONIERI «Per noi manager sovranità limitata» MILANO. «Siamo un gruppo a sovranità limitata, ormai», dice Fedele Confalonieri (nella foto) presidente Fininvest. «Questo blind trust non ci piace, ma se serve al Paese, se farà cessare gli attacchi contro di noi, sarà un sacrificio utile». S. Luciano A PAG. 3 utiPAG. 3 M. T. Meli A PAG. 2 e 3

Persone citate: Berlusconi, Cossiga, Fedele Confalonieri, Mancino Rocco, Scalfaro, Sergio Romano, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Italia, Milano, Roma, Stati Uniti