Tom Hanks, un uomo troppo normale

Tom Hanks, mi uomo troppo normale Tom Hanks, mi uomo troppo normale Parla l'attore protagonista di «Forrest Gump» amici. Se «Forrest Gump» va nel filone dei «Rain man» e dei «Qualcuno volò sul nido del cuculo», questa non è una di quelle produzioni che fanno leva sul senso di colpa. Anche se è un «ritardato mentale», con quella sua ingenuità, Gump ci consente di vedere le incongruenze e l'intolleranza che popolano il mondo di quelh che chiamiamo i «normali». Senza fare alcuno sforzo intellettuale per raggiungere i suoi obiettivi, Gump riesce a vivere le fantasie di molti di noi: campione di football, messaggero di pace, imprenditore di successo, amico di Elvis e di John Lennon, sposo della bellissima Jenny (Robin Wright). Per un po', quando si mette a correre e correre e correre senza sosta, diventa anche un guru, con il suo branco di seguaci. E ognuno dei suoi trionfi è seguito da un ricevimento alla Casa Bianca, dove stringe la mano ai presidenti Kennedy, Johnson e Nixon. Grazie a un sapiente uso delle tecnologie di¬ gitali, Hanks appare e scompare da filmati storici veri. Ma gli effetti speciali, per una volta, sono al servizio della storia e non viceversa. Un anno dopo l'Oscar pei- «Philadelphia», Tom Hanks viene già indicato come un probabile contendente alla prossima edizione. Si riconferma come il bravo ragazzo che tutti adorano e che non ne sbaglia mai una, come attore e come uomo. Troppo bello per essere vero? A poche settimane dalla sua trasferta a Venezia, abbiamo girato a lui la domanda. «Ma no - dice Hanks -, è tutta una messinscena messa in piedi dalla mia agenzia di pubbliche relazioni. Non sono un essere perfetto, ma in generale cerco di avere rispetto per tutti». E' reduce da tre film in cui interpreta personaggi molto amati e popolari. Un caso? «Mi piacerebbe poter rispondere sostenendo che sono il miglior attore esistente, ma mi sentirei un po' stupido. La sola cosa che puoi veramente fare, quando devi portare sullo schermo un personaggio, è corcare di renderlo autentico e seguire la sua logica. Gump fa tutto quello che gli dicono di fare perché la sua mamma gli ha sempre detto così. Segui dunque questa logica così eviti che il pubblico inizi a dire che è impossibile». Gli effetti speciali di quest'ultimo film le hanno consentito di stringere la mano a tre ex presidenti, ma nel frattempo è stato ospite reale di Clinton. Come è andata? «Ah, la mia notte con Bill e Hillary! Gli abbiamo mostrato il film (Philadelphia), sono stato alzato sino a tardi perché ero troppo nervoso e poi la mattina dopo ci siamo fatti assieme uova e pancetta. No, non abbiamo parlato di problemi strategici internazionali perché vengo dalla scuola delle buone maniere. E perché, parlando di pressioni, ho tremendo rispetto per chiunque, di qualunque partito, cerchi di creare del consenso affinché le cose von- gano fatte». Forrest Gump è uno cui le cose accadono un po' per caso, senza andare a cercarle. C'è qualcosa di questo anche in Tom Hanks? ((Anch'io manco di obiettivi e devo ammettere che il disinteresse per ciò che accade attorno spesso si è rivelato un vantaggio. A volte è un meccanismo di autodifesa, ma nella nostra industria può diventare un meccanismo di potere». Cosa c'è prossimamente nella sua vita? «Il film sull'Apollo 13. Una storia affascinante, quasi dimenticata, ricca di così tanti elementi fantastici che potrebbe essere stata generata dalla mente di George Lucas e che invece è drammaticamente vera. Sarò Jim Lovell, il comandante della missione che si è trovato per un paio di giorni dall'altra parte della Luna privo di collegamenti e senza sapere se sarebbe mai tornato indietro». Un'ultima domanda. Tornando alla cerimonia dell'Oscar e a quel suo lungo ed emotivo discorso di accettazione. Se lo era preparato? «Un po' sì, perché sapevo che anche se non vincevo mi avrebbero chiesto delle dichiarazioni. Ho perso il filo del discorso un po' di volte, ho usato una sintassi sicuramente migliorabile, ma ho voluto ricordare che ero lì sul palco quella sera solo perché così tanti gay sono morti di Aids. Che tutto il resto, era secondario». Lorenzo Soria Il film che in tutta l'America ha creato una «Gumpamania» sarà nelle «Notti veneziane» LOS ANGELES. Il film inizia così, con Tom Hanks nel ruolo di Forrest Gump, seduto sulla panchina di un parco che dispensa a chi gli si siede vicino cioccolatini e brandelli della sua vita. Con un quoziente intellettivo di appena 75, gli sconosciuti sono sospettosi. Ma via via che racconta gli straordinari episodi di cui è stato involontario protagonista, restano stregati e non vanno più via. Vittime di quello stesso fenomeno che, secondo il «Time», sta investendo l'intera America: la «Gumpamania». Annunciato ieri come uno dei film Usa che verranno presentati a Venezia fuori concorso, «Forrest Gump», a tre settimane dalla sua uscita, resta ancora comodamente in testa alle classifiche. Ma è un fenomeno, quello di «Gump», che non si può descrivere con i numeri. Va misurato nelle espressioni delle coppie che escono dalle sale in silenzio e mano nella mano, nei volti pensosi dei teenagers cresciuti con le esplosioni di Schwarzenegger fr Tom Hanks: «Sono stato ospite alla Casa Bianca. Con Bill e Hillary sono stato alzato fino a tardi. Il mattino ci siamo fatti assieme uova e pancetta. Non abbiamo affrontato problemi internazionali»

Luoghi citati: America, Los Angeles, Venezia