«Giustiziati duemila profughi»
«Giustiziati duemila profughi» il bimbo ruandese che era stato scoperto sotto una pila di cadaveri «Giustiziati duemila profughi» Bande tutsi assaltano un campo in Burundi GOMA. La tragedia del Ruanda destabilizza la regione dell'Africa dei grandi laghi e sta trascinando il Burundi sulla scia del confronto violento tra hutu e tutsi. Negli ultimi giorni, nei campi profughi di M'Buye, a una cinquantina di chilometri della capitale Bujumbura, gruppi di miliziani tutsi hanno ucciso 2 mila persone, tutte hutu. E' la sconvolgente notizia resa nota ieri dall'ex ministro dell'Interno burundese Léonard Nyamgoma. Il presidente ad interim Sylvestre Ntipantuganya ha cercato di ridimensionare gli incidenti, dichiarando che i morti non sarebbero più di 200, ma ha comunque inviato nella regione alcuni battaglioni per impedire nuove violenze: adesso, teme che l'eccidio ruandese - mezzo milione di morti nei combattimenti, a cui si aggiungono le 20 mila vittime del colera - possa sconvolgere anche il Burundi. Intanto, in Zaire, dove si è riversata la massa dei profughi ruandesi la situazione resta sempre drammatica: secondo i dati raccolti dall'organizzazione umanitaria «Médecins sans Frontières», il colera si sta rapidamente diffondendo anche tra gli zairesi, mentre sono stati segnalati i primi casi di meningite. Tra i morti, anche il bambino che martedì scorso era stato trovato sepolto vivo sotto una montagna di cadaveri, mentre si cerca di far fronte all'emergenza, continuano i tentativi di convincere i rifugiati a tornare a casa, ma finora solo 6 mila tutsi si sono decisi a riattraversare la frontiera. Il portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu, Ray Wilkinson, ha dichiarato che le Nazioni Unite «hanno ricevuto il permesso dal governo dello Zaire di rimpatriare i profughi» e, tuttavia, ha dovuto confermare le notizie secondo cui migliaia di soldati hutu in rotta, assetati di vendetta, minacciano nuove uccisioni di massa dei tutsi. Alcune voci non confermate sostengono ad¬ dirittura che intorno ai campi si aggirino «commandos» delle forze ex governative, pronti a scatenare altre stragi. La paura tra i ruandesi rimane altissima, prova ne sia che la cittadina di Cyangugu sta scomparendo, smontata pezzo dopo pezzo dagli stessi rifugiati. Colonne di persone attraversano di prima mattina il ponte sul fiume Ruzizi, avanzando lentamente verso Cyangugu, a pochi chilometri dal confine, in Ruan¬ da. La sera rientrano in massa, trasportando il trasportabile: vasche da bagno, water, armadi, porte, pezzi di auto, tutto quanto può servire a migliorare le condizioni di vita a Bukavu, sull'altra sponda del fiume, in Zaire. Portano via tutto il possibile, smantellano le proprie abitazioni per ricostruirne altre oltre il confine, contribuendo così alla disperazione degli operatori umanitari che, contro ogni ragionevolezza, sperano in un rientro in massa dei rifugiati per scongiurare il pericolo di un'altra Goma, dove sono affluiti in più di un milione. I 300 soldati francesi della Legione Straniera al confine stanno facendo l'impossibile per arginare il fenomeno, ma non sono sufficienti. A dare loro manforte dovrebbero arrivare presto i soldati Usa. Ieri, sono atterrati a Kigali i rinforzi americani, mentre stanno per giungere 700 soldati britannici. A Goma, nel frattempo, sono arrivati i primi 18 militari Usa incaricati di assicurare il traffico dei voli umanitari. Ma il segretario generale dell'Onu Boutros Ghali ha rimproverato ieri i Paesi occidentali per la lentezza con cui hanno reagito alla crisi e ha dichiarato che «si tratta ora di prepararsi a fronteggiare un problema che sarà di lunga durata e non verrà certo risolto in poche settimane», [e. st.] ) TlCÀMPI PROFUGHI RUTSHURU. 'Kanyarushinya Munìgi
Persone citate: Boutros Ghali, Goma, Ray Wilkinson, Ruan
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