Gli ex potenti restano a piedi
La polizia recupera 600 uomini per le indagini, molti vip fra gli esclusi La polizia recupera 600 uomini per le indagini, molti vip fra gli esclusi Gli ex potenti restano a piedi II Viminale «taglia» auto blu e scorte ROMA. Se si potesse tracciare un ipotetico grafico, il percorso ottenuto coi nomi delle personalità rimaste a piedi, senza blindata e angeli custodi, disegnerebbe la linea di declino della prima Repubblica. Addio status-symbol, addio autista fedele, «eroe» dell'attesa estenuante al sole o sotto l'acqua. La caduta della prima Repubblica si misura anche così: chi è un ex potente, da oggi è anche un ex scortato. Qualche eccezione rimane, ma i fortunati superstiti sono frutto di regole ferree e non di privilegi «ad personam». Prendiamo Andreotti. Forse non c'è simbolo più efficace per indicare il declino del vecchio sistema. Eppure mantiene la «blu» e la scorta. Ma lui non c'entra, non ha avuto un peso nella decisione del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Il fatto è che le regole della seconda Repubblica, in materia di scorte, prevedono il servizio destinato ai senatori a vita. La regola, però, forse è troppo recente per essere metabolizzata in fretta ed ha ingenerato qualche pasticcio. E' accaduto così che lo stesso Comitato abbia deciso di «tagliare» la scorta a Valiani e Taviani che sono anch'essi senatori a vita. Una «svista», che sarà corretta presto, come assicura l'iperattiva sottosegretario all'Interno Marianna Li Calzi. E' lungo l'elenco di vip, tutti politici, finiti sotto la mannaia del Viminale. In «zona Cesarmi», cioè ieri pomeriggio, sono «saltate» le auto blu di Salvo Andò, Gava, Scotti, Piccoli e Vassalli. In precedenza era stata una vera e propria strage. Con piglio quasi irriverente il dito del Comitato aveva scorso il lungo (circa 70) elenco di politici «blindati», forse senza una reale necessità. L'implacabile dito si era fermato su nomi eccellenti: Andreatta, Cantoni, Acquaviva, Agnes, Benvenuto. Qualche volta provocando controversie, come nel caso di Martelli. Per l'ex ministro è intervenuto Maroni, lasciando intendere che qualche problemuccio, anche recente, esiste e Martelli non si può lasciare senza protezione. Poi di nuovo «tagli»: Amato, Bargone, i siciliani Capitummino, Lillo Marmino e Gianni Parisi. Non si salva l'ex presidente della Corte Costituzionale, Ettore Gallo, né Silvio Coco. A piedi anche Cristofori, De Mita, Forlani, Capria, D'Aquino e Capuzzo. Una vera ecatombe. Non tutti, però, hanno aspettato di essere «cassati». C'è chi, rimanendo senza scorta, ha solo ottenuto quanto esplicitamente richiesto. Borrelli, il procuratore di Milano, la tutela non l'aveva mai chiesta, anzi. Lo stesso vale per don Ciotti, padre Pintacuda e padre Sorge, Anche loro sono stati «accontentati». Tra quanti hanno rinunciato volontariamente, anche prima che si ponesse il problema dei «tagli»: Ottaviano Del Turco, Mino Martinazzoli e il giudice Felice Casson. A quest'ultimo, però, la scorta è stata praticamente imposta. Ed è stata imposta, seppure per motivi diametralmente opposti, a Licio Gelli. L'ex venerabile da anni chiede di essere privato della presenza dei poliziotti che lo seguono ovunque. Ma il ministero, che Gelli preferisce non perderlo di vista, ha deciso di insistere. Per molti altri vip, tra cui Bettino Craxi, Segni, Galasso, Fava, Mancuso e Mattarella, la decisione è stata rinviata al 10 agosto, a causa di divergenze tra le prefetture interessate. L'elenco si chiude coi nomi della seconda Repubblica, i neoscortati: Formentini, Bossi, Fini, D'Onofrio, Dini, e i sottosegretari Letta, Lo Jucco, Li Calzi e Gasparri. Anche se, sottolinea la Li Calzi, per molti di questi si tratta di una tutela più che di una vera e propria scorta. Un «caso» si è rivelato il «problema-Ayala»: Palermo aveva autorizzato il «taglio», Roma no. La decisione non è chiara. Il bilancio finale? La polizia recupera 600 uomini da destinare alle indagini, una settantina di ex potenti dovranno viaggiare su auto proprie. Quasi tutti «salvi» i magistrati che sono i più numerosi: 333 su un totale di quasi cinquecento. Francesco La Licata SCORTE REVOCATE ANTONIO GAVA VINCENZO SCOTTI GENNARO ACQUAVIVA BIAGIO AGNES GIULIANO AMATO BENIAMINO ANDREATTA GIORGIO BENVENUTO CIRIACO DE MITA LEOPOLDO ELIA ENRICO FERRI SALVO ANDO' ANTONIO MACCANICO EMILIO COLOMBO [su sua richiesta] OTTAVIANO DEL TURCO [su sua richiesta] MINO MARTINAZZOLI [su sua richiesta] BARTOLOMEO SORGE [su sua richiesta] ENNIO PINTACUDA [su sua richiesta] LEO VALI ANI PAOLO EMILIO TAVIANI NUOVE SCORTE FRANCESCO D'ONOFRIO LAMBERTO DINI MARCO FORMENTINI GIANNI LETTA GIUSEPPE TATARELLA GIULIO TREMONTI WMXN***»:" <:*.*::?::::■?, ::.:/;.■::;:::*<: <:;■:■:::-:«<■:■:?.■:> x: La replica: «Avevo già chiesto meno misure di sicurezza» sm§mm8m iiiii Nella foto grande il ministro Maroni e il capo della Polizia Parisi qui sotto a sinistra Mariotto Segni a destra Gasparri La scure si è abbattuta anche sulle scorte di Antonio Gava e Giorgio Benvenuto (da sinistra)
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