Fanfani «ruggisce» ancora di Amintore Fanfani

Fanfani «ruggisce» ancora Fanfani «ruggisce» ancora Senza voce, piange e commuove la platea IL VECCHIO ROMA IECCOLO Amintore Fanfani: a 86 anni è tornato a parlare e col suo spiritaccio toscano ha sorpreso tutti, bocciando quasi l'intero gruppo dirigente del ppi. A cominciare dal grande assente del congresso: Mino Martinazzoli. Uno show, quello del vecchissimo Amintore, che ha commosso i duemila dell'Ergile e che fa fatto venire gli occhi lucidi anche a vecchi marpioni della politica. Appena Fanfani ha finito di parlare, De Mita gli è andato vicino e gli ha detto piano: «Sei un giovanotto, un giovanotto!» e poi, intervenendo subito dopo lo stesso, De Mita ha confessato: «Fanfani mi ha commosso e credo abbia fatto oggi uno dei discorsi più belli della sua vita». Uno show, quello Ài Fanfani, che è iniziato intorno a mezzogiorno, quando Emilio Colombo gli ha dato la parola. Ed è arrivata subito la prima sorpresa: anziché restare seduto al banco della presidenza, Fanfani si è alzato e con passo lento si è avviato al microfono degli oratori veri. E qui ha iniziato la sua requisitoria, quasi fosse tornato indietro di 40 anni, a quel 29 giugno 1954, quando diventò segretario della de al congresso di Napoli, battendo Giulio Andreotti. Parte subito in quarta il piccolo, ormai piccolissimo Amintore: dice di non aver parlato per un anno «non per un supposto disinteresse o per personale stanchezza», ma piuttosto «per la mia perdurante insoddisfazione, per le incomprensibili inerzie», per «i non apprezzati abbandoni» (frecciata a Martinazzoli) e per i «rissosi contrasti», altra allusione poco paludata ai continui battibecchi che hanno visto protagonisti i più loquaci tra i dirigenti del ppi, dalla Bindi a Formigoni. Ma fa un po' di fatica a parlare il vecchio Amintore, qualche volta perde il filo, la voce ogni tanto si abbassa. E a un certo punto la voce se ne va. E' l'emozione che ha preso alla gola questo vecchio combattente, quest'uomo che proprio per la sua bassezza ha fatto dell'efficienza fisica, del linguaggio nitido una bandiera. E invece il vecchio Amintore stavolta non ce l'ha fatta, la voce se n'è andata, l'emozione per la pri¬ ma volta lo sta tradendo: la platea capisce al volo e applaude freneticamente. Fanfani riprende e ogni volta che ha un'incertezza scatta subito, persino un po' imbarazzante, l'applauso della platea. Il nuovo segretario? Fanfani non si espone, non dà consigli e con bello stile dice: «Vi incito a scegliere quello che vi pare giusto». E Fanfani tocca nel vivo una platea in ansia di rivincita, quando dice: «Nei concitati frastuoni» che colpiscono maggioranza e sinistra, per il ppi «non c'è più tempo da perdere, sarebbe uno sciagurato errore se le scelte di questo congresso deludessero le nostre speranze». Alla fine la platea lo applaude ritimicamente. Quando scende dal palco, gli chiedono: tutti questi applausi sono arrivati perché hanno nostalgia di lei? E Fanfani, col consueto spirito: «Prima dei funerali c'è sempre nostalgia, bisogna vedere se resterà anche dopo...». E Fanfani ha nostalgia della vecchia, cara de? «Delle cose buone c'è sempre nostalgia, in alcuni momenti ho pianto è questo vMol dire che ne ho di nostalgia...». Poi parla De Mita: certo elogia Fanfani, ma a un certo punto, forse per alludere al «clericalismo» di Buttiglione, ricorda uno dei momenti più neri del vecchio Amintore: quel giorno di dicembre del 1964 quando Fanfani fu costretto a ritirarsi dalla corsa al Quirinale su consiglio del Vaticano. E quando De Mita finisce di parlare, Fanfani gli sussurra qualcosa all'orecchio, [f. mar.] «Non parlo da un anno perché il nostro partito era allo sbando» Il senatore a vita Amintore Fanfani alla tribuna del congresso

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