«Così risolverò il conflitto di interessi»

Ore di fuoco per il tam tam giudiziario, poi il colloquio al Quirinale e il «sì» di Fini e Bossi Ore di fuoco per il tam tam giudiziario, poi il colloquio al Quirinale e il «sì» di Fini e Bossi «Così risolverò il conflitto di interessi» Berlusconi da Scalfaro col «piano» ROMA. «E adesso andiamo al fresco... tanto a me, al fresco, mi ci vogliono mandare sul serio». Cerca di prenderla a ridere, Silvio Berlusconi, mentre accompagna i suoi ospiti nei giardini di Villa Madama. Alla cena con gli imprenditori, mercoledì sera, il presidente del Consiglio sembra a suo agio - nonostante il tam tam giudiziario - perché non si sente un pesce fuor d'acqua, come gli capita talvolta nei palazzi della politica. Ma le battute non riescono a nascondere il nervosismo. «Questa storia di mio fratello mi amareggia, perché in realtà è me e il mio governo che prendono di mira», confida ai suoi. E non è solo Paolo, o le indiscrezioni che lo riguardano direttamente, a impensierirlo. E' la tenuta della maggioranza, nel caso in cui la procura di Milano decida di alzare il tiro, a preoccuparlo. Certo, Berlusconi ripete in tutte le salse che non ci sarà crisi di governo, Fini lo imita, e Bossi esclude l'eventualità che la Lega partecipi ad un esecutivo istituzionale: «Macché - dice - la gente mica ha votato per quella roba lì». E soprattutto, il Cavaliere, per dimostrare che intende andare avanti, fa anche sapere di aver trovato la formula per risolvere il conflitto di interessi (l'annuncio dovrebbe darlo oggi lui stesso, in una conferenza stampa, dopo che ieri ha illustrato a Scalfaro la soluzione]. Tutto, quindi, dovrebbe far pensare ad un miglioramento della situazione, ma nessuno, in cuor suo, nella maggioranza, dà niente per scontato. Dunque, l'incertezza continua a regnare. E all'indomani di quella cena con gli imprenditori, i timori di Berlusconi sembrano concretizzarsi appena si viene a sapere che Umberto Bossi ha firmato un'interpellanza in cui chiede al presidente del Consiglio di «informare in Parlamento sugli indirizzi del governo e sulla compattezza della coalizione». La notizia desta subito stupore. I leghisti si affret¬ tano a precisare che quell'interpellanza rappresenta l'espediente tecnico che consentirà al capo del Carroccio di intervenire martedì, alla Camera. Le interpretazioni e le illazioni si sprecano. Anche se Bossi, più tardi, confermerà che «quello è un mezzo per parlare in aula». E aggiungerà una nota nel suo stile: «Martedì dirò che il governo è saldo e che durerà finché vuole la Lega». Anche quella di ieri, quindi, è una giornata in cui si rincorrono le voci più disparate, nel Transatlantico di Montecitorio. Ma a Palazzo Chigi il Cavaliere (che pure ha la mente rivolta a Milano) e i suoi uomini definiscono il provvedimento che dovrebbe porre fine al problema del conflitto di interessi tra il Berlusconi imprenditore e il Berlusconi presidente del Consiglio. Ci lavorano sopra Fer¬ rara, La Pergola, Letta. E il Cavaliere, nel pomeriggio, illustra la soluzione a Scalfaro nel corso di un incontro che dura quasi due ore. Al Quirinale, ovviamente, il Capo dello Stato e Berlusconi - che è accompagnato da Letta - parlano pure delle difficoltà del momento. Del fratello del presidente del Consiglio, per esempio. E il Cavaliere cerca di sensibilizzare Scalfaro sulla inopportunità che Paolo finisca in prigione. Si discute anche della situazione politica. Berlusconi spiega al Capo dello Stato che intende andare avanti. Come ha già detto prima ai suoi: «Ho ricevuto un mandato dagli elettori e voglio portare a termine il mio compito. Solo se non mi sarà permesso, allora lascerò». Però in quel caso, precisa Giuliano Ferrara, «si tornerebbe a votare». Dunque, il presidente del Consiglio, dopo aver consultato per l'ennesima volta gli alleati Fini e Bossi a cui chiede anche un parere sul «piano» ideato per risolvere il nodo del conflitto d'interessi, tira dritto per la sua strada. E persino la Lega sembra dargli ragione. Dice il capogruppo Pierluigi Petrini: «(Attualmente questa è l'unica maggioranza praticabile». E Bossi, che è stato a casa di Berlusconi, mostra di non dar credito alle voci che rimbalzano da Milano: «Ma quali avvisi, parlano solo i fatti», taglia corto. E per minimizzare i guai del fratello del leader di Forza Italia prende addirittura a prestito una frase di Ferrara: «Il governo non ha fratelli». Parla così il capo del Carroccio, ma lo farà anche se la magistratura dovesse prendere di mira Berlusconi senior? E Fini, che già ha «tradito» sul decreto, come si comporterà in quel caso? Tutte queste domande ronzano per la testa del Cavaliere, mentre dalla Spagna Massimo D'Alema dà già per scontato il dopo Berlusconi e il governo istituzionale. Maria Teresa Meli Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Ferrara, Milano, Roma