Settantanni di miti e tragedie di Gian Paolo Ormezzano

FORMULA 1 Settantanni di miti e tragedie La pista fu realizzata in soli 100 giorni CAPITALE DELLA F. 1 LM AUTODROMO di Mon" za ha 72 anni. Fanno effetto, di fronte alle perdite di tempo per decidere sulla sua eventuale morte, i tempi rapidissimi con cui si decise sulla sua nascita. Il successo del primo Gran Premio d'Italia nel 1921, sul sommario circuito di Montichiari, presso Brescia (primo il francese Goux su Ballot-Pirelli, secondo il francese Chassagne, stessa vettura, battute dal circuito più che dalle avversarie le Fiat di Bordino e C.), spinse a creare un autodromo «apposta» per i nuovi entusiasmi. Una piccola incertezza fra la brughiera di Gallarate, dove adesso c'è l'aeroporto della Malpensa, il quartiere milanese allora periferico della Cagnola e gli spazi di quell'immenso parco di Monza, nella Villa Reale, undici milioni di alberi si diceva. Il parco era stato progettato dal Canonica nel 1797, la sua vita era passata attraverso varie destinazioni, il popolo brianzolo aveva anche usato il grande bosco per alimentare le stufe negli inverni duri della Grande Guerra. Si parla di 100 giorni per la realizzazione dell'autodromo, relativamente almeno al circuito stradale originario, di 6 chilometri, su progetto dell'architetto Rosselli, realizzato dall'impresa Puricelli al costo di 6 milioni. Dato in gestione ad un'Associazione Combattenti che i monzesi vedevano come un'intrusione di Roma nel bosco della loro villeggiatura, anche dei loro amori, il parco dapprima venne negato ai motori da un veto del ministero della Pubblica istruzione, preoccupato delle violazioni ambientali, già note allora, anche se ecologia al massimo voleva dire studio dell'eco creato da un grido lanciato da un posto speciale. Era la fine del febbraio 1922, il 26 di quel mese era stato dato il primo colpo di piccone, presenti Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro, due fra i massimi piloti di allora. Poi c'era stato il veto, lo stop. Superatolo, si racconta appunto di una realizzazione in 100 giorni, come per certa edilizia faraonica di Manaus la città dell'Amazzonia e del boom della gomma, dove si creava in pochi mesi la Scala di Milano o l'Opera di Parigi. Nell'Amazzonia della Brianza sorse il circuito che fu di alta velocità edilizia, prima di esserlo di alta velocita motoristica. Si riferisce di 3500 operai aiutati da 200 carri a cavalli, di una piccola ferrovia che faceva viaggiare continuamente 80 vagoni trainati da 2 locomotive. 1100 giorni lavorativi sono un arrotondamento: furono in realtà 110. Il 20 agosto alcune Fiat, guidate a turno da Nazzaro, Bordino, Salamano, Giaccone e Lampiano, percorsero la pista. Il 28 agosto ci fu una sfilata di tutte le auto che avrebbero partecipato al Gran Premio, in programma per il 10 settembre. E Gran Premio fu, 150.000 spettatori, primo Bordino su Fiat, 80 giri in 5,43'13" media 139,855, secondo Nazzaro su Fiat, terzo De Vizcaya su Bugatti. Otto al via, cinque i ritirati. Da notare che già la prima edizione del Gran Premio registrò la distonia fra la cifra dei presenti e quella dei paganti: 150.000 e 100.000. La forbice si allargò sempre più nel tempo: ultimamente si leggeva di 300.000 all'assalto del parco, e però di 400.000 biglietti venduti. Nel 1928 cominciò il rosario delle tragedie. La Talbot di Materassi fuori pista, morto il pilota, uccisi 17 spettatori. Nel 1931 morte di Etancelin su Alfa Ro¬ meo, 2 gli spettatori uccisi. Nel 1933, stesso giorno, Campari su Alfa Romeo, Borzacchini su Maserati e Czaykowski su Bugatti persero la vita in due incidenti. Da notare che sempre si parlò di potenza delle auto, di protezioni più o meno sufficienti, di progresso con il suo dazio, di fatalità, mai di alberi assassini o co- munque pericolosi. L'ultimo Gran Premio prima della guerra fu quello del 1938, vittoria di Nuvolari. Durante la guerra l'autodromo servì da parcheggio ai carri armati tedeschi. L'impianto fu praticamente distrutto. Nel dopoguerra il Gran Premio d'Italia emigrò nel 1947 sul circuito milanese della Fiera, nel 1948 sul circuito torinese del Valentino. A Monza tornò nel 1948, primo Wimille su Alfa Romeo. Nel 1955 nacque finalmente, peraltro rispettando il progetto originario del 1922, il circuito per l'alta velocità, con le due famose curve paraboliche, e venne a integrare quello stradale, per un totale di 10 chiometri di sviluppo. In quell'anno morì, misteriosamente, Alberto Ascari, durante una prova. Nel 1961 altra grande tragedia: tamponata dalla Lotus di Clark, la Ferrari di Von Trips finì fuori pista, morto il pilota, uccisi 15 spettatori. Fine del circuito di alta velocità. Da allora morirono «soltanto» piloti minori, per pura fatalità, così come fu estraneo alla dinamica della corsa la morte di un giovane nel 1977 per il crollo di un tabellone pubblicitario. Monza intanto diventava sempre più la pista di tutti, per piloti anche dilettanti. Si paga l'affitto, si gira sulla pista dei campioni. Quando l'anello di velocità venne chiuso per pericolosità, sulle due curve vennero posti degli ostacoli artificiali, per scoraggiare i clandestini: un paio di tedeschi riuscirono comunque ad entrare nell'anello, ad uccidersi. Intanto, con la dilatazione degli interessi della Formula 1, nasceva il cosiddetto assalto di folla a Monza, rinasceva con nuovi strumenti di pressione la coscienza degli ecologhi, dopo ogni Gran Premio si lamentava la distruzione di placche grandi del parco, l'uso degli alberi per fare legna da tribunette, da capanne, da rialzi qualsivoglia. Si parlava sempre più di barbari che con cesoie potenti tagliavano le reti e invadevano il bosco. Adesso si chiede il taglio di 524 alberi, e nasce il caso forse «mortale» per il circuito. Arturo Mercanti, uno dei padri dell'autodromo, negli Anni Venti scriveva un bigliettino ad Antonio Ascari, dicendogli di andare piano su una certa curva, per non creare problemi di incolumità a se stesso ed alla gente, e per non danneggiare, uscendo di pista, i preziosi alberi del parco: sennò avrebbe dovuto prendere provvedimenti. Gian Paolo Ormezzano Teatro di sfide leggendarie l'autodromo visse il primo dramma nel '28 con la morte di 17 spettatori i A sinistra e sotto, due immagini d'epoca del i circuito di Monza Sopra, una fase del Gran Premio disputato nell'autodromo brianzolo l'anno scorso