Il gran ritorno di Ciriaco

Il gran ritorno di Ciriaco Il gran ritorno di Ciriaco Protagonista, come ai vecchi tempi IL MEDIATORE ALL'OPERA E ROMA un mucchio selvaggio, un incrociarsi di cavi, microfoni, taccuini. Chi ci sarà mai là dietro? D'Alema? O Fini? No, lì dietro c'è la «pelata» di Ciriaco De Mita, accerchiato dai cronisti. Lui si concede, poi allunga il passo come ai bei tempi e ai più tenaci regala una sua massima: «Buttiglione dice che non ha capito se io lo voto? Se non l'ha capito, non si deve candidare...». De Mita se ne va e tra i cronisti si apre il dibattito: ma che avrà voluto dire Ciriaco? E' l'ora di pranzo, nel sottoscala dell'Ergife c'è un'afa africana, ma si è compiuto il «miracolo»: De Mita è tornato improvvisamente protagonista e attorno ai suoi rebus si gioca il congresso del ppi. Proprio un miracolo se si pensa che fine hanno fatto i suoi «coetanei»: Gava, affaticato dal diabete, deve dimostrare di non essere un amico della camorra; Andreotti deve difendersi dall'accusa infamante di essere un compare di Totò Riina e, quanto a Forlani, è difficile anche per i suoi amici di partito cancellare dalla memoria l'ultima apparizione pubblica: in tribunale con la schiuma alla bocca. E invece Ciri', sfiorato ma non abbattuto da Tangentopoli, è qui al congresso e anche se ripete che lui «è un delegato», che lui non può essere l'ago della bilancia «perché la bilancia non c'è più», tutti sanno che se De Mita si sposta su Buttiglione, il filosofo ha vinto il congresso. In maniche di camicia, senza cravatta, sorridente, una stretta di mano per tutti, De Mita si mette a sedere in sesta fila e da lì, dietro le lenti dei suoi occhiali, scruta ogni mossa. La sua «filosofia» è quella di sempre: «La nostra impasse? Non è sui candidati, ma sulla politica». E' in gran forma De Mita, distilla i suoi ragionamendi densi e sfuggenti, suggestivi e ambigui, anche se poi diventa improvvisamente chiaro quando si finisce per parlare degli argomenti e delle persone che lo mandano in bestia. La relazione della Jervolino? «Giusta nelle sue linee generali, ma non convincente nella cronaca della gestione del partito. Raramente il partito è stato gestito con tanta insipienza...». Già, De Mita non ha mai digerito la decisione di Martinazzzoli e della Jervolino di farlo fuori dalle liste elettorali, ma ora si è tolto una gran soddisfazione: Martinazzoli è restato a casa ed è Ciriaco il gran demiurgo di questo congresso. E infatti appena De Mita si alza dalla sua sedia, Michelangelo Agrusti, uno dei «colonnelli» di Buttiglione, lo insegue e gli chiede: «Quando ci vediamo?». Dopo aver confabulato con Agrusti, De Mita se ne va e quando incontra Marcello Pagani, della sinistra, gli chiede: «Allora ci vediamo stasera?». Un barcamenarsi, quello di De Mita, che non è piaciuto a Buttiglione che ieri sera davanti ai suoi delegati ha lanciato l'ultimatum: «E' venuta l'ora in cui De Mita deve decidere con chi stare e spiegare perché la mia linea politica gli va bene, ma non gli vado bene io...». [f. mar.] Ciriaco De Mita «Qui sono un semplice delegato»

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