Galliani: sì, ci sentiamo perseguitati, accerchiati

Galliani: sì, ci sentiamo perseguitati, accerchiati Galliani: sì, ci sentiamo perseguitati, accerchiati IL MANAGER FININVEST PMILANO ERSEGUITATI è la parola che usa più spesso Adriano Galliani, 50 anni, faccia dura, voce mite, amministratore del Milan, presidente e amministratore di Rti (la divisione tv del gruppo) amico, anzi «amicissimo», anzi «fratello», di Silvio dall'inizio di tutte le avventure. Dunque Galliani, siete assediati? «Lei cosa dice? Qui siamo sotto a cento riflettori, mica uno, non c'è tv, radio, giornale, che non ci stia addosso 24 ore su 24 a farci il contropelo». Scusi, ma Silvio Berlusconi è il capo del governo... «Questo lo so anch'io...». E la Fininvest è uno dei gruppi privati più importanti... «Vero, verissimo, però io dico che in questa roba della Guardia di finanza sono coinvolte decine, centinaia di aziende, ma si parla sempre e solo di noi. Possibile?». Dica lei. «Ecco io chiedo solo che i magistrati, e magari anche la gente, giudichino i manager Fininvest con lo stesso metro... E' un augurio, e glielo dico senza arroganza... Ma scusi, la giustizia cos'è? E' essere tutti uguali davanti alla legge, no?». Mentre voi vi sentite discriminati? «Perseguitati, sì, accerchiati, e sono sicuro che non sarebbe successo se Silvio non si fosse preso la briga di entrare in politica...». Anche lei era contrario? «Oh, io non mi permetto di sindacare quello che fa o decide Silvio. Io sono uomo d'antenna e di pallone. La politica non l'ho mai neanche sfiorata per un minuto». Continuerà? «Ci può giurare, preferisco occuparmi delle caviglie di Van Bastono. Per quelle di Lentini lei è inquisito... «Uh, lo so, i magistrati mi accusano di averlo pagato in nero, ma di questo preferirei...». Ve bene. Adesso veniamo a Paolo Berlusconi. «Le dico due cose. La prima è il dolore che provo per lui, la solidarietà umana, la vicinanza». E la seconda? «Che questo nucleo storico della Fininvest - Silvio, io, Confalonieri, Dell'Utri, Bernasconi Foscale - continua a essere una cosa sola, un gruppo compatto, indivisibile, anche in queste avversità». Che non vi indeboliscono... «Tutt'altro. Sono sicuro che anche questa bufera passerà, ne abbiamo superate tante... Quindici anni di battaglie... In quindici anni, abbiamo costruito un mondo, un impero: case, tv, investimenti, la squadra di calcio più forte sul pianeta... E nulla di cui vergognarci o pentirci...». Proprio nulla? «Oh, tanto lei non mi crederà, ma io glielo dico lo stesso: nulla». Neanche di quella riunione domenica sera a Arcore? «Io non c'ero». Però un'opinione ce l'avrà. «E la tengo per me». Che fa, se ne vergogna? «Ascolti io in quella riunione non ci trovo niente di male». Trova normale che il presidente del Consiglio incontri i legali di due dipendenti latitanti? «Ma dico! E' umano che il fondatore, il creatore di un gruppo, si preoccupi di due suoi collaboratori, voglia capire cosa diavolo sta succedendo. E' normale, normalissimo che davanti a una bufera simile lui voglia sapere... Qui c'entrano anche i sentimenti, l'amicizia...». Anche Sciascia è un amico? «E' una persona mitissima, dolce, buona, chieda a chiunque, parli con chi lo conosce...». Senta ma non crede che un capo del governo non dovrebbe... «E dai! Io comunque a quella riunione non c'ero, ma sono sicuro che non è accaduto nulla di sconveniente... Tanto lo so che non mi crede». Non trova sconveniente neanche che il premier possegga tre reti tv? «Gli italiani che lo hanno votato lo sapevano benissimo, e due mesi dopo, alle europee, lo hanno votato ancora di più. Crede che gli italiani siano tutti stupidi? No, glielo dico io, sono molto più intelligenti di molti editorialisti e intellettuali e politicanti. Comunque...». Comunque? «Il problema andrà risolto. Ci vorrà tempo perché tre televisio¬ ni non sono un negozio di frutta e verdura e non si vendono dalla sera alla mattina». Lei Berlusconi continua a vederlo? «Purtroppo molto meno di prima». Le manca? «Enormemente». Ha sentito che non dorme più, che lavora troppo... «Lo so, non può reggere quel ritmo lì, ha un viso stanchissimo, addolorato...». Secondo lei perché? «Perché lui vuole il bene di questo Paese, glielo giuro, e trova solo ostacoli, difficoltà operative». Magari non è tagliato per la politica. «Uh, lui è tagliato per tutto. Vedrà». Pino Corrias «Se lui non fosse il premier ora non avremmo le Fiamme Gialle in casa» A sinistra, Adriano Galliani Sopra, Marco Vati Basten In basso, Fedele Confalonieri

Luoghi citati: Arcore, Lentini