Pi Pietro aspetta Paolo Berlusconi di Susanna Marzolla

Il fratello del premier rischia il carcere per i 330 milioni pagati alla Guardia di Finanza Il fratello del premier rischia il carcere per i 330 milioni pagati alla Guardia di Finanza Pi Pietro aspetta Paolo Berlusconi «Mi presento se non mi mandate a San Vittore» MILANO. «Paolo Berlusconi è pronto a costituirsi». Lo assicurano i suoi legali dopo un nuovo incontro con Antonio Di Pietro. Sarà anche «pronto» ma, almeno fino alla tarda sera di ieri, del fratello di Silvio non c'erano tracce. «Pericolo di fuga», {(possibile reiterazione del reato», «rischio di inquinamento delle prove»; sono questi i motivi previsti dalla legge per giustificare la custodia cautelare in carcere. E il gip Andrea Padalino, che ha firmato il provvedimento, per Paolo Berlusconi li elenca tutti e tre. Facendo anche un preciso riferimento (per l'inquinamento prove) all'ormai famosa «cena di Arcore». Ma di cosa è esattamente accusato Paolo Berlusconi? Il reato contestato è «corruzione» e riguarda i tre pagamenti a finanzieri ammessi da Salvatore Sciascia. Cioè 100 milioni per la società Videotime, altrettanti per la Mediolanum e 130 per la Mondadori. In tutto 330 milioni che Paolo Berlusconi, sempre stando alle dichiarazioni di Sciascia, avrebbe personalmente «autorizzato» a versare. E la vicenda di Telepiù? E' l'episodio più delicato che Sciascia, tuttora piantonato in ospedale, nega con forza. E dunque, al momento, non viene contestato nel mandato contro Paolo Berlusconi. Che però, per questa storia, era e resta indagato. Sono dunque i 330 milioni ai finanzieri che rischiano di far finire il fratello del premier a San Vittore (rischio assai concreto dopo il fallimento della «trattativa» dei suoi avvocati). «Era lui che mi ha fornito i soldi», dice Sciascia. Ma a che titolo Paolo Berlusconi, che in Fininvest non ha ufficialmente incarichi, poteva decidere pagamenti illegali? La spiegazione sta, forse, sempre nelle parole di Sciascia,, là dove dice che «in Fininvest gli organigrammi non contano nulla». O forse la spiegazione sta in un altro, forte sospetto degli inquirenti. Che cioè Paolo Berlusconi possa essere un responsabile di comodo, almeno dal punto di vista giudiziario. Sotto processo per le tangenti pagate per le discariche, rinviato a giudizio per i palazzi della Cariplo, indagato per le «bustarelle» distribuite a vari amministratori dell'hinterland milanese: questa finora la sua situazione. A cui semplicemente «si aggiunge» un'altra accusa. Del resto Paolo Berlusconi sapeva, fin da domenica sera, che Sciascia si sarebbe costituito e il racconto che avrebbe fatto ai magistrati. Lo dice l'avvocato Guido Viola, in una frase fatta mettere a verbale da Antonio Di Pietro. E' l'interrogatorio di Sciascia davanti al gip. GU chiede Padalino: «E' vero che ha preso parte ad un incontro che si è svolto presso la residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi?». «Lo escludo nella maniera più assoluta» risponde Sciascia. Gli chiede Di Pietro: «Ha incaricato altre persone di intervenire alla riunione?». Risposta: «No». E a questo punto Viola «solleva una formale protesta» e «precisa che ha ritenuto opportuno, nella sua assoluta indipendenza, di informare il vertice aziendale nelle persone del dottor Confalonieri, dottor Silvio Berlusconi e dottor Paolo Berlusconi che il proprio assistito (cioè Sciascia, ndr) si sarebbe presentato spontaneamente all'autorità giudiziaria per dire tutta quanta la verità a sua conoscenza». Questo nel verbale di Sciascia; questo l'episodio ricordato nel mandato contro Paolo Berlusconi. E su questa «cena», è indubbio, gli saranno fatte molte domande. Quando, e se, si presenterà. E molte domande aspettano anche il dirigente Fininvest Alfredo Zuccotti e quel Gianmarco Rizzi, ex finanziere divenuto collaboratore di Sciascia, ormai inutilmente ricercato da diversi giorni. Restano tuttora «irreperibili» anche Antonino Ligresti, fratello di Salvatore (accusato di aver pagato 200 milioni al colonnello Tripodi, che ispezionava i bilanci della Atahotels), e Rolando Lorenzetti. Assieme a Giuseppe Dattilo (l'unico che si è costituito) è accusato di aver versato 150 milioni a due finanzieri (Tanca e Morabito) per «ammorbidire» i controlli sulla Selma, una società di leasing controllata da Mediobanca. Mai disperare, comunque, che gli «irreperibili» compaiano. Proprio ieri si è costituito Antonio Valsanini, manager della Bemberg, l'ultimo dei «vecchi» 23 ordini di custodia cautelare. Ha confessato di aver pagato 200 milioni e Di Pietro ha già dato parere favorevole alla libertà. E' il «trattamento lampo» che spera anche Paolo Berlusconi. Quando, e se, si presenterà. Susanna Marzolla A sinistra, Paolo Berlusconi: l'ordine di arresto è stato firmato dal gip Andrea Padalino f. ci «Nòni farò politica preferisco occuparmi delle caviglie diVanBasten»

Luoghi citati: Arcore, Milano