Qualcuno vuol uccidere i più grandi scienziati

Qualcuno vuol uccidere 8 più grandi scienziati NEW YORK Veleno, gas, ole, incendi: i biologi che indagano sui segreti del Dna vivono nel terrore Qualcuno vuol uccidere 8 più grandi scienziati Misteriosi attentati al centro Rockefeller: vendetta di un escluso? NEW YORK NOSTRO SERVIZIO C'è qualcuno che da settimane sta terrorizzando gli scienziati del centro di ricerca Rockefeller, e in particolare quelli del laboratorio di biologia molecolare diretto da Robert Roeder, famoso autore di importanti studi sul Dna. Che voglia proprio ammazzarli non è sicuro: finora, nonostante tentativi di avvelenamento, di asfissia con il gas e di incendio, non è riuscito a uccidere nessuno e la polizia dice che se quello fosse il suo scopo sarebbe davvero un maldestro dilettante. Ma di sicuro è riuscito a instaurare un'atmosfera di sospetto e di paura, tanto che molti dei frequentatori abituali del laboratorio hanno preso a tenersene alla larga. In questi giorni, la famosa istituzione scientifica che ha sede al quindicesimo piano dell'altrettanto famosa torre quella che domina il piazzale al centro di Manhattan dove a Na¬ tale viene innalzato il gigantesco albero e non c'è turista che non se ne torni a casa con una fotografia davanti ad esso - somiglia terribilmente a un aeroporto in tempi di terrorismo: per entrare bisogna passare attraverso un metal detector, dovunque si vedono poliziotti che scrutano tutti con aria sospettosa e recentemente è stato assunto un investigatore privato. La prima volta che il misterioso assassino ha manifestato la sua presenza è stato il 6 luglio. Nel laboratorio c'è una macchina per il caffè e i ricercatori, come si fa in tutti gli uffici americani, sono usi servirsene con frequenza. Ebbene, quel giorno una decina di loro si sentono male proprio dopo avere preso il caffè. «All'inizio avevamo un po' di diarrea. Poi i sintomi sono peggiorati, abbiamo analizzato il caffè e abbiamo visto che era stato avvelenato con fluoruro di sodio», una sostanza che serve a curare la carie ma che presa in dosi massicce può anche uccide¬ re. La stessa notte, qualcuno apre i rubinetti del gas. Le sale del laboratorio si riempiono di sostanze tossiche che potrebbero anche far esplodere tutto se a contatto con una fiamma, ma per fortuna gli scienziati sono tutti - «correttamente», coi tempi che corrono non fumatori e l'indomani mattina la cosa viene scoperta in tempo. Ancora un giorno, ed ecco che in un magazzino viene appiccato il fuoco a una pila di fazzolettini di carta. Anche in quel caso si riesce a intervenire in tempo, ma a quel punto diventa chiaro che non può trattarsi di incidenti casuali. Comunque, se ci fossero ancora dubbi, il quarto giorno due scienziati ricevono lettere anonime in cui si intima loro di abbandonare il lavoro se non vogliono essere uccisi. Scattano le indagini in grande segretezza, forse per evitare chiacchiere sull'austera istituzione, forse per non essere costretti a dire che tipo di ricerca stia com¬ piendo il laboratorio del professor Roeder, che infatti rimane sconosciuto. Ma gli scienziati fra loro chiacchierano e l'estate è la stagione dei convegni. Così la voce si sparge e arriva al Wall Street Journal. Di sicuro, riferisce il giornale, il responsabile di tutto è un «interno» del laboratorio, sia perché mostra di sapersi muovere con sicurezza, sia perché ha dimostrato di conoscere uno per uno quelli che lavorano lì. Ma su che cosa lo spinga ad agire il dibattito, come si dice, è aperto. Può darsi che ce l'abbia con la ricerca che si sta facendo, magari perché non la ritiene scientificamente corretta, ma può darsi anche che ce l'abbia personalmente con Robert Roeder che, come dice un suo ex collega, «è un tipo impossibile». Intanto, poliziotti pubblici e privati vigilano, aspettando la prossima mossa. Franco Paritàrelli

Persone citate: Franco Paritàrelli, Robert Roeder, Rockefeller

Luoghi citati: Manhattan, New York