Armata Usa per il Ruanda
Christopher ammette il fiasco: ma il ponte aereo riprenderà Christopher ammette il fiasco: ma il ponte aereo riprenderà Armata Usa per il Ruanda Duemila uomini al fianco dei profughi WASHINGTON. L'America non abbandona il Ruanda. Il segretario di Stato Warren Christopher ha ammesso il mezzo fiasco del ponte aereo. Ma i voli riprenderanno. E duemila uomini saranno dispiegati nel Ruanda e nello Zaire orientale, per creare corridoi che consentano ai profughi di rientrare a casa. Christopher ha riconosciuto che gli Stati Uniti hanno commesso errori e l'operazione di soccorso per i profughi dal Ruanda non ha avuto finora il successo sperato. Ha aggiunto però che i voli, sospesi l'altro ieri di fronte a una ondata di critiche, riprenderanno. ((Abbiamo fatto per il Ruanda molto più di ogni altro Paese - ha detto Christopher - e non abbiamo proprio niente di cui scusarci». Il personale delle agenzie di soccorso impegnato nei campi profughi dello Zaire aveva segnalato che i lanci di aiuti americani hanno mancato il bersaglio. Il ponte aereo annunciato con tanta enfasi dal governo di Washington sarebbe stato uno spreco di risorse. In una intervista televisiva, Christopher ha replicato: «Sono fiero dello sforzo compiuto dagli aiuti americani in questa regione. Vedrete che sarà molto più efficace nei prossimi giorni». Gli aerei americani avevano lanciato domenica 18.000 chili di cibo destinato ai profughi sul confine tra Ruanda e Zaire, ma senza raggiungere l'obiettivo. Di fronte alle critiche internazionali, il generale John Sheenan, capo delle operazioni militari Usa in Ruanda, ha risposto dal Pentagono che i pacchi avrebbero deviato di soli 200 metri. Sheenan ha ricordato la diffi¬ coltà di venire in aiuto di un così grande numero di persone a tempo di record. Nella città di Goma ci sono 200.000 abitanti, assieme a un milione e 200 mila profughi ruandesi che rischiano la morte per una epidemia di colera e per fame se gli aiuti umanitari non saranno tempestivi. Sheenan ha annunciato che i 50 aerei americani riprenderanno regolarmente le operazioni sul confine in una più stretta collaborazione col personale Onu. «Ma ci vorrà almeno un mese per costruire un ponte aereo che sia in grado di garantire acqua a tutti i profughi». Sulla pista dell'aeroporto di Goma si accumulano senza sosta le casse di viveri e medicinali mentre pochi chilometri più lontano un milione e più di profughi lotta per sopravvivere alla fame e al colera: l'operazione umanitaria rischia di soccombere al caos provocato dall'insufficienza di mezzi e uomini e in buona parte anche dall'insipienza e dalla corruzione di militari e funzionari zairesi. Per sbloccare la situazione, Ray Wilkinson, portavoce dell'Alto commissariato per i profughi, ha invitato gli Stati Uniti a organizzare «un'operazione in stile militare vero e proprio» e a farsi carico diretto del funzionamento dell'aeroporto. Ma, aggiunge, anche questa via d'uscita non si presenta semplice perché c'è di mezzo la suscettibilità dei francesi che da metà giugno hanno preso il controllo del traffico aereo e sono tutt'altro che inclini a rinunciarvi. In privato, molti operatori umanitari e personale americano accusano proprio i francesi per tutta una serie di inconvenienti che complicano le operazioni di atterrag- gio e decollo. Una nota positiva in un quadro sempre tragico è costituita dall'infoltirsi del flusso dei ruandesi che lasciano lo Zaire e ritornano in patria: da quando è stata riaperta la frontiera, domenica, sono più di 20.000. Sempre pochi per alleviare la gravità del dramma che si consuma a Goma e dintorni. Un medico francese di ritorno da Goma ha detto in un'intervista a Liberation: «Ci sono tutte le condizioni perché l'epidemia di colera si trasformi in una catastrofe biblica». Le autorità militari Usa hanno battezzato la missione umanitaria in Ruanda «Operation Supporti Hope», operazione «Sorreggere la speranza». Il nome riecheggia quello dato all'intervento in Somalia, Operation Restore Hope, operazione «Ridare speranza», anche se l'impegno è di dimensioni più ridotte. [e. st.] I medici francesi: il colera rischia di diventare una catastrofe biblica I primi 20 mila fuggiaschi tornano a casa OLTRE ^ JONFINE ^\^460.5007ro(ughi J J Ri ) TANZANIA ZAIRE I 400.000 profughij BUJUMBURA •eÉNAKÙ ^—^ : I Rifugiati in rientro Vie di ritorno <- Vie di fuga H Zona controllata dai Tutsi □Zona di sicurezza protetta dalla Francia ITI Basi dell'esercito francese I volontari internazionali soccorrono nel campo profughi di Goma una bambina ammalata di colera [FOTO REUTERJ Acqua per un bambino disidratato [FOTO REUTERJ
Persone citate: Goma, John Sheenan, Ray Wilkinson, Warren Christopher
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