Galloni: neanche Craxi osò tanto di Giovanni Bianconi

Galloni: neanche Craxi osò tanto Galloni: neanche Craxi osò tanto «Senza i gli attacchi » ROMA. Il Csm saluta e se ne va. Ma prima di lasciare gli uffici di palazzo dei Marescialli al nuovo organo di autogoverno della magistratura che si insedia oggi, il Consiglio guidato da Giovanni Galloni spara i suoi ultimi fuochi d'artificio, proprio per mano del suo vicepresidente. Fatto il bilancio dei quattro anni di lavoro appena trascorsi, Galloni non si sottrae alle polemiche scatenate dal decreto Biondi, e la sintesi dei «botti» è che Berlusconi è peggio di Craxi, Scalfaro ha sbagliato a censurare il Csm e Biondi, se ha qualcosa da dire sui pm che arrestano troppo, non deve far altro che ordinare ispezioni e promuovere azioni disciplinari, com'è nei suoi poteri, invece di mettere in giro «voci». Il primo bersaglio di Galloni è proprio il governo Berlusconi, che il Csm uscente ha bacchettato con la delibera approvata il 20 luglio. Dice il vice-presidente: «C'è stato un attacco generale, generico e in(hscriminato contro la magistratura da parte di autorità di governo che non ha precedenti nella storia italiana. Anche il precedente di Craxi, al confronto, impallidisce, perché almeno quello era contro persone specifiche». Il presidente della Repubblica però ha rimproverato con durezza il Consiglio per la delibera che se la prendeva con il governo. Allora Galloni, con il rispetto e la cautela del caso, ribatte: «Come cittadino accetto volentieri e con umiltà le reprimende e le riprovazioni dell'amico Oscar Luigi Scalfaro. Ma come rappresentante di un organo di rilevanza costituzionale non posso accettare reprimende, perché il Presidente della Repubblica non esprime riprovazione nei confronti del Parlamento o del governo quando non promulga una legge emanata dal primo o non controfirma un decreto del secondo. Allo stesso modo, egli non si assume alcuna responsabilità sugli atti deliberati dal Csm, che pure presiede». Ma non è solo Scalfaro ad aver criticato le bacchettate del Csm al governo. Anche altri, pure dalle file dell'opposizione parlamentare, hanno detto che il Consiglio è andato sopra le righe. «Io non capisco proprio che vuol dire andare sopra le righe - risponde Galloni -. Nel nostro comunicato, che nessun giornale ha pubblicato integralmente, non c'è alcuna censura al governo, ma solo una difesa del¬ l'intero ordine giudiziario da attacchi immeritati. Il Consiglio si è limitato a svolgere correttamente il proprio ruolo». Oggi, per il passaggio delle consegne tra il vecchio e il nuovo Consiglio, Galloni si troverà davanti a Scalfaro. Ripeterà queste cose al Presidente della Repubblica? «Domani è un altro giorno», sorride il vice-presidente che si appresta a ritornare professore di diritto agrario. Poco prima però al consigliere Amatucci, parlando dell'appuntamento di oggi, Galloni aveva confidato: «Dovrò fare il discorso più difficile della mia vita». Ce n'è anche per Biondi, nel saluto dell'organo di autogoverno. Sulle polemiche per gli abusi e le illegalità che sarebbero stati commessi dai magistrati, Galloni dice: «Il ministro della Giustizia è dotato di ampi poteri ispettivi sull'attività dei magistrati, anche dei pubblici ministeri famosi accusati di avere male applicato le norme sulla custodia cautelare. Ebbene, allo stato alla sezione disciplinare del Csm non è arrivata alcuna denuncia da parte del ministro Guardasigilli concernente violazioni di leg- ge così abnormi». E sul decreto morto appena nato che porta il nome di Biondi («un'enormità costituzionale»), il vice-presidente del Csm racconta di due giudici minorili i quali piuttosto che arrestare un ragazzo di 15 anni accusato di furto aggravato nel giorno in cui corruttori e concussori uscivano di galera, si sono rivolti alla Corte Costituzionale. «E' inutile riempirsi la bocca sull'emergenza giustizia se le spese destinate a risolverne i problemi restano al di sotto dell'I per cento del bilancio dello Stato», dice Galloni. E ci sono molte altre cifre nel suo discorso di commiato, per esempio quelle sul lavoro della sezione disciplinare: tra il '90 e il '94 quasi quattrocento magistrati, il 5 per cento di quelli in servizio, sono stati giudicati dal loro «tribunale», che ha emanato 209 condanne. «Sfido qualunque altra amministrazione dello Stato - saluta polemicamente Galloni -, ad esercitare un controllo più puntuale e rigoroso sui suoi funzionari di quello che facciamo noi». Giovanni Bianconi Il vicepresidente del Csm: «Non accetto la reprimenda di Scalfaro» Giovanni Galloni

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