«Arrestale Paolo Berlusconi» Di Pietro chiede, il gip dice sì di Susanna Marzolla

É Inutile mediazione degli avvocati Fininvest. Ordine di custodia anche per il manager Zuccotti «Arrestale Paolo Berlusconi» Di Pietro chiede, il gip dice sì MILANO. Sette di sera, corridoio della procura. Antonio Di Pietro discute animatamente con due avvocati, che - si vede - cercano inutilmente di convincerlo delle loro ragioni. Il dialogo dura quasi mezz'ora; poi Di Pietro li accompagna lungo il corridoio, li saluta con ampi sorrisi e strette di mano ma le facce dei due avvocati non lasciano dubbi: il colloquio è stato inutile; Di Pietro ha già deciso. Cosa? Semplice, di chiedere l'arresto per Paolo Berlusconi, fratello di Silvio. Una richiesta che ha trovato concorde il gip, Andrea Padalino: a quanto si è appreso, l'ordine di custodia cautelare nei suoi confronti è già stato firmato. Quei due avvocati, Oreste Dominioni e Vittorio Virga (quest'ultimo precipitatosi appositamente da Roma) sono proprio i legali del fratello del premier: sanno benissimo che il loro cliente è stato chiamato in causa da Salvatore Sciascia, direttore dei servizi fiscali della Fininvest. «Era lui che mi dava l'autorizzazione a pagare», ha detto in sostanza. Ma prima ancora delle dichiarazioni del manager, i magistrati avevano già raccolto elementi, visto che il nome di Paolo Berlusconi compare in tutti e tre gli ordini di custodia cautelare contro Sciascia. Anche in quello più «delicato» che riguarda la vicenda di Telepiù. E cosa volevano da Di Pietro, Dominioni e Virga? «Abbiamo chiesto che il nostro cliente venga interrogato per chiarire la sua posizione», dicono. In pratica un tentativo di prevenire eventuali iniziative della Procura. Troppo tardi. Lo capiscono anche loro e lo lasciano perfettamente intendere quando rispondono che «la data dell'interrogatorio non è stata ancora fissata». Ma sapete se c'è un ordine di arresto? «Questo non lo so», risponde Dominioni. E Paolo Berlusconi dove si trova? «Non so neppure questo». E le brutte notizie per la Fininvest non si fermano a Paolo Berlusconi. Un altro ordine di custodia cautelare riguarda Alfredo Zuccotti, manager amministrativo del gruppo (procuratore di Stantìa ed Euromereato, vicepresidente di Mondadori factor, amministratore delegato di Mediolanum factor) i cui uffici a «Milano due» sono stati ieri perquisiti (assieme ad un ulteriore «visita» in quelli di Sciascia). Non si sa di preciso cosa si imputi a Zuccotti, che è al momento irreperibile: forse di aver fornito a Sciscia i soldi «in nero» per le bustarelle. Fine delle brutte notizie per Fininvest? No. In procura sono assai interessati a capire cosa è stato discusso nella famosa «cena di Arcore». Davvero un colloquio tra vecchi amici con il «casuale passaggio» dei legali di Sciascia e Paolo Berlusconi? Oppure si è messa in piedi una «linea difensiva»? Domande a cui in procura vorrebbero dare molto presto risposte. Domande poste a bruciapelo allo stesso Sciascia: «Ed era inutile chiederlo protesta ancora il suo avvocato, Guido Viola - Di Pietro sapeva benissimo che non poteva aver partecipato alla riunione, che era all'aeroporto ad aspettare la figlia che tornava dagli Stati Uniti». Ma il sospetto di una linea di difesa concordata è accentuato dal comportamento di Gianmarco Rizzi, l'ex finanziere ora consulente Fininvest. Prima dell'in¬ terrogatorio (con arresto) di Sciascia aveva promesso di costituirsi; ieri invece ha preferito mantenersi irreperibile. Al contrario di due ex latitanti che però con Fininvest non c'entreno niente: Lamberto Petriccioli (Max Meyer) e Cesare Orsenigo (Ausimont) che hanno entrambi ammesso le accuse. E se per la Fininvest ieri è stata una sequela di brutte notizie, altre aziende non hanno di che consolarsi. Il gip Padalino di ordini di cattura ne ha firmati diversi altri. Di alcuni se ne conoscono i destinatari. In primis Antonino Ligresti, fratello di Salvatore nonché amministratore del «comparto cliniche» del gruppo. Poi Giuseppe Dattilo, consulente «esterno» di Mediobanca, l'unico che si è finora costituito (è agli arresti domiciliari). Poi ancora Leonardo Lorenzetti della Felma finanziaria (una società di leasing). L'elenco è completato da due ufficiali della Finanza, già vecchie conoscenze dell'inchiesta: il tenente colonnello Vincenzo Tripodi (era già nel carcere militare, e ci rimane) e il colonnello Carlo Capitanucci, ora al Secit (era agli arresti domiciliari; ritorna a Peschiera). Questo l'elenco finora noto, ma sembra che Padalino sia rimasto di nuovo tutto il giorno in ufficio a esaminare carte e apporre firme... L'esito si vedrà nei prossimi giorni. Susanna Marzolla La Procura indaga sul summit «privato» di domenica <JÌÉ É Qui accanto, il sostituto procuratore Antonio Di Pietro A destra, Paolo Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma, Stati Uniti