Nonni e omertà nelle camerate; emarginati, amore da scoppiare

Per il lettore trappole e delizie AL GIORNALE Nonni e omertà nelle camerate; emarginati, amore da scoppiare II buon esempio viene dal comandante Ci riferiamo all'articolo su La Stampa del 22 luglio, cronaca di Torino: «Botte al bersagliere della Lega». L'AN.Ge.Sol. applaude ai magistrati per l'esemplare condanna, non per spirito di vendetta per atti così criminali, ma serva di monito, non solo alle reclute ma in particole ai superiori. L'Associazione stigmatizza il comportamento inqualificabile che vige nelle camerate di tutta Italia, con il beneplacito dei superiori, passato con il nome inqualificabile di nonnismo e dai superiori ridimensionato in scherzi goliardici: non solo, ma è ancora più grave il fatto che non sono poche le autorità militari che sostengono come sia utile questa prassi, al fine di rinvigorire il carattere delle pappemolli che secondo loro sono i giovani d'oggi. (Ma ai loro figli queste cose non accadono mai, a quei pochi che prestano servizio). Quello che fa più male in questi casi è che i comandanti le caserme impongono il silenzio; non è un sistema educativo e per contro, dimostra il vero sistema omertoso. Stendere un velo di silenzio su fatti criminali di questo tenore, significa alimentare questi episodi. La responsabilità del comandante di caserma e del comandante di compagnia, nei confronti dei figli del popolo, quel popolo fiducioso che affida all'istituzione FA. i propri figli e con le tasse contribuisce al mantenimento di ufficiali e sottufficiali; non hanno ancora capito qualegrossa responsabilità hanno. Alcuni giornali hanno riportato che l'autore di questo crimine, il caporal maggiore, era uno di quei graduati più temuti della caserma. Se tutti lo sapevano, perché il comandante non ha preso provvedimenti? Chiediamo alle F.A. più controlli nelle camerate, fatti da persone adulte e coscienziose, marescialli o capitani, e non più da caporaletti che si sentono investiti di potere e che fanno il bello e cattivo tempo e spesso conducono a simili episodi; non molto lontano quello alla Maddalena del 20 gennaio scorso. Un plauso l'AN.Ge.Sol. lo fa anche al comandante il IV corpo d'armata, generale Manfredi che sta intensificando i controlli nelle caserme degli alpini, questo comportamento serva d'esempio anche per altri comandanti d'armata. Amalia Trolio Presidente dell'Associazione genitori soldati in servizio obbligatorio di leva, Padova «Il Divin Codino disprezza lo Zen» Durante i mondiali di calcio ho letto gli articoli sul «Divin Codino» con frequenti richiami allo Zen. Ma Roberto Baggio, appartiene alla Solca Gakkai, che con il buddhismo autentico ha ben poco da spartire e tantomeno con il Ch'an o Zen. I seguaci di questa setta giapponese, che si ispirano ad un monaco di nome Nichiren del Xm secolo ed al Sutra del Loto, sono l'equivalente buddhista dei Testimoni di Geova nostrani. La Soka Gakkai, costituita nel 1937 da un maestro elementare T. Makiguchi, oggi conta milioni di aderenti in Giappone e con il proselitismo insistente (come i T. d. G.) si sta estendendo agli Stati Uniti, Sud America ed Europa. Questa fede religioso-messianica disprezza tutte le altre correnti buddhiste ed in particolare lo Zen. E' diffusa in modo particolare nel mondo degli illetterati ed il fanatismo dei suoi adepti è in netto contrasto con l'autentica tolleranza buddhista. In Italia non fa parte dell'Unione Buddhista Italiana, che comprende i seguaci del Theravàda, del Vajrayàna e dello Zen. Giovanni Giovannini, inviato speciale de La Stampa, ha dedicato due illuminanti capitoli alla Sokagakkai e al Komeito ne! suo libro Giappone domani, To, Aeda, 1967. Francesco Avaudero, Torino Brividi da degrado La notizia fa rabbrividire ed evidenzia il degrado cui s'è giunti, negli ultimi anni, a livello di rapporti interpersonali. Ad un giovane spastico napoletano, il ventiseienne Alessandro Guarino, nei giorni scorsi è stato vietato l'accesso ad una spiaggia privata di Posillipo, perché la sua visione «disturbava» i clienti. Mi chiedo: noi italiani abbiamo senso civico o siamo degli stupidi edonisti senz'anima, non in grado di socializzare con chi è stato più sfortunato di noi? Per quanto mi riguarda, ho preso spunto da questa squallida notizia di cronaca per sensibilizzare, attraverso uno spot, l'opinione pubblica del nostro bacino d'utenza - abbastanza vasto, trovandosi Sapri in mezzo a tre regioni -, affinché solidarizzi con i sensibili fratelli mino¬ rati. Spero tanto che lo spot - manderemo in onda anche dibattiti valga a far riflettere coloro che non rispettano gli anziani e gli emarginati, capaci di tanto amore fino a scoppiare. Che Iddio li illumini. Tonino Lappino Direttore di 105 Tv Saprì (Salerno) Università, si vuole la Restaurazione Il governo ha recentemente presentato un emendamento per garantire la presenza dei professori ordinari nei nuovi senati accademici nella misura di almeno due terzi e fare scegliere a questo organismo il rettore. Si è definito l'emendamento «una manovra decisionista ed autoritaria» (Asor Rosa) e «pura follia» (Berlinguer). La verità è che il governo sta «solo» portando avanti, nei contenuti e nei metodi, un progetto che i governi precedenti avevano avviato e che l'accademia che conta fortemente vuole. Questo progetto mira a modificare l'attuale assetto della docenza universitaria (articolata oggi nelle fasce degli ordinari, degli associati e dei ricercatori). E infatti, il ministro Colombo (governo Ciampi) aveva scritto al nuovo Parlamento che occorre prevedere «la restrizione del ruolo a un'unica figura di professore, con eliminazione in prospettiva dell'attuale seconda fascia, con una contemporanea estensione, per i livelli inferiori (gli attuali associati e ricercatori), dell'area della contrattualità». In questa prospettiva è tutt'altro che follia volere assicurare agli ordinari la gestione dell'ateneo. E il metodo usato non è diverso da quello di tipo golpista usato dal governo Ciampi per imporre l'autonomia finanziaria agli atenei che emarginerà quelli meno «forti» (con la legge blindata della Finanziaria) o per ridimensionare il ruolo del Consiglio universitario nazionale (Cun) a favore della Conferenza dei rettori (un semplice decreto governativo) o per eliminare il tetto ai contributi degli studenti (un decreto legge). Il controllo delle risorse nazionali e della gestione degli atenei è peraltro un obiettivo esplicito da anni della Conferenza dei rettori di cui è stato per lungo tempo segretario Berlinguer. Insomma il progetto di restaurazione dell'università (autonomia privatistica, pochi docenti in ruolo e tanti precari, numero chiuso, abolizione del valore legale dei titoli di studio) non è del nuovo governo: è della lobby di potenti ordinari che controlla da sempre i governi di turno, il Parlamento, i partiti di maggiornaza e di opposizione. Si tratta di un progetto che vuole demolire l'università pubblica e di massa e con essa la libertà di ricerca e di insegnamento. Questo progetto può essere battuto solo contrapponendogli quello di una riforma democratica dell'università che preveda nel Cun e negli organismi di ateneo la partecipazione paritetica di tutte le componenti (ordinari, associati, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, studenti) e l'estensione dell'elettorato attivo e passivo a tutti i docenti. Nunzio Muraglia Coordinatore dell'Assemblea nazionale dei docenti universitari Palermo Fucili puntati sul film di Viking Un banale refuso nell'articolo sulla mostra di Ugo Nespolo ad Aosta dedicata al cinema mi espone al rischio di essere fucilato dagli amici critici cinematografici: il titolo del film di Viking Eggeling è Diagonalsymphonie e non Duagibaksymphonie. Marco Rosei Un imboscato di troppo Nel ringraziare La Stampa e l'ambasciatore Sergio Romano per la bella recensione del mio libro In terra di nessuno {La Stampa, 22 luglio) potrei chiedere una piccola rettifica? Il sottotitolo dice «Imboscato in Vaticano». Ora io, a diciassette anni, non ero ancora soggetto alla leva militare; perciò «imboscato» mi sembra eccessivo. Scusate la pignoleria. Amb. Alessandro Cortese-de Bosis, Roma