Intermetro, prosciolto Romiti di Giovanni Bianconi

Escono dall'inchiesta sulla metropolitana di Roma anche Mattioli e De Benedetti Escono dall'inchiesta sulla metropolitana di Roma anche Mattioli e De Benedetti Intermetro, prosciolto Romiti Tangenti a de e psi, processo a marzo ROMA. Proscioglimento per Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat, e per Paolo Mattioli, direttore finanziario del gruppo; prosciolti anche l'ex responsabile delle relazioni esterne della Fiat a Roma, Umberto Belliazzi, e l'ex ministro de delle Partecipazioni statali Clelio Darida. Rinvio a giudizio per tutti gli altri imputati che non hanno patteggiato la pena: da Craxi a Sbardella, a Citaristi, dall'ex cassiere della de romana Giorgio Moschetti all'ex presidente dell'Iri Franco Nobili e via via tutti gli altri nomi più o meno eccellenti del processo Intermetro, una storia di tangenti per decine di miliardi finite nelle casse di de e psi fra l'88 e il '92 per la costruzione della metropolitana a Roma. Esce di scena anche il presidente dell'Olivetti, Carlo De Benedetti, per il quale anche i pm, a differenza che per Romiti, avevano chiesto il proscioglimento. La decisione del giudice dell'udienza preliminare Adele Rando è arrivata ieri sera, dopo una camera di consiglio non lunga ma al termine di venti giorni nei quali l'accusa e le difese si sono fronteggiati su ogni singola posizione. Il giudice Rando doveva decidere anche sulla richiesta di arresto per Bettino Craxi, fatta in aula dal pubblico ministero Francesco Misiani, ma su questo punto la decisione si conoscerà soltanto oggi, quando il pm riceverà un'«ordinanza riservata». Per adesso, nei confronti dell'ex segretario socialista, c'è soltanto un nuovo rinvio a giudizio. Le accuse per gli imputati esponenti politici e imprenditori - vanno dalla corruzione alla violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, al falso in bilancio. E proprio da questi reati Romiti e gli altri dirigenti della Fiat sono stati prosciolti «per non aver commesso il fatto». L'ex manager del gruppo torinese Enzo Papi ha patteggiato la pena; Antonio Mosconi, ex amministratore delegato della Fiat-Impresit e «accusatore» di Romiti, è stato invece rinviato a giudizio. Il processo comincerà il 2 marzo 1995. Nel frattempo il Comune di Roma, che si era costituito parte civile, riceverà 6 miliardi di lire che sono stati scoperti dal pm Francesco Misiani su un conto svizzero intestato a uno degli imputati e messi sotto sequestro. Cesare Romiti era stato chiamato in causa nell'inchiesta - insieme a Mattioli, Papi, Mosconi e Belliazzi - per una tangente da 3 miliardi e 230 milioni che sarebbe stata pagata al psi e alla de romana, cioè a Craxi, Sbardella e Moschetti, per ottenere l'appalto di alcune «opere civili» comprese nei lavori di costruzione delle nuove tratte della metropolitana di Roma. Quei soldi, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbero stati prelevati dalle società estere Sacisa e Fidina, che per l'accusa fanno capo alla Fiat e quindi al suo amministratore delegato. Romiti però ha sempre negato, sia davanti ai magistrati di Milano che avviarono l'inchiesta, sia a quelli romani, di aver saputo qualcosa di questo episodio. Sul suo conto c'erano le testimonianze dell'ex amministratore delegato della Fiat-Impresit Antonio Mosconi e quella di Umberto Belliazzi, ex direttore romano dell'Ente relazioni esterne. Il primo aveva raccontato dell'esistenza di un «tesoretto» del gruppo torinese a Lugano, «somme di denaro extra bilancio» che sarebbero state usate per pagamenti particolari; Belliazzi aveva detto che c'era l'assenso di Romiti a soddisfare le pretese dei politici per la concessione degli appalti. Ma per i difensori dell'amministratore delegato Fiat, Vittorio Chiusano e Franco Coppi, quelle testimonianze non avevano valore, fra l'altro, perché Mosconi sarebbe stato animato dal risentimento contro i vertici dell'azienda e Belliazzi era fiaccato dalla detenzione subita. E non c'era niente altro che provasse l'ordine di Romiti di pagare la tangente. Anche il giudice dell'udienza preliminare non ha creduto, evidentemente, alle accuse contro Romiti, e così è arrivato il proscioglimento. L'inchiesta Intermetro, dal nome del consorzio di imprese concessionario dei lavori, fu avviata quasi due anni fa dal pool milanese di Mani pulite. Di Pietro fece perquisire gli uffici del consorzio, furono arrestate diverse persone tra cui l'ex ministro de delle Partecipazioni statali Clelio Darida, prosciolto ieri. Ma nel frattempo anche a Roma si erano mossi i pubblici ministeri Misiani, Vinci, Galasso e Cavallone; si aprì un conflitto di competenza tra le due procure, e nel settembre '93 la corte di Cassazione decise che ad indagare dovevano essere i magistrati della capitale. Nella richiesta di rinvio a giudizio depositata ad aprile, i quattro pubblici ministeri avevano contestato 74 capi di imputazione a 61 imputati, descrivendo un sistema in base al quale le imprese pagavano al psi e alla de tangenti che variavano fra il 3 e il 5 per cento del valore degli appalti su ogni singola opera da realizzare. E così facendo, l'Intermetro riuscì ad aggiudicarsi quasi per intero la «torta» della metropolitana romana, con il 95 per cento degli appalti. Giovanni Bianconi Cesare Romiti

Luoghi citati: Comune Di Roma, Lugano, Milano, Roma