Cercasi guerriero per salvare la specie

Rimasta senza maschi la tribù degli indios Juma lancia un appello sui giornali Rimasta senza maschi la tribù degli indios Juma lancia un appello sui giornali Cercasi guerriero per salvare la specie SS AN PAOLO TANCHI dello smog, del traffico, dei conti da pagare, dell'insopportabile stupidario televisivo? L'occasione per cominciare una nuova vita lontano da tutto e da tutti esiste. Nel cuore dell'Amazzonia. Sulle sponde del Bio Aguà, 800 chilometri a Est di Manaus, gli indios Juma cercano un uomo - bianco o indio - disposto a diventare il guerriero che dia eredi e futuro a un popolo sull'orlo dell'estinzione. Dopo secoli di massacri che hanno decimato la tribù, l'ultimo maschio in grado di avere figli e di cacciare, Karè, è stato ucciso da una pantera nel '92, e da allora gli Juma sono rimasti in 7: due coppie di anziani e tre bambine di 9, 11 e 14 anni. La più grande, Guarì, sarà la sposa del futuro guerriero: ha un corpo levigato, quasi infantile, ma, per i millenari costumi della foresta, ha ormai l'età per essere madre. La disperata ricerca di un guerriero per gli Juma ha avuto vasta eco sui giornali brasiliani. Il candidato - hanno specificato gli anziani della tribù agli antropologi della Funai, l'agenzia governativa di protezione degli indios dovrà integrarsi alla vita della piccola comunità. «Non vogliamo solo un riproduttore, ma un uomo che si prenda la responsabilità del villaggio - ha spiegato Idukar, madre della promessa sposa -. Può essere indio o bianco, ma dovrà imparare la nostra lingua, vestirsi come noi, rispettare i nostri dei». E cacciare, coltivare i campi, proteggere la sua gente. Doveri impegnativi. Perdipiù la tradizione impone che, oltre a vestire una sorta di perizoma, gli uomini debbano legare i testicoli con ruvide foglie di banano. Il che, col tempo, finisce inevitabil¬ mente col causare dolorose deformazioni e sterilità precoce. In compenso, il futuro capotribù potrà vivere con la giovanissima moglie in una riserva protetta e lussureggiante di 37 mila ettari, attraversata da fiumi e ruscelli gonfi di pesci. E avrà l'onore di aiutare a sopravvivere l'unico popolo indio amazzonico che ancora parla l'antichissima lingua Tupì. Un popolo che, quando fu contattato per la prima volta dai missionari gesuiti nel 1600, contava almeno 15 mila persone ed era temuto dalle tribù vicine per il coraggio e la ferocia dei suoi guerrieri, che decapitavano i nemici uccisi e infilavano le teste mozzate sulle lance. Ma il coraggio, le lance e le cure degli sciamani non sono bastati a sconfiggere le pallottole, le malattie dei conquistadores e i latifondisti bianchi. Gli ultimi due grandi massacri nel 1964 e nel 1978, quando oltre un centinaio di Juma - compresi donne, vecchi e bambini - sono stati trucidati dalle squadre paramilitari dei fazendeiros. «Un trauma per i superstiti, che per anni ha tolto loro ogni volontà di avere figli», spiega Adolpho Kesserling, antropologo della Funai. Gli aspiranti guerrieri non mancano. Tra le candidature arrivate via fax alla Funai anche quella di due studenti americani dell'università di Oklahoma. Altri eventuali candidati si facciano avanti in fretta. Anche perché da alcuni giorni sono arrivati nel villaggio degli Juma due ragazzi di una tribù vicina, gli Uru-euauau. E pare che Guarì abbia già iniziato a sorridergli. Gianluca Bevilacqua

Persone citate: Adolpho Kesserling, Gianluca Bevilacqua, Paolo Tanchi

Luoghi citati: Oklahoma