« Perché Kohl non interviene?»
« « Perché Kohl non interviene? » Bubis: la mia paura è l'indifferenza wmmmmmmmmmi: IL LEADER DEGLI BONN OPO un periodo di calma apparente i neonazisti hanno ricominciato a farsi sentire. Il movimento delle teste rapate che cantano a squarciagola gli inni di Adolf Hitler, danno la caccia ai negri in pieno centro e in pieno giorno, incendiano case abitate da stranieri, sembrava una odiosa ma temporanea escrescenza della Riunificazione. Adesso, dopo tre anni, il fenomeno non accenna a scomparire. I naziskin, e più genericamente l'estrema destra, sono destinati a diventare un fenomeno permanente in Germania? Ignatz Bubis, presidente del Consiglio centrale degli Ebrei a Francoforte è molto pessimista. Proprio Bubis, la cui carica a capo degli ebrei di Germania ha coinciso con l'inizio della violenza neonazista, sembra avere cambiato la sua posizione. Se nei primi tempi alla sua condanna del razzismo, univa parole di lode per la solidità della democrazia tedesca, adesso non nasconde la sua delusione nei confronti di uno Stato che «continua a minimizzare quello che minimo e inoffensivo di certo non è». Questo fine settimana i neonazisti hanno profanato il memoriale del campo di concentramento di Buchenwald, colpendo per la seconda volta un centro del dolore ebraico. Contemporaneamente in altre città tedesche bande di giovani hanno cantato canzoni naziste e gridato «Sieg Heil». Da qualche tempo la situazione sembrava più tranquilla, come mai questa recrudescenza? «E' sbagliatissimo pensare che i neonazisti siano mai scomparsi o diminuiti. Semmai negli ultimi tempi non hanno compiuto delle azioni spettacolari, ma il razzismo e la violenza sono continuati giorno dopo giorno. Il pericolo è proprio quello: abituarsi alla violenza razzista, fino a che la notizia non fa più effetto». Ormai sono passati tre anni dai primi episodi razzisti. Si può ancora sperare che si tratti di un fenomeno temporaneo? «Oh no. Non è di certo un fenomeneo temporaneo, soprattutto se lo Stato tedesco non si deciderà a combatterlo in modo adeguato. Quello che sta succendendo in Germania da tre o quattro anni mi preoccupa moltissimo». Quali sono le mancanze dello Stato? «La mia impressione è che il governo tedesco si ostini a minimizzare quelli che di certo non sono né episodi minori né tanto meno inoffensivi. Si continuano a trovare scuse, a dire che sono ragazzi giovani, pieni di problemi, che lo fanno per sbruffoneria o per effetto di imitazione. Ma c'è un pericolo reale». Due settimane fa a Rùdesheim, nel Brandeburgo 900 neonazisti si sono radunati sotto gli occhi della polizia che non ha mosso un dito. «E' proprio quello che intendo dire. In Germania si vuole sottovalutare il pericolo. Non ci sarebbe bisogno di nuove leggi. Basta applicare quelle esistenti, per esempio anche con lo strumento della carcerazione preventiva che abbiamo a disposizione. Invece, finora, in caso di dubbio, gli estremisti di destra sono sempre stati rimessi in libertà. Anche il codice penale giovanile (che in Germania si applica fino ai 21 anni) offre possibilità di condanne più forti di quelle che vengono effettivamente emesse dai giudici». Gli episodi di sabato si so¬ no verificati tutti nell'Est tedesco, e forse la stampa tedesca scrive più volentieri quando fatti così poco positivi per l'immagine del Paese si verificano all'Est. Ci sono veramente differenze regionali nel fenomeno neonazista? «Non direi proprio. Purtroppo è un fenomeno che ha contagiato tutta la Germania. Anzi il Land che ha registrato il maggior numero di reati razzisti è proprio il Nordreno Vestfalia, la regione più occidentale. Quello che, in ogni caso, non riesco assolutamente a capire è cosa ci possa essere nella testa di questa gente». Come si devono comportare i mass media? Denunciando la violenza non rischiano di provocare dei non voluti effetti di imitazione? «Bisogna scriverne, assolutamente. E se i giudici daranno delle condanne adeguate, i potenziali imitatori ci penseranno bene prima di provarci». ff. pr.]
Persone citate: Adolf Hitler, Bubis, Heil, Ignatz Bubis, Kohl, Land
Luoghi citati: Brandeburgo, Francoforte, Germania
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