Una barricata di cadaveri a Goma

Decolla il ponte aereo di Clinton e migliaia di profughi cominciano a rimpatriare RUANDA W, Decolla il ponte aereo di Clinton e migliaia di profughi cominciano a rimpatriare Una barricata di cadaveri a Goma Macabra protesta degli zairesi: troppi insepolti NAIROBI. Alla frontiera con lo Zaire si gioca molto del futuro del Ruanda sconvolto dalla guerra civile. E' cominciato tra grandi difficoltà il contro-esodo dei rifugiati ruandesi, che dallo Zaire tornano nel loro Paese, mentre stanno arrivando nei campi profughi intorno a Goma gli aiuti dai quali dipende la sopravvivenza di milioni di persone. Ieri una trentina di zairesi ha voluto protestare contro l'enorme numero di corpi in decomposizione che giacciono nella zona formando una barricata di cadaveri di ruandesi morti di colera sulla strada che porta verso la parte nord di Goma. Il presidente Clinton ha intanto dato il via a un ponte aereo spettacolare quanto quello che salvò Berlino nel 1948. Secondo le indicazioni del ministro della Difesa William Perry, saranno spesi più di 250 milioni di dollari e più di duemila militari americani saranno impegnati in una operazione che durerà mesi. Gli aerei da trasporto sono partiti dalle basi americani in Germania verso lo Zaire, dove i profughi continuano a morire come mosche. Oltre ai C-141, sono impegnati anche i Galaxy C-5, veri autotreni dell'aria, per portare colossali impianti per la depurazione dell'acqua. «Abbiamo fatto tutto il possibile, ma nei prossimi giorni faremo ancora di più», ha detto il presidente Clinton. I depuratori americani produrranno almeno 4 milioni di litri di acqua potabile al giorno, e da ieri è cominciata la distribuzione di tonnellate di cibo, che gli americani lanciano sui campi dei profughi con i paracadute. «Quello che stiamo compiendo - ha sostenuto Perry - è uno sforzo unico nella storia, data la grande distanza e il grande numero di persone da aiutare in gran fretta». Ieri intorno mezzogiorno, dopo due giorni di chiusura, è stata riaperta la frontiera tra Zaire e Ruanda e decine di migliaia di profughi hanno riattraversato il confine, prima sotto il rigido controllo dei soldati del fronte patriottico ruandese, poi in ma¬ niera sempre più caotica, per tornare a quel che resta delle proprie case. Contemporaneamente, circa 45.000 sfollati, in maggioranza hutu, hanno lasciato la zona di sicurezza creata dai militari francesi nel Sud-Ovest del Paese, e si sono messi in marcia verso le zone di origine. Un segnale positivo viene dalla decisione, annunciata dal primo ministro zairese Joseph Kengo Wa Dondo, «di radunare in un campo per essere disarmati perché con le loro armi possono essere fonte di insicurezza» i 20.000 soldati delle forze armate ruandesi (Far) che si trovano in Zaire. Un altro sintomo di normalizzazione è il ritorno, ieri, dell'ambasciatore americano a Rigali, David Rawson. Ieri a Castel Gandolfo Giovanni Paolo II ha rivolto un nuovo appello per i profughi. «Davanti a questa tragedia - ha detto dopo la recita dell'Angelus - dove al genocidio ed alla disperata fuga si aggiungono oggi le epidemie, chi può rimanere mdifferente? La tragedia del Ruanda è un forte richiamo per la nostra coscienza; è un appello per la solidarietà». Il Papa, in particolare, ha chiesto ai responsabili della vita pubblica del Ruanda di convincere i profughi a rientrare nelle loro terre. [Ansa] Una colonna di camion porta a Goma nello Zaire un carico di medicinali per soccorrere i rifugiati colpiti dal colera. Dati ufficiali indicano in oltre 7000 i morti negli ultimi quattro giorni