I neonazisti profanano Buchenwald

Al grido «Sieg Heil» raid nell'ex lager, la polizia si limita a scortare le «teste rapate» a casa Al grido «Sieg Heil» raid nell'ex lager, la polizia si limita a scortare le «teste rapate» a casa I neonazisti profanano Buchenwald Week-end di violenze in Germania I reati razzisti aumentati del 34% BONN NOSTRO SERVIZIO Ventidue neonazisti hanno profanato il campo di concentramento di Buchenwald, in Turingia, il luogo che dopo Auschwitz maggiormente simbolizza l'orrore della soluzione finale nazista. Sabato sera i neonazi sono arrivati con un pullman dalla vicina città di Gera e sono entrati a forza nell'ex campo di concentramento con il braccio alzato nel saluto hitleriano, gridando «Sieg Heil». Hanno lanciato pietre contro tutto quello che riuscivano a colpire e hanno minacciato di bruciare viva una donna che lavora al Memoriale per la storia dell'ex campo di concentramento. La polizia è intervenuta, fermando due giovani per controllare il loro tasso alcolico, mentre gli altri sono stati riaccompagnati al pullman e scortati fino a destinazione. Non è la prima volta che i neonazisti tedeschi sono andati, vestiti con gli anfibi e le giacche bomber, a profanare i luoghi dove sono stati ammazzati centinaia di migliaia di ebrei. Anche il campo di concentramento di Sachsenhausen, una trentina di chilomentri a Nord di Berlino, era stato semidistrutto da un incendio doloso nel 1992: poche settimane dopo vi erano stati due ulteriori episodi di vandalismo, contro i monumenti dell'olocausto di Berlino e di Hannover. L'aggressione a Buchenwald è stata una delle tante manifestazioni di rabbia neonazista che hanno segnato lo scorso sabato sera. A Magdeburgo, dove si conclude un processo contro dei giovani che nel maggio scorso, il giorno dell'Ascensione, avevano organizzato una vera e propria caccia al negro nel centro della città, 14 naziskin si sono messi a Cantare pubblicamente tutti gli inni dell'epoca nazista. La polizia ha fermato sette persone, per poi liberarle domenica mattina. Sempre nel Brandeburgo, a Schoelln, Ruhlsdorf e Havelland, altri giovani hanno cantato canzoni fasciste, tra cui l'«Horst Wessel Lied», inno nazista per eccellenza, che la legge tedesca proibisce di intonare. La polizia ha fermato 15 persone e ha sequestrato materiale di propaganda nazista. Era da tempo che non si verificava una tale concentrazione di episodi di questo tipo. Questo non significa però che i reati razzisti siano diventati più rari. Sono diminuite le azioni assassine, come appiccare fuoco alle case, grazie anche al processo di Moelln (un incendio doloso costò la vita a tre turchi): i giudici hanno condannato al massimo della pena i due giovani assassini. Ma sono aumentati gli episodi di razzismo quotidiano. La violenza è più frequente, ma meno spettacolare e difficilmente arriva sulle pagine dei giornali. Le cifre fornite dalle autorità non permettono di parlare di cessato allarme. Nel 1993 i reati di stampo razzista sono aumentati del 34% rispetto all'anno precedente: in tutto si sono contati 8000 episodi di violenza legati all'estrema destra. Le vittime sono stranieri, ebrei, handicappati e barboni. E' cambiato soprattutto il tipo di persone che commette questi reati. Se prima erano soprattutto episodi di brutalità «spontanea», adesso gli inquirenti hanno notato una maggiore organizzazione: un giornale neonazista ha pubblicato una lista di nemici (esponenti di sinistra, giudici, giornalisti) con nomi, cognomi e indirizzi e l'invito a «occuparsi» di loro. La tendenza della polizia a non utilizzare la carcerazione preventiva per questi reati è stata criticata dal capo della comunità ebraica tedesca, Ignatz Bubis. Proprio a Magdeburgo i due imputati al «processo dell'Ascensione» hanno approfittato della libertà per picchiare un uomo. Solo dopo quest'ulteriore prova di violenza sono stati arrestati. Due settimane prima, il paese di Rùdesheim aveva fatto causa alla polizia per non essere intervenuta: in occasione di un finto concerto, si erano radunati 900 neonazisti, indisturbati sotto gli occhi dei poliziotti. Francesca Predazzi Gli aggressori volevano bruciare una custode che li ostacolava Il campo di concentramento di Buchenwald nell'aprile del '45 Sotto, Ignatz Bubis, presidente del Consiglio centrale degli ebrei a Francoforte

Persone citate: Francesca Predazzi, Gera, Heil, Ignatz Bubis

Luoghi citati: Berlino, Brandeburgo, Francoforte, Germania, Hannover, Magdeburgo