Fascino d'un pianista in esilio di Giorgio Pestelli
fascino d'un pianista in esilio Morto a 82 anni Rudolf Firkusny, fu allievo di Janacek che eseguì in tutto il mondo fascino d'un pianista in esilio Dalla Polonia agli Usa, per sentirsi più libero NEW YORK. Il pianista Rudolf Firkusny è morto di cancro all'età di 82 anni nella sua abitazione di campagna a Staatsburg, nello Stato di New York. Nato l'il febbraio 1912 a Napajedla, in Moravia, Rudolf Firkusny a cinque anni cominciò a studiare con il musicista Leo Janacek. Proseguì gli studi all'estero, perfezionandosi in Francia con Alfred Cortot e in Germania con Arthur Schnabel. Dopo l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, Firkusny si stabilì a New York nel 1940. Per 44 anni rifiutò di suonare nella sua patria di origine per ostilità al comunismo. Solo nel 1990 tornò a Praga, dove in una celebre serata suonò il secondo concerto per pianoforte del suo amico Bohuslav Martinu. Con la sua figura distintissima, da cinema americano Anni Trenta, Rudolf Firkusny era di casa nelle sale concertistiche italiane fra il 1950 e il '65 circa; al Conservatorio di Torino veniva quasi ogni anno invitato dalla Musica da Camera e ogni volta metteva in programma qualcosa di Janacek: le «Danze morave» o meglio ancora la suite «Sul sentiero dei rovi»: pagine allora sconosciute al pubblico, che le sorbiva con rispetto ma non vedeva l'ora di rifarsi con Chopin e Schumann; eppure in quelle note scarne, in quei quadretti rozzi e imbambolati, tuttavia segnati da memorie quasi carnali, Firkusny dava il ritratto più vero della sua arte pianistica; suonava bene di tutto naturalmente, ma in quelle storie e leggende, non solo perché era stato allievo di Janacek, metteva in campo quel suono intimo, sommesso, quella grazia di fraseggio che poi doveva servirgli tanto bene in qualunque repertorio. Formatosi al Conservatorio di Brno, esordì a Praga nel 1922, a dieci anni; fra i suoi grandi maestri spiccano Cortot e Schnabel, di cui offrì una sintesi originale quando incominciò a farsi conoscere in Europa prima della seconda guerra. Erano gli anni di Bene detti Michelangeli, Backhaus, Gieseking, Casedesus, RubinStein: rispetto ai quali Firkusny si presentava come un pianista meno appariscente, riservato: di Beethoven suonava con grande classe il «Terzo Concerto» e le poco battute Sonate op. 10; bellissime, di Schumann, le sue «Danze dei compagni di David», legate con un filo invisibile di poesia interiore. Dopo l'invasione russa di Praga divenne cittadino americano, e da noi non si è più visto molto: privandoci di un gusto e di uno stile molto rari. Giorgio Pestelli
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