AVIGNONE di Gabriella Bosco

Dalle 22 fino alle 6 del mattino lo spettacolo con la regia dell'americano Stuart Seide Dalle 22 fino alle 6 del mattino lo spettacolo con la regia dell'americano Stuart Seide AVIGNONE l'epopea di Enrico W tra duelli e galoppate AVIGNONE. Sogno di una notte di inizio estate, nella conca torrida di Avignone. Una notte intera passata con Shakespeare, nella Cour d'Honneur del Palais des Papes. Otto ore, dalle 10 di sera ancora soffocanti e con il cielo chiaro alle 6 di mattina, già di nuovo chiaro e già di nuovo caldo. Otto ore con Enrico VI, le Due Rose, la guerra dei Cent'anni, Giovanna d'Arco e Carlo VII, battaglie, inglesi di qua francesi di là, corse, acrobazie, mezzo secolo di storia, trombe e tamburi. Passando per il buio della notte con la stellata sopra e finalmente il fresco. All'alba, finiti gli applausi e i lanci di fiori sul palco, perso tra la folla il vicino occasionale, non si è più ben sicuri che sia stato tutto vero. Il giorno dopo resta l'alone svaporato di un viaggio immaginario nel mondo della cappa e della spada. Tanti colori, tanta allegria, nessuna noia. Come sanno fare gli americani, otto ore che sembrano corte come un pisolino. Stuart Seide, il regista della nottata di quest'anno, è infatti americano, di Brooklyn. Dei quoi leggiadri 48 anni però, solo i primi 24 li ha passati là. Spinto dalla cupezza degli anni-Vietnam e dall'origine irlandese dei genitori, appassionato di teatro e di Beckett dall'adolescenza, venne a Parigi per conoscere l'autore di «Fin de partie» nel '70 e da allora ci è rimasto. Ha così conquistato una pronuncia dolce, rara per un americano, e con quella, e con sguardo trasparente da dietro occhialini rotondi, racconta dell'incontro della sua vita: Antoine Vitez. Altri nomi punteggiano il discorso: JeanLouis Barrault, Peter Brook. Guardacaso, tutti predecessori nell'arte dell'Integrale. Gli spettatori del Festival di Avignone ormai la esigono, una notte magica da trascorrere sulle scalinate della Cour d'Hon- neur. C'è chi spera ogni volta in una cerimonia, una messa solenne come il «Soulier de Satin» di Claudel. C'è chi gradisce di più una traversata leggera come quella di quest'anno. Dove la storia diventa «feuilleton», e lo spessore dei secoli si appiattisce, ma a tutto vantaggio del divertimento immediato. Dell'«Enrico VI» di Shakespeare - un testo giovanile, una delle pièces più lunghe della storia del teatro, una trilogia in 15 atti - Seide senza nulla omettere dell'originale ha fatto una sorta di «Tre moschettieri», per di più alla maniera disinvolta che hanno gli americani di fare loro il francesissimo Dumas. Insomma, c'è tutto ed è così vivace che persino ci si scorda di non essersi portati un cuscino come fanno i previdenti, ma come in un sogno e una gran confusione: Shakespeare un fantasma, sorridente però. Il pubblico gioisce, applaude e partecipa con entusiasmo quasi da corrida, quando sul palco c'è la pulzella d'Orléans. Questo è un anno fortunato per Santa Giovanna. E curiosamente, la versione di Stuart Seide è quella più congeniale al pubblico francese. Ben più della Jeanne d'Are di Rivette, di esagerata spiritualità. Da quando l'ha interpretata, Sandrine Bonnaire non è più lei, sente le voci, scrive libri sotto dettatura di Giovanna' e in suo onore ha chiamato Jeanne la figlia avuta appena finito il film. La pulzella di Seide è soprattutto una ragazza. Coraggiosa e svelta, giovane. In scena ha quasi sempre le gambe nude, corre come un furetto e ci si chiede dove abbia lasciato il fidanzato con la Harley Davidson. Ma il pubblico gode perché sente che Seide ama quella ragazza, e Caroline Proust trasmette nell'incarnarla sentimenti patri senza gonfiarli. Meno contento, certamente meno partecipe, è il pienone della Cour d'Honneur di fronte al Carlo VII del regista americano. Un Carlo VH-pitre, pagliaccio. Dice cosi il vicino occasionale, quasi indignato nonostante le scarpe da basket che ha ai piedi e la faccia pulita tutt'altro che «Nouvelle Droite». Che si scher¬ zi va bene, ma non se c'è pressapochismo. Il vicino cita la Prammatica Sanzione di Bourges e tutta una serie di altri meriti del sovrano, che il cretino integrale interpretato sulla scena da Francois Loriquet non avrebbe mai e poi mai saputo accumulare. Che ci sia anche lo zampino di Shakespeare, nel maltrattamento del re di Francia, al vicino ed al pubblico tutto non sembra venire in mente. E' così negli spettacoli-maratona di 8 ore sotto il cielo stellato: gli spettatori, e non solo negli intervalli necessariamente generosi, commentano. Tra una fila e l'altra si creano opposizioni o complicità. Bottiglie d'acqua vanno e vengono, binocolini, ventagli. In un memorabile «Flowers» di Lindsay Kemp, 14 festival fa, qui al Palais des Papes, non di 8 ore è ovvio essendo un balletto, ina già discretamente lungo, il cielo di Avignone si aprì versandosi tutto sul palco e sul pubblico. Una tormenta, tutto volava, la gente cercava di correre via ed era un parapiglia d'inferno. Poi la cosa si fermò come in un sogno perché uno dei ballerini solo in scena, a dispet¬ to della pioggia e fuori da qualsiasi copione, si era messo a fare lentissimi movimenti da samurai. Al Palais des Papes spesso i fatti trascolorano. I venti attori di Stuart Seide da soli interpretano più di 100 personaggi, sono quasi dei giocolieri, e sono senz'altro degli atleti a giudicare da come si lanciano tavoli e alabarde, da come saltano e galoppano per tutta la notte, sempre ridanciani, quasi sin troppo. Vale la pena a ino' di fermo-immagine citare le parole del regista, le singolari rispondenze che Seide ha visto tra il testo (del 1592) e una certa attualità: «La miopia politica di coloro che considerano solo gli interessi a cortissimo termine; la rivalità senza fine tra padri e figli e i delitti che ne derivano; i ruoli possibili delle donne in un mondo governato da uomini siffatti». Parole un po' pesanti. Svaniscono da sé quando alle 7 del mattino, finito lo spettacolo, si va a continuare il sogno su una panchina del Rochur des Doms. Repliche stasera e domani. Gabriella Bosco Cento personaggi per venti attori Guerra dei Cent'Anni La Pulzella e Carlo VII Nella foto grande una veduta di Avignone. A sinistra, Vittorio Gassman, campione di tutti i tempi

Luoghi citati: Avignone, Francia, Parigi