«Voglio incontrarlo libero nella foresta»
Nei boschi torna il lupo e divora le fiabe false MITI IN GABBIA «Voglio incontrarlo libero nella foresta» i L lupo! L'avevo sentito molti anni fa tra le montagne dell'Albania ululare alla Luna; anche nelle steppe della Russia in quell'inverno del 1941 a rimproverare la ferocia degli uomini. Su di lui abbiamo letto storie antichissime: miti, leggende, favole, avventure; negli anni recenti monografie e studi; e guardato con tanto interesse ottimi documentari televisivi. No, oggi non mi interessa vederlo dentro una gabbia allo zoo, nemmeno nel recinto del Parco d'Abruzzo dove, mi dicono, ce ne sono alcuni per la curiosità dei turisti: ne proverei pena. Vorrei incontrarlo, vederlo libero per le mie montagne a cacciare caprioli e cervi; quel giorno significherebbe che qualcosa di certo e di bello è avvenuto anche per noi e che l'Homo Sapiens, finalmente, ha dismesso il millenario antagonismo con il Canis Lupus, verso il quale troppi uomini sono rimasti con il concetto che di lui si aveva nel Medioevo. Per questo, a parte la poesia che si deve trovare in ogni fiaba, e a parte la bellezza letteraria, non mi piace il capitolo ventunesimo dei Fioretti là dove San Francesco rimprovera il lupo di Gubbio che mangiava carne. E come poteva vivere un lupo creato da Dio come carnivoro? Mangiare erba? E pure carne gli hanno dato i cittadini dopo che San Francesco l'aveva ammansito, e questa carne la prendevano dalle pecore che avevano macellato. Ma per altre ragioni e con alangolo di lettura si può in MMario Rigoni SI tro a I terpi terpretare la predica di frate M ern Francesco al lupo e al popolo di Gubbio: «... e troppo è più pericolosa la fiamma dello 'nferno, la quale ha da durare eternamente a' dannati, che la rabbia del lupo...». E continua: «... Tornate adunque, carissimi, a Dio, e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà dal lupo del presente». A quel lo 'nferno sostituiamo la Terra desolata, a quei peccati il nostro egoismo di uomini dell'Occidente che ci spinge a sconsiderato sfruttamento dei beni della Natura, a quel lupo l'inquinamento ambientale ed ecco che, allora, il capitolo ventunesimo dei Fioretti diventa motivo di riflessione per tutti. Così, se tra le nostre montagne dovessero ritornare i lupi questo fatto sarebbe anche motivo di allegrezza per un ritrovato equilibrio dopo il disboscamento e il dissodamento fatto nei secoli (allora necessario per sopravvivere) ma anche indice ecologico dove l'uomo ha avuto peso determinante. Positivo o negativo? Il lupo nostrano, o Lupo Appenninico come l'orso bianco dell'Artico, potrà ancora convivere con l'uomo del Duemila? Sopportare gli automezzi? Cercare il cibo tra i rifiuti? Forse no: è troppo fiero della sua indipendenza, del suo branco, e il territorio che si sta riconquistando dovrà essere «puro». O, meglio, ritornare puro. Allora bentornato lupo! Ben altri sono i lupi da cui dobbiamo difenderci: oltre al lupo dello sperpero abbiamo la ferocia degli uomini che va ben oltre ogni istinto animalesco. Mario Rigoni Stern srn^J M Mario Rigoni Stern
Persone citate: Canis, Lupo Appenninico, Mario Rigoni Stern, Rigoni
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