Nei boschi torna il lupo e divora le fiabe false

18 il caso. Avvistati nel parco del Mercantour: smentiscono Esopo e Perrault 1 Nei boschi torna il lupo e divora le fiabe false A-IL lupo, al lupo»: il grido esprimeva paure ereditate e trasmesse nei millenni, da Esopo a Perrault. Oggi di I venta un messaggio turistico lanciato dalla Costa Azzurra: «Visitate il Parco del Mercantour, tra Nizza e Tenda, dove sono ritornati i lupi». Veri lupi, dorso grigio, ventre chiaro, coda corta e bassa, gli ocelli a mandorla, passo guardingo con le orecchie in movimento a cogliere i pericoli. Pericolo numero uno l'uomo, ed ora l'uomo offre al lupo un patto di non aggressione, un po' per debito, un po' per sfruttarne commercialmente la presenza. Da Cappuccetto Rosso ai manuali per l'escursionismo nei parchi dove si può incontrare il lupo. «In Italia non sono più così rari. Vivono in branchi sull'Appennino ligureemiliano, sono scesi fino all'Aspromonte, vengono segnalati nel Gargano dove il lupo era sconosciuto» mi dice Franco Tassi, direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, confermando che il gruppo insediato in Francia proviene dall'Italia, dove il lupo è protetto dal 1976. «Bonne nouvelle, le loup revient» annuncia esultante l'Express, dedicando all'avvenimento quattro pagine illustrate. Esultanza condivisa da Gaston Franco, sindaco di SaintMartin-Vésubie, borgo a 60 chilometri da Nizza: «Il lupo diventerà la nostra carta vincente, la grande attrazione per il lancio del turismo nelle nostre valli». E subito progetta di allestire un «Museo del lupo» sul modello di Civitella Alfedena, nel Parco Nazionale d'Abruzzo. Franco Tassi sottolinea: «La ricomparsa del lupo e di altri animali già in via di estinzione dimostra che la rovina dell'ecosistema non ò inarrestabile». D'accordo con Tassi la direttrice del Parco Nazionale del Mercantour, Marie Odile Guth: «La ricomparsa del lupo è motivo di soddisfazione, conferma che nel nostro spazio protetto esistono le condizioni di vita per un animale selvaggio scomparso da decenni». Il Parco Nazionale francese si integra con i parchi piemontesi delle Alpi Marittime, dall'Argentera ai monti dietro Ventimiglia. Il confine politico è incapace di dividere le popolazioni locali, tanto meno gli animali sei- vaggi. Dove italiani e francesi furono costretti a uccidersi per la decisione di Mussolini, lupi, stambecchi, camosci, si spostano tranquillamente da una parte all'altra come i turisti, i contadini e i pastori che parlano la stessa lingua, hanno gli stessi nomi. Il primo avvistatore dei lupi si chiama Patrick Ormea, ed è guardia del Parco. Il più acceso avversario del lupo si chiama Louis Giacomo, allevatore di pecore. Ne possiede 650 che pascolano sulle colline di Belvedere. Grida: «Dovrei allevarle per nutrire i lupi e far piacere a quelli del Parco Nazionale?». Lo scontro tra protezionisti e gente delle valli è appena all'inizio. L'animale selvatico era scomparso da tutta la Francia nel 1914, quando fu ucciso l'ultimo esemplare nel corso di una spedizione organizzata con l'aiuto delle autorità per liberare agricoltori e pastori dall'incubo. Lo avevano perseguitato con fucili, spingarde, tagliole, trappole, veleni. La «caccia francese» era per antonomasia la caccia al lupo anche con l'aiuto dei levrieri. Non è cancellata la leggenda della «Bète de Gévaudau» che nel 1767 avrebbe divorato più di cento persone. Fanno parte delle culture locali storie e leggende tramandate oralmente. La sposa che si allontana per un momento dal banchetto e viene divo- rata dal lupo: di lei non restano che le scarpette rosse di sangue. Nello stesso piccolo paese, Saint-Sauveur-sur-Tinéc, una bambina sporge la mano attraverso la porta, in una gelida sera d'inverno, e il lupo zac, gliela porta via. «Anche in Italia abbiamo leggende simili. Ma qualcosa di vero contengono. Quando è affamato il lupo aggredisce i più deboli. E' quasi certo che in un passato molto lontano ci furono casi di pastorelli sbranati dai lupi. Erano poco più che bambini, prede più facili di un montone o di una grossa pecora», conferma Tassi. «Ma si tratta di casi eccezionali, non documentati. Da quando il lupo è protetto in Italia non è mai avvenuta alcuna aggressione nei confronti dell'uomo». La protezione ebbe inizio nel 1974, per iniziativa del «Gruppo Lupo Italia». Gli esemplari accertati erano diminuiti dai 300 del 1968 a un centinaio. Con un decreto del ministro Marcora furono vietati i bocconi avvelenati, le trappole, le battute di caccia. «Ora i lupi italiani sono più di 400, sparsi sugli Appennini». Quelli diretti in Francia furono avvistati lo scorso anno sui monti alle spalle di Genova e presi per cani randagi. Poi la conferma degli studiosi: «Canis lupus italicus». Lunghezza superiore al metro (coda compresa), altezza al garrese da 75 a 85 centimetri, cranio più piccolo del cane, muso più appuntito, aspetto meno elegante. Dai monti di Genova gli emigranti si ^camminarono verso la Francia, come se dovessero seguire un itinerario prefissato con mèta il Parco Nazionale del Mercantour, dove li ha osservati a lungo il guar¬ daparco Patrick Ormea. Cinque lupi tranquillamente intenti a ripulire una carcassa di muflone. Ma è probabile che ai mufloni preferiscano gli agnelli, prede più facili e tenere. In seguito all'abbandono delle colture tradizionali, molti agricoltori sono diventati allevatori e, con l'aiuto dei fondi Cee, fanno pascolare le greggi liberamente, su terreni vastissimi, senza ricovero notturno e senza sorveglianza, dalla primavera all'autunno inoltrato. Pastori e contadini si sono riuniti a Roquebilière sottoscrivendo un appello per «l'eliminazione immediata del lupo». Risposta da Parigi: il ministro dell'Ambiente ha firmato un decreto che proibisce «la distruzione, la mutilazione, la cattura, l'allontanamento del lupo, su tutto il territorio nazionale». Ma lo scontro è appena iniziato. Gli allevatori ricevono dalla Comunità Europea un premio che varia da 180 mila a 600 mila lire per ogni capo di bestiame vagante su terre incolte. Per indurli a cambiare sistema, riparando le greggi di notte e sorvegliandole di giorno, sono previsti aiuti finanziari per la costruzione di ovili e di recinti elettrificati, per l'acquisto di cani da pastore dei Pirenei e per il loro addestramento. Sono previsti anche indennizzi consistenti, fino a 600 mila lire, per ogni animale ucciso dai lupi. Che cosa accadrà se i lupi si moltiplicheranno sugli Appennini liguri e tosco-emiliani, sulle Alpi Marittime più frequentate da escursionisti, sulle Alpi francesi all'esterno del Parco del Mercantour? I protezionisti che conoscono bene il lupo, come Franco Tassi, sono fiduciosi: «Non è nemico dell'uomo, è prudente, guardingo, timido». Mario Fazio // «cattivo» di Cappuccetto Rosso diventa simbolo dell'amicizia fra uomo e natura Così i branchi conquistano le valli alpine La fiaba di Cappuccetto Rosso e (sotto) il Lupo mannaro per anni simbolo di aggressività verso l'uomo. A destra: il servizio dell'«Express»