L'India, il «bazar» degli organi in vendita

Napoli, il gestore di uno stabilimento balneare ha vietato l'accesso alle cabine a un giovane handicappato A Madras gli abitanti di un quartiere hanno messo all'asta parte dei loro corpi. Il mercato dominato dalla mafia L'India, il «bazar» degli organi in vendita In fila da tutto il mondo per acquistare a poco prezzo reni e cornee llllllliilllli MALATTIA E RACKET AAA Rene Cercasi. A positivo. Ottima ricompensa». L'annuncio compare senza reticenze sul maggiore quotidiano di Bombay. E le risposte fioccano subito. Già al pomeriggio telefona un corto signor Viswanathan - nome comunissimo, ottimo per un mediatore che vuole rimanere nell'ombra. L'appuntamento è in una sala da té di periferia. Nessun convenevole, si arriva subito al dunque: una settimana di pazienza e quattromila dollari in contanti. «Non ne troverà a meno», conclude il sensale. Mente, ovviamente. Ma è abituato a trat Lare con gli stranieri e sa come farli ballare. La seconda risposta all'annuncio è di tutt'altro tono: un uomo dei bassifondi di Bombay offre il suo rene per trentamila rupie - poco più di un milione e mezzo - e ancora ringrazia. Quelli sono i prezzi correnti e può dirsi fortunato se non deve fare a metà con l'intermediario. L'India, scrive il settimanale tedesco «Die Zeit», è diventata il grande mercato mondiale degli organi. Reni, soprattutto, ma anche occhi, tessuti, cute. In pratica, tutto ciò che si può vendere restando in vita. Quando va bene. Perché si parla di ventimila persone che ogni anno spariscono nella sola Bombay e di centinaio di donne e bambini «importati» di contrabbando dal Bangladesh, con la promessa di un lavoro che non troveranno mai. I provenenti di questo spaventoso mercato vanno a un'organizzazione mafiosa alla quale sono affiliati cacciatori di organi, medici, infermieri. I luoghi degli interventi sono sordidi come gli uomini che ci ronzano intorno: piccole cliniche di periferia, con tavoli operatori sudici, nessun controllo sul gruppo sanguigno, la compatibilità dei tessuti, l'eventuale presenza di Aids o di epatite Molti pazienti muoiono sotto i ferri, altri si ritrovano con una crisi di rigetto che nessuno sa controllare, altri ancora, rientrati in patria, si accorgono d'essere diventati sieropositivi. Un inferno. Non certo l'unico. A Madras, un intero quartiere, il Villivakkam, è stato ribattezzano Kidney-vakkam (rene-vakkam): qui nessuna famiglia rinuncia al grande affare della sua vita e chi ha una cicatrice al basso ventre la mostra con fierezza. La paura, nessuno sa che cosa sia. Racconta una donna: «Ci è stato spiegato che nessun uomo ha veramente bisogno di due reni e possiamo venderne tranquillamente uno. E ce lo pagano tantissimo: lavorando tutta la vita, non riusciremmo mai a mettere insieme tutti quei soldi». Nella sua famiglia, il primo a lanciarsi nel business è stato il marito: con il suo rene, ha pagato vecchi debiti e sposato bene la figlia. Soddisfatto della transazione, ha mandato avanti la moglie. Questa volta, volevano aprire un negozietto. Peccato che i soldi si siano volatilizzati al gioco. Adesso toccherà a qualcuno dei figli più piccoli rimettere in sesto sogni e finanze. Il mercato, ovviamente, chiederebbe reni di ragazzi giovani e sani ma l'offerta proviene soprattutto da donne di mezz'età, logorate dagli stenti e dalle maternità. Sono i loro mariti a spingerle sul mercato: dopo aver esaurito il loro ciclo riproduttivo, possono tornare utili soltanto in questo modo. Sebbene molte di queste storie siano ormai note, il pellegrinaggio dei malati occidentali non si arresta. Due anni fa, si parlava di duemila trapianti di reni. L'anno scorso erano già seimila. E la cifra sale. Dal Giappone, da Singapore, dall'Europa, si organizzano costosissimi e rischiosissimi viaggi della speranza. In media, costano 60 milioni. Un famoso urologo di Bombay, il professor Colabawala, ammette l'impossibilità di fermare questo losco traffico: «Purtroppo ci sono medici senza scrupoli che per guadagnare in fretta forti somme di denaro operano gli stranieri in luride cliniche clandestine. Ci vorrebbe una legge. Ma anch'essa, temo, potrebbe far poco. Finché il nostro paese sarà così povero, si troverà sempre qualche disperato disposto a vendersi per sopravvivere. E quando di tratta della vita e della morte, nessun malato, se ha i quattrini, va troppo per il sottile in fatto di morale e di legalità». Marina Verna QUANTI SONO I TRAPIANTI? ATTIVITÀ' DI TRAPIANTO DI ORGANI DA CADAVERE IN ITALIA RISPETTO AL FABBISOGNO TEORICO tOM ALLE USTE D'ATTESA NEL 1993 i §§ 1B GENNAIO 1989 - 31 DICEMBRE 1993 i ; X TRAPIANTIEFFETTIMTI "hs"0 ¥£ 0R6ANI 1989 1990 1991 1992 1993 (N.) (PAZIENTIN.) RENI 604 533 581 592 661 2300 7000 CU0RE * 209 184 210 243 233 500 550 CU0RE-P0LM0NI 11 10 5 ? 50 P0LM0NE ** 8 8 25 ? 15 FEGAT0 *** 115 119 156 202 217 500 350 PANCREAS 19 8 14 20 13 150 100 T0TALE 947 844 980 1075 1154 1/ sono compresi: 5 trapianti «domino» nel 1991,4 nel 1992 e 2 nel 1993 sono compresi: 2 trapianti bipolmonari nel 1992 e 11 nel 1993 è compreso: 1 split liver nel 1993

Persone citate: Marina Verna, Reni, Viswanathan

Luoghi citati: Bangladesh, Europa, Giappone, India, Italia, Madras, Singapore