L'Europa adotta Mostar città martire
L'Europa adottai Mostar città martire EX JUGOSLAVIA Insediato il sindaco tedesco Koschnik: cancellerò lo strazio dei bombardamenti L'Europa adottai Mostar città martire Amministrazione Ueper avviare la ricostruzione MOSTAR. Mostar, la città divisa tra musulmani e croati e lacerata da mesi di guerra prima che le due comunità tornassero alleate e costituissero una federazione, è passata da ieri mattina sotto l'amministazione dell'Unione Europea. Un segnale di speranza almeno in questa parte della Bosnia, mentre il rifiuto dui sorbo-bosniaci del piano di pace internazionale ha riacceso diversi fronti e acuito la tensione nella stessa capitale Sarajevo. Il tedesco Hans Koschnik, ex sindaco di Brema, è stato nominato alla guida dell'amministrazione Uc di Mostar per tentare di riportare gradualmente alla normalità una città straziata dai bombardamenti e ancora divisa geograficamente e nei sentimenti tra croati, che controllano la zona a Ovest del fiume Neretva, e musulmani, quella ad Est. Il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel (Bonn ha la presidenza di turno europea) ha invitatogli abitanti di Mostar a lavorare per la riconciliazione. «Abbattete l'invisibile muro tra le due parti della città c costruite invece ponti, non soltanto sulla Neretva, ma tra le vostre menti e i vostri cuori», ha detto il capo della diplomazia tedesca nel corso della cerimonia svoltasi nella parte occidentale della città, cui hanno assistito l'inviato americano Charles Redman, il presidente bosniaco Alija Izetbegovic, musulmano, il presidente della Croazia Franjo Tudjman e Kresimir Zubak, presidente della federazione croato-musulmana. La delegazione si è successivamente recata nella zona orientale. Qui il presidente croato ò stato accolto al grido di «assassino»: una prova del difficile compito che aspetta Koschnik. Anche la popolazione vive queste vicende con scetti- cismo. La smilitarizzazione di Mostar, precondizione per l'insediamento di Koschnik, è stata completata duo giorni fa, ha detto il generale Michael Rose, comandante del contingente Onu in Bosnia. Il rappresentante europeo ha insediato il suo quartier generale all'Hotel Ero, nella zona occidentale, dove ora sventola la bandiera dell'Ue a testimonianza dello sforzo intemazionale e dell'Europa per mettere fine alla guerra in Bosnia. Guerra che continua, però, a mandare segnali. Secondo i rapporti Unprofor, è stata notata la ricomparsa di armi pesanti all'interno della zona smilitarizzata intorno a Sarajevo. Un ufficiale dell'Onu ha confermato che cinque carri armati sono stati individuati nella zona del monte Jahorina e almeno tre batterio pesanti nella zona del monte Igman: quindi entro il raggio di 20 chilometri dal centro cittadino, che costituisce la zona di esclusione. Fonti delle Nazioni Unite hanno riferito che il fuoco che ha colpito due giorni la un aereo ucraino all'aeroporto della capitale, di nuovo chiuso, sarebbe partito da una zona controllata dai serbi. Il giorno procedente altri tre aerei da trasporto con i contrassegni dell'Onu era stati colpiti da proiettili, ma non si era riusciti ad appurare da chi fossero stali sparati. Il maggiore Rob Annink, portavoce delle Nazioni Unite, ha confermato un aumento delle violazioni del cessate il fuoco a Sarajevo. [Àgi]
Persone citate: Alija Izetbegovic, Brema, Charles Redman, Franjo Tudjman, Hans Koschnik, Klaus Kinkel, Kresimir Zubak, Michael Rose, Rob Annink
Luoghi citati: Croazia, Europa, Jugoslavia, Sarajevo
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