«Una lezione a Rutelli»
Una lezione a Rutelli Una lezione a Rutelli » Buontempo, 27 ore d'ostruzionismo IL «DURO» IN TRINCEA ROMA E ha fatta un'altra delle sue, Teodoro Buontempo, detto «er pecora»: ha bloccato per ventisette ore e mezzo (dalle dieci di venerdì mattina alle 13,30 di ieri) il consiglio comunale di Roma, che prima di riuscire ad approvare l'assestamento del bilancio ha dovuto ascoltare il deputato missino che illustrava un profluvio di emendamenti (quasi 350). «Io - spiega l'autore della defatigante performance - mi ero allenato: potevo resistere molto di più, ma ho smesso quando ho capito che tanto a Rutelli la lezione, ormai, gliela avevo data. Era uno spettacolo, il sindaco: sembrava un felino in gabbia, si agitava, correva di qua e di là, parlava da solo. Ben gli sta. Rutelli non è quello che sembra. E' uno che frequenta pure i salotti filogovernativi. L'altra sera sono andato ad una festa organizzata dal ministro Previti proprio per vedere se c'era anche lui, però non l'ho beccato». Al telefono, la solitamente stentorea voce del presidente del consiglio comunale capitolino è flebile flebile. E non potrebbe essere altrimenti, dopo la prova oratoria in cui si è esibito. Onorevole, ma come ha fatto a resistere per tutto quel tempo? «Mi ero organizzato: durante la riunione mangiavo alici e miele, che per le corde vocali sono una mano santa. Ho preso un po' di caffè per restare sveglio. Poi, bevande a volontà. E grappa». Grappa? «Già, per tenermi su e soprattutto per compensare i liquidi che perdevo: alternavo una grappa ad un'aranciata. E ogni tanto masticavo delle pasticche per la gola». E non si è mai fermato, nemmeno per andare in bagno? «Ma sì, eppoi ci sono state tre interruzioni di mezz'ora l'una». Una curiosità: gli altri consi¬ glieri reggevano il suo ritmo? «Erano stremati: ci sono state delle scenette tragicomiche. C'era chi dormiva, chi si accasciava, chi dava in escandescenze e chi implorava pietà. Il sindaco era nervoso, però ha retto fino alla fine. C'era anche quell'imbecille di Athos de Luca (capogruppo dei verdi n.d.r.) che cercava la rissa. Ma io gli ho detto: "guarda, povero scemo, che non te lo dò uno schiaffo"». Ma ha fatto ostruzionismo perché ce l'ha con Rutelli che ha modificato, le norme di elezione del presidente del consiglio comunale per toglierle la poltrona? «Non ho fatto ostruzionismo, ma una sacrosanta battaglia d'opposizione. Comunque è vero che ce l'ho con Rutelli: lui è uno stalinista, un intollerante e un violento». Ha proprio il dente avvelenato... «Guardi, Rutelli non è in grado di fare il sindaco, non ha più la maggioranza, e per uscire dai pasticci in cui si è ficcato se la prende con me. Mi usa: ricompatta i suoi nella battaglia contro "Buontempo il fascista". Ma ha fatto male i calcoli: ha commesso un grande errore. Finché io starò al mio posto, e cioè sino ad ottobre, continuerò a comportarmi così, non farò il "presidente squillo" agli ordini di questa maggioranza». Però anche i missini si sono dissociati dalla sua iniziativa «Già, e la cosa non mi è piaciuta affatto». E adesso, che farà? «L'ho già detto: continuo la mia lotta. La gente deve sapere chi è Rutelli. Non lo sa perché lui gode di buona stampa anche grazie alla moglie. Ma io lo conosco bene. Lui è quello che si scaglia contro il condono e che nello stesso tempo fa costruire dei casermoni di quattordici piani. Ci ricatta chiedendoci di approvare in fretta e furia delle delibere: ma di questi tempi, quando si tratta di appalti, è bene controllare ciò che si vota. E ancora, usa il governo come un self service, spillando soldi perché deve avere dei buoni contatti nell'esecutivo». Va bene, si è capito che lei Rutelli non lo sopporta proprio. Ma perché ha chiuso il suo tour de force con il saluto fascista? Che c'entra quel gesto con la «sacrosanta battaglia d'opposizione» di cui parlava prima? «Saluto, saluto... ma quando si vota si alza sempre il braccio e c'è chi lo tiene floscio e chi teso...». Maria Teresa Meli «Non mi è piaciuta la dissociazione del msi. Il saluto romano? Si vota sempre col braccio alzato» Teodoro Buontempo Sopra, Rutelli
Luoghi citati: Roma
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