Tatò: accerchiati? Forse Ma intanto lavoriamo

Tato: accerchiati? Forse Ma intanto lavoriamo Tato: accerchiati? Forse Ma intanto lavoriamo MILANO O, pare che il mio ufficio non l'hanno sigillato. Bene, così, lunedì potrò andare al lavoro». Scherza Franco Tato, amministratore delegato della Fininvest dall'ottobre del '93. Ma è uno scherzo amaro: sta vivendo ore di apprensione. E' mattina, non si sa ancora nulla di preciso sugli ordini di custodia che stanno per colpire due manager Fininvest, ma la brutta notizia è nell'aria da tempo. «Cosa vuole che le dica, è una pessima giornata». Squilla il telefonino, per l'ennesima volta, sono i suoi che lo ragguagliano. Un sigillo dopo l'altro e gli uffici-chiave della contabilità fiscale Fininvest vengono messi a soqquadro dalle Fiamme Gialle, colleghi onesti di quelli che - fino a poche settimane o forse pochi giorni fa - mietevano mazzette in decine, centinaia, migliaia di aziende italiane. Dottor Tato, come si sente? «Come vuole che mi senta, gliel'ho detto: è una giornata tremenda. Stiamo qui ad aspettare. Certo, sono indagini che riguardano fatti precedenti al mio arrivo in Fininvest, cose di cui non ho mai saputo nulla. Ma sono cose preoccupanti, inquietanti...» Che clima c'è a Milano 2? «Preoccupazione, tanta. La gente si domanda cosa succede, dove si potrà arrivare». E lei cosa risponde? «Guardi, io penso che anche in questi momenti l'importante sia andare avanti, lavorare con impegno, con serietà, con tenacia. Non lasciarsi travolgere». Lei pensa che la Fininvest, per i giudici, sia un bersaglio speciale? «Non chieda a me queste cose. L'impressione è che ci sia un certo accerchiamento. Ma non è questo che mi amareggia». E cosa, allora? «Il modo in cui vengono riportate queste storie dagli organi d'informazione. Se ne parla come di episodi di corruzione: il cittadino che corrompe il pubblico ufficiale ai danni della collettività...» E perché, non è forse così? «Ma no, non escludo che ci sa- Franco Tato ranno stati molti piccoli imprenditori che pagavano, corrompevano, per non subire le conseguenze delle evasioni fiscali commesse. Ma per le grandi aziende, che ormai da decenni non lavorano più col nero, con i fondi extra-bilancio, il discorso è diverso. Non corrompevano, erano ricattate. E' tutta concussione, non c'è dubbio. Del resto...» Del resto? «A me, per fortuna, non è mai capitato, ma c'è una vastissima letteratura sugli accertamenti fiscali a carico delle imprese...» Lei vuol dire che si tratta, spesso, di accertamenti cervellotici, fatti al solo scopo di estorcere quattrini? «Diciamo che con un sistema fiscale intricato e contraddittorio come quello italiano è facile trovare un appiglio reale per l'accertamento. E a quel punto, le sanzioni minacciate possono facilmente arrivare a cifre enormi, impensabili». Ma la Fininvest è un'impresa diversa dalle altre, oggi: appartiene al presidente del Consiglio. Per voi è un aiuto o un handicap? «Ma cosa dice? Di quale aiuto parla? Posso dirle che da quando Berlusconi è al governo l'avrò visto tre volte sì e no. Altro che gestire l'azienda: non ha più neanche il tempo di risponderci al telefono». Allora vi nuoce che lui sia lì. Senza parlare dell'inchiesta, basti pensare agli attentati alla Standa.... «Bo, quella storia lì non l'ho mica capita... Avremmo dovuto ricevere qualche rivendicazione chiara, qualche segnale: invece, niente. Niente di preciso». E in tanta confusione, scappa anche l'imprevisto editoriale. Che ne pensa dell'ultima copertina di «Panorama», con una vignetta che ritrae Berlusconi malconcio, ferito e con un occhio nero? Non sono proprio queste le cose che fanno imbestialire il vostro capo? O no? «Cosa vuole, gli uomini politici devono imparare a sopportare la satira». [s. lue] Franco Tato

Persone citate: Berlusconi, Franco Tato

Luoghi citati: Milano