Governo e opposizione è tempo di scuola di Lorenzo Mondo

| : PANEALPANE PANEALPANE Governo e opposizione è tempo di scuola ir » ) A vicenda del decrem A to sulla custodia cautelare, con gli annessi e connessi, si è rivelata e apparirà ancora di più a posteriori come il banco di prova per una maggioranza e per una opposizione degne di questo nome. Intendo dire per la lezione che sapranno trarne nei tempi lunghi a vantaggio proprio e del Paese. Depuriamo il campo dai sospetti o dalle intenzioni riposte sull'urgenza del provvedimento, sulle omissioni del testo per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione. Teniamo in debito conto l'«ingenuità» dei nuovi soggetti della politica; una ingenuità che da capo d'imputazione venato di dileggio è stato rovesciato in rivendicazione, quale scotto necessario per l'azzeramento del vecchio personale politico. Proviamo cioè a dare di queste fasi convulse una lettura in chiaro. Quel che emerge è un governo il quale, placando le tensioni centrifughe al suo interno e rinegoziando il patto di coalizione, concede di avere sbagliato e si dispone al dibattito in Parlamento con un testo emendato, che sarà più o meno accettabile ma è tale da evitare scontri all'ultimo sangue. Era la strada consigliata dalla ragionevolezza e che fin dall'inizio si sarebbe dovuta percorrere se non fosse stata offuscata dall'arroganza e da un malinteso punto d'onore. Ma giustamente Galante Garrone ha potuto esprimere IH silo «sollievo'» per questo travagliato punto d'arrivo. Spicca anche il comportamento di una opposizione che, dapprima incerta e opaca, perlomeno carente di visibilità, ha saputo approfittare della spinta potente dei magistrati milanesi. Ha saputo trarne vigore senza appiattirsi su quella che si è configurata come una inedita opposizione extraparlamentare. Non soltanto - parlo soprattutto del pds - ha tenuto ferma l'esigenza di rimediare alle storture della giustizia, ma ha preso le distanze dal successivo comunicato del Csm: inopportuno nel merito e nella circostanza, ha dato l'impressione che la magistratura, oltre ad immiserirsi in dispute da cortile, intendesse stravincere. La si¬ rene nistra, in altre parole, ha difeso la distinzione dei poteri da tante parti invocata, ha contribuito a circoscrivere la politica e la cultura dell'emergenza. Le ultime mosse delle due parti sono andate dunque nel senso giusto. C'è da augurarsi che anche in futuro iniziative e ragioni arrivino a confrontarsi senza bracci di ferro e colpi di mano nell'alveo del Parlamento sovrano. Che maggioranza e opposizione stiano scoprendo finalmente le rispettive funzioni alla dura scuola della realtà? Non è l'ultimo dei compiti, tra i molti altri, cui sono chiamate in una transizione che si annuncia lunga, forse tutto il tempo di una legislatura. E' illusorio infatti, e probabilmente dannoso per tutti, prospettarsi un rapido mutamento di scenari. L'attuale maggioranza ha avuto dagli elettori il mandato di governare con i limiti e le contraddizioni che la caratterizzano, è addirittura condannata a governare pena il suicidio: tanto più che sembrano sfumare, con i malumori espressi dalla pubblica opinione e che potrebbero trovare nuove esche, i vantaggi di nuove elezioni destinate a castigare gli infidi alleati le-v ghisti. L'importante è che Berlusconi dismetta i panni dell'eroe e del santo, o addirittura quelli dell'«autocrate democratico» che vorrebbe ritagliargli addosso Luciano Pavarotti nella sua più memorabile stecca. Non dimentichi che la politica è l'arte della mediazione, l'ottimizzazione del possibile. Mentre gli oppositori fanno bene a non inseguire le chimere di una Lega fuggiasca dal Polo della libertà che porterebbe, in un'altra alleanza, un più alto tasso di litigiosità e anarchia. Lo lascino dunque lavorare, Berlusconi, tenendogli beninteso il fiato sul collo. Neanche la politica, sino a quando si esercita in un sistema democratico, «facit saltus». Lorenzo Mondo ido j

Persone citate: Berlusconi, Galante Garrone, Luciano Pavarotti