L'ITALIA VISTA DAL BALCONE di Sergio Romano

Un croxiano doc L'ITALIA VISTA DAL BALCONE cuor loro, di non essere italiani. Ma dalla lettura di alcuni articoli sembra di capire che l'Italia è un'altra cosa e che il nostro Paese merita d'essere amministrato diversamente dal loro. Hanno preso partito per la detenzione preventiva perché guardano la corrida italiana dal balcone, ed è facile, da quell'angolo visuale, salutare con un applauso i banderilleros della giustizia. Certi articoli, apparsi all'estero negli scorsi giorni, mi hanno ricordato l'atteggiamento della stampa straniera verso il fascismo all'epoca in cui non avevamo ancora aggredito l'Etiopia e firmato il «patto d'acciaio» con la Germania hitleriana. Il tono era generalmente positivo e benevolo. Non perché i corrispondenti stranieri considerassero il fascismo come una merce d'esportazione buona anche per il loro Paese, ma perché lo giudicavano adatto agli italiani. Così ad esempio ragionava, realisticamente e cinicamente, Churchill. I commenti della stampa straniera e l'articolo del Wall Street Journal suggeriscono due considerazioni. In primo luogo sarebbe preferibile che gli italiani non se ne servissero per rafforzare i loro argomenti. Non è decoroso reclutare gli osservatori stranieri per una battaglia nazionale quando essi esprimono implicitamente un giudizio negativo sulle virtù democratiche degli italiani e sul loro senso della giustizia. In secondo luogo occorre ammettere, senza falsi pudori, che siamo sul piano giudiziario una democrazia anomala. Abbiamo giudici che censurano il governo e chiamano l'opinione pubblica ad arbitrare i loro dissensi con il presidente del Consiglio. Abbiamo magistrati che appartengono a uno stesso sodalizio, ma possono essere ora giudici ora inquirenti e usare, a seconda delle circostanze della loro carriera, gli strumenti della polizia o la bilancia della giustizia. E abbiamo cittadini «presunti innocenti» che restano in carcere per non «inquinare le prove»; come se non spettasse alla macchina dello Stato premunirsi tempestivamente perché le prove non vengano inquinate. Lo abbia¬ mo detto in altre circostanze. Senza l'emergenza giudiziaria degli ultimi due anni non avremmo mai scoperchiato il vaso di Pandora delle nequizie italiane. Ma l'emergenza non può durare indefinitamente e non può giustificare la perpetuazione del regime giudiziario degli ultimi mesi. Con una mossa sbagliata e sospetta il governo ha reso difficile una riforma che doveva nascere dal libero confronto di tutte le forze presenti in Parlamento. Con una risposta molto discutibile i magistrati hanno trasformato un incidente politico in una crisi istituzionale. I giudici hanno la sensazione di avere vinto e Berlusconi è convinto di potere recuperare il terreno perduto. Ma l'unico che da questa faccenda esce certamente sconfitto è il Paese civile. Il quale ha due esigenze: che i giudici possano continuare il loro lavoro senza il timore d'essere frenati o boicottati, che i diritti del cittadino vengano rispettati e tutelati. E' dall'esito di questo dibattito, fondamentale per il futuro della loro democrazia, che gli italiani giudicheranno i loro uomini politici e i loro magistrati. Sergio Romano

Persone citate: Berlusconi, Churchill

Luoghi citati: Etiopia, Germania, Italia