La leggenda del partigiano Lulù e della sua «squadra volante»

La leggenda del partigiano Lulù e della sua «squadra volante» La leggenda del partigiano Lulù e della sua «squadra volante» \ella foto in alto la squadra volante con iprimi componenti tutti di Dogliani Da sinistra: Carlo Talina, Mario Cotechini, Oris Oderda, Cesare (Cege) Schellino, Vittorio (Toiu) Bergera, Dotta Luigi, detto Pici Tutti imbracciano lo Sten ilfamoso mitra inglese arrivato con i lanci alleati A fianco un 'immagine di Louis Chabas detto Lulù a segno. La prima azione che abbiamo fatto fu far saltare il ponte della ferrovia a Narzole. Nessuno di noi era pratico di esplosivi. Abbiamo sistemato le cassette di tritolo, acceso le micce e poi via come il vento. Passa il tempo e non succede niente. Allora Simon, un francese, dice vado a vedere. Era arrivato a pochi metri dal ponte quando all'improvviso è scoppiato tutto. E' tornato indietro coperto di polvere, bruciacchiato e ferito dappertutto, ma niente di grave. Insomma se l'è cavata». La sera in cui fu ucciso Lulù, c'erano anche Carlo Talina, Cege Schellino, Gianni Oderda, fratello di Oris, Renzino Seghesio e il fratello Gianni. Tutti ragazzi di 18, 20 anni al massimo. Tutti di Dogliani e che conoscevano ogni collina e sentiero, e cascina. Erano a cena nella trattoria della Vecchia Corona Grossa a Bene Vagienna, che adesso non c'è più, sotto i portici di via Roma; dovevano partire per un'imboscata a una pattuglia a cavallo della Wermacht che sorvegliava la passerella sul Tanaro a Trinità. Erano abbastanza tranquilli perché nei dintorni non erano segnalati né tedeschi né fascisti. Finito di mangiare uscirono nel buio dell'oscuramento. C'era mezzo metro di neve, faceva freddo. I mezzi erano un biroccio trainato da un cavallo su cui c'era una mitragliatrice americana da 8 millimetri, e una 1100 mimetizzata, preda bellica. Oris si diresse verso la doma (il biroccio), gli altri salirono in macchina. Lulù si mise al volante. Era vestito da tedesco, con un lungo pastrano nero, berretto. «Mentre eravamo fuori ho visto quattro o cinque ombre con la mantellina che spuntavano dai portici - racconta Oderda - Ci siamo fermati col fiato sospeso. Quelli sono venuti avanti, hanno sbirciato nella macchina, hanno visto due vestiti da tedeschi e hanno proseguito senza fiatare. Renzino Seghesio dice vado a vedere chi sono che ho la pila. Ma Lulù disse, no, tocca a me, dammi la pila. Andò avanti forse dieci metri sotto i portici, e abbiamo sentito che gli davano il chi va là. Lulù lo conoscevano tutti

Luoghi citati: Bene Vagienna, Dogliani, Narzole, Trinità