sassi di matera una lezione di sviluppo sostenibile
una lezione una lezione LA grande novità in campo ambientale che ha chiuso l'ultima legislatura della prima Repubblica è sicuramente l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Anche l'Italia si allinea così alla maggioranza dei Paesi occidentali che da tempo affiancano alle tradizionali strutture ministeriali organi di consulenza e supporto tecnicoscientifico come l'Agenzia federale tedesca per l'ambiente (Uba) o la famosissima (e imponente) Epa (Environmental protection agency) degli Stati Uniti. Il parto è stato difficile, se si pensa che è la logica conclusione di un processo partito con il referendum del 18 aprile 1993 che, se da un lato sottraeva alle Usi i controlli ambientali, dall'altra parte lasciava un vuoto da colmare. Il nuovo organismo appare robusto sia a livello centrale che locale, oltre che dotato di notevole autonomia: il suo «cuore» sarà costituito dall'Enea Disp, il vecchio (e sottoutilizzato) ente di controllo del programma nucleare, ma sarà assorbito personale anche da altri settori dell'Enea e da organismi come l'Istituto superiore di sanità, il Cnr, l'Istituto di sicurezza sul lavoro (Ispesl) e lo stesso ministero dell'Ambiente. Il vertice dell'Anpa sarà composto da tre consiglieri d'amministrazione indicati dal ministero dell'Ambiente, che dovranno scegliere il presidente, mentre il direttore generale sarà nominato dal Presidente del Consiglio. Tra i compiti dell'Anpa, accanto alle attività prettamente scientifiche come gli studi di impatto ambientale, la definizione di adeguati standard di qualità e la promozione della ricerca di base e applicata, avrà particolare rilievo la funzione istituzionale, .di interfaccia e cooperazione con l'Agenzia Europea" dell'Ambiente. Molto articolata l'organizzazione periferica del sistema: entro 180 giorni dalla pubblicazione della legge, le Regioni e le Province autonome dovranno dare vita ad agenzie locali cui spetterà l'effettivo controllo ambientale del territorio. In queste nuove strutture, indirizzate e coordinate dalla loro sorella maggiore, confluirà sia personale già in organico presso le strutture regionali sia personale trasferito in blocco dai Pmp (Presidi multizonali di prevenzione) e dalle sezioni delle Usi che già svolgono servizi di tutela ambientale. Sembrerebbe tutto chiaro e perfetto, ma in realtà sono ancora molti i nodi da sciogliere: innanzitutto la legge prevede che non vi siano oneri finanziari aggiuntivi per le Regioni, ma non è chiaro come questo potrà avvenire, a meno di non stornare una percentuale del Fondo sanitario nazionale verso i controlli ambientali o di creare, per correttezza giuridica, un fondo apposito da parte del governo. Inoltre c'è il rischio, temuto dal mondo produttivo, di una proliferazione dei controlli, visto che la legge ne ha creati di nuovi, senza abrogare i vecchi. L'Anpa avrà competenza sugli scarichi industriali e sulle emissioni, insieme al Cnr e all'Istituto superiore di sanità; sui rischi di incidenti sul lavoro, a fianco del ministero del Lavoro; sul rilascio dell'Ecolabel, l'etichetta «verde» per i prodotti a basso impatto ambientale e sulle certificazioni degli ecobilanci (Ecoaudit), per i quali sono previsti organismi specifici. E' evidente che la nuova struttura, per non diventare un nuovo «baraccone» burocratico di cui nessuno sentiva il bisogno, dovrà preoccuparsi del raccordo con tutti questi enti allo scopo di semplificare, e certamente non di duplicare, le attuali procedure di autorizzazione. L'agenzia non potrà funzionare se non si procederà a una profonda riorganizzazione e riforma del ministero dell'Ambiente che, riappropriandosi dei doveri di indirizzo politico e coordinamento, potrà d'ora in avanti contare su un vero braccio tecnico-scientifico dotato di capacità operative.
Luoghi citati: Italia, Stati Uniti
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