UNA POLIZIOTTA SOLA CONTRO LA MAFIA

UNA POLIZIOTTA SOLA CONTRO LA MAFIA UNA POLIZIOTTA SOLA CONTRO LA MAFIA Troppa azione nel romanzo di Campana un potente personaggio palermitano, sospetto di contatti mafiosi; ma il coordinatore delle scorte a Palermo, il commissario Scavuzzo, la invita energicamente a lasciar perdere. Naturalmente la ragazza non obbedisce, e allora viene rapita e violentata a lungo e dolorosamente per darle una lezione. Il marito protesta con il potente Calafiore, mi- coloro che l'avevano stuprata; lo uccide con la pistola d'ordinanza, ferendosi poi in modo da rendere credibile la storia, che racconta, di un agguato mafioso. Ho raccontato l'intrigo (ma ci sono altri episodi minori, ugualmente avventurosi, a dare un senso di eccesso e di ridondanza), perché a esso Campana dedica l'intero impegno narrativo. UESTA volta Domenico I | Campana, con Tu notte che I I conduci, ha scelto la strada 1 I del romanzo d'azione, radi- Y Icato in un'immediata at- v tualità, nella quale cronaca e invenzione appaiono costantemente intrecciate, fino alla quasi completa sovrapposizione. Mentre la mafia, in altri romanzi di Campana, era la grandiosa e oscura allegoria del male, su uno sfondo baraccameli- , te grottesco di eventi atroci e bizzarri, in quest'ultimo, è proprio l'onnipotente organizzazione criminale di cui piena è I la stampa: così il racconto subisce una riduzione abbastanza notevole di respiro e di esemplarità. le in Toscana. A un certo punto, salta fuori il marito, indagato per corruzione. La madre muore dopo essersi brevemente ripresa dal coma; e questo è l'unico momento in cui fantasia e grottesco prendono 0 sopravvento sull'awenturosità un poco eccessiva, ma anche risaputa, dell'intrigo. Il marito di Elisabetta si infiltra Il limite fondamentale del romanzo è che, da un lato, Elisabetta Tindari non riesce a diventare un personaggio esemplare nella lotta contro il male, con ì limitati strumenti umani e con costi tanto elevati nella sua vita; dall'altro, vicende e personaggi di mafiosi e di corrotti sono alquanto di maniera, risaputi, prevedibili. I Protagonista è Elisabetta Pindari, ispettore di polizia, addetta alla protezione di un magistrato severo e rigoroso nella lotta contro la mafia: quando il magistrato viene ucciso con la sua scorta, si salva perché ha avuto una breve licenza per accorrere presso la madre morente. Sì, Tu notte che conduci è un romanzo d'azione, ma proprio le azioni e le situazioni raccontate non sono così originali e imprevedibili da avvincere il lettore fino in fondo, senza indurlo alla facilmente vinta scommessa su quale sarà la trovata successiva per avviluppare ulteriormente la narrazione. Né la scrittura ricorda minimamente la grande e sorniona inventività de I giardini della Favorita. Un narratore si può divertire anche così, scrivendo un romanzo. Ma il credito, che Campana ha meritato, faceva sperare ben altro, anche nel genere del romanzo d'azione. Filippo de Pisis Roma al soia Neri Pozza, pp. 238. L 25.000 Roma Anni Venti. Il marchesino pittore, non ancora pittore, si trasferisce a Roma da Ferrara. Con un sogno: diventare un grande scrittore raccontando le sue esperienze nella grande città. A «brillare», soprattutto, sono i colori di una Roma «minore»: vicoli, bottegucce, angoli barocchi. A cura di Bona de Pisis e Sandro Zanotto. dieclùn'ng», un disegno di 1 loppe/ Subito il piacere dell'intrigo complicato e ricco di colpi di scena diviene l'oggetto esclusivo della narrazione. Elisabetta ha avuto una breve e dolce relazione amorosa con il magistrato e ha un marito lontano, poliziotto anch'egli, ma entrato nei servizi segreti, tanto da essere quasi introvabile. Ritornata in servizio, perché la madre sopravvive, pur in coma, prima viene inviata alla sezione dei minori, poi a quella omicidi. Quindi, per premio e per allontanarla da Palermo, dove potrebbe essere pericolosa per la testardaggine con cui indaga, fino a sfiorare segreti pericolosi, viene mandata a un centro di addestramento specia¬ naccia di ucciderlo, ma poi rinuncia, e così si salva a stento, pur gravemente ferito, dalla spettacolare e cinematografica sparatoria che ne consegue. Elisabetta accorre al capezzale del marito, comprendendo che ha agito da infiltrato e aprendo la strada alla riconciliazione. Ma sospetta che il commissario Scavuzzo sia la «talpa» della mafia nella polizia, e lo attira in un tranello, col piano di farlo saltare in aria con l'auto, in cui colloca una bomba artigianalmente da lei costruita. La bomba non esplode, e la ragazza decide di non insistere, ma, mentre sta per andarsene, riconosce la cicatrice che aveva sul braccio uno di nella mafia, riuscendo a dare la credibile giustificazione di volersi vendicare dello Stato che l'ha trattato tanto male, fino a farlo andare in carcere, dove è, appunto, avvicinato da un mafioso. Collabora con la mafia, fino a far cadere in un agguato un pentito, sia pure senza volerlo, sacrificato per rendere credibile la sua adesione mafiosa. Elisabetta viene in contatto con due coniugi inglesi, che hanno, anni prima, perduto una bambina a Palermo, probabilmente rapita. Vede, un giorno, una bambina bionda che potrebbe avere l'età dalla rapita, e si mette a indagare, scoprendo che è la figlia adottiva di Calafiore, Paolo Villaggio Fantozzi Bur. pp. 186. L 13.000 Riecco l'autobiografia di un italiano come tanti, il ragionier Ugo Fantozzi. Una tragica commedia umana: con Pina, la signorina Silvani, Fracchia, il Megapresidente, Filini, gite, feste, tornei, mense aziendali in bilico fra il grottesco e 11 delirio. Nella stessa collana vengono riproposti II secondo tragico libro di Fantozzi e Fantozzi contro tutti. Giorgio Bàrberi Squarotti Domenico Campana Tu notte che conduci Bompiani pp.2l2,L 25.000

Luoghi citati: Campana, Ferrara, Palermo, Roma, Toscana