Tremila in piazza: grazie Di Pietro di Susanna Marzolla

Processo conto Protezione, Craxi «licenzia» l'avvocato. Il legale: liberatemi di questa croce Processo conto Protezione, Craxi «licenzia» l'avvocato. Il legale: liberatemi di questa croce Tremila in piazza: grazie Di Pietro Applausi al pm che si affaccia alla finestra MILANO. Ieri sera, a Milano. Attorno al Palazzo di giustizia si mette in moto una manifestazione di protesta contro il decreto Biondi. Quando il corteo alle 21 si muove sono più di tremila le persone che si danno la mano raccolte dietro lo striscione che apre la sfilata con lo slogan «non riprovateci». In precedenza la folla vede il pm Antonio Di Pietro che indossa una camicia rossa e che si affaccia per un attimo dalla finestra del suo studio al quarto piano del palazzo: quando la gente comincia a scandire il suo nome, il magistrato si ritrae. Poco dopo una lunga salva di applausi accoglie l'uscita dal palazzo dell'auto con la quale il procuratore della repubblica Borrelli torna a casa. Il corteo si dirige poi verso la prefettura. Prima di questa scena la giornata ruota attorno a Bettino Craxi. «Qualcuno mi tolga questa croce»: sembra sinceramente costernato Michele Ributti, avvocato prima di fiducia e poi d'ufficio di Craxi. La «croce» è proprio lui, Bettino, che gli telefona da Hammamet per «ammonirlo severamente», che gli manda un fax nel cuore della notte per dire che lui non vuole in alcun modo che lo difenda. «In realtà - commenta l'avvocato Mario Pisani, di parte civile - non è che Craxi rifiuta Ributti. E' che rifiuta proprio il processo». Le ha tentate tutte, l'ex segretario del psi, per impedire che il processo sul conto Protezione finisca. Prima certificati medici, poi la revoca degli avvocati con un fax che accusa i giudici di «rapidità eccezionale dei tempi processuali». E, ieri, l'ultima mossa: la diffida a Ributti che, dopo la revoca, si era visto assegnare dal tribunale la difesa d'ufficio. , Una tecnica processuale che uno dei legali di parte civile paragona a quella delle Brigate Rosse «che appunto revocavano gli avvocati d'ufficio e minacciavano di morte chiunque accettava la loro difesa. Uno fu anche ucciso, il presidente dell'ordine degli avvocati di Torino». A queste parole Ributti fa un gesto scaramantico: gli basta già la croce-Bettino. Racconta infatti il legale, davanti ai giudici, di questa telefonata da Hammamet, alle 18,30 di mercoledì: un'ora di rimproveri. «Craxi mi ha detto che non dovevo assolutamente accettare la difesa d'ufficio; ha sostenuto di essere in totale dissenso col mio modo di operare. Mi ha comunicato che intende ricorrere contro il tribunale sia alla corte di Strasburgo che alla procura di Brescia. E io ritengo umanamente e professionalmente difficile difendere un soggetto che considera inutile, se non dannoso, ciò che faccio». Ma non è solo Craxi che non ha più fiducia in Ributti; è l'avvocato stesso che di questo cliente non vuol più sentire parlare: «Ormai nutro sentimenti di ostilità - dice - nei confronti di chi mi ha trascinato in una parte che non mi compete e non mi appartiene». Per questo chiede al tribunale di revocargli il man- dato. Richiesta peraltro formulata (ma con toni da ordine perentorio) dallo stesso Craxi in un ennesimo fax: sostiene che «non è possibile» nominargli d'ufficio l'ex avvocato di fiducia. Che fare? Lunga camera di consiglio e alla fine il presidente, Piero Gamacchio, legge l'ordinanza. Dove si spiega che la nomina di Ributti a difensore d'ufficio era «ineccepibile», ma che il tribunale capisce i suoi problemi e perciò lo esonera dall'incarico. Craxi senza legale, quindi? No, a tambur battente danno un incarico con tutti i crismi dell'ufficialità: Michele Saponara, presidente dell'ordine degli avvocati di Milano. Nel pomeriggio si riprende. Riuscirà il pm Giuseppe D'Ami¬ co a terminare la sua requisitoria contro Craxi e gli altri cinque imputati (Claudio Martelli, Silvano Larini, Licio Gelli e Leonardo Di Donna)? Ancora una volta no. Saponara avrebbe accettato che finisse, ma contemporaneamente chiedeva almeno due settimane di «termini a difesa». Il che, per l'interruzione estiva, significava andare automaticamente a settembre. E il tribunale questo non lo vuole: vanno tutelati di diritti dell'imputato, spiega Gamacchio, «ma esiste anche il dovere di finire il processo». Perciò a Saponara si dà tempo fino a lunedì prossimo. Riuscirà Craxi a «inventare» qualcos'altro? Susanna Marzolla WìMM : JW L'ex segretario del partito socialista Bettino Craxi

Luoghi citati: Brescia, Milano, Saponara, Strasburgo, Torino