«Liolà» secondo Buzzanca di Masolino D'amico

L'impegnativa commedia di Pirandello alla «Versiliana» L'impegnativa commedia di Pirandello alla «Versiliana» «Liolà», secondo Buzzanca Regista la giovane Rosanna Siclari Nel cast, Carla Calò e Paola Lelio MARINA DI PIETRASANTA. «Liolà» ò uno dei pochi nostri classici autenticamente brillanti, ma chi lo affronta trova alcuni problemi abbastanza singolari. Il primo è il testo, che in origine Pirandello scrisse in ostico dialetto di Girgenti per poi ritradurlo, diverso tempo dopo, in una lingua quasi ostentatamente neutra. La versione ideale è la prima e per recuperarne qualcosa, e valorizzare la parte folkloristica della situazione, molti esecutori ricorrono all'ibrido, insaporendo il dettato in lingua con qualche ritorno a quello dialettale, ovvero prendendo il testo in dialetto e rendendolo più intelleggibilc con innesti di quello in lingua. Il secondo problema riguarda la distribuzione insolita, due uomini, e ben nove donne (più tre marmocchi): bisogna costituire una compagnia apposta, nessun organico comprendendo un tal gineceo, e al contempo non si può contare su di una star femminile, perché non c'è una vera protagonista. Il terzo riguarda naturalmente Liolà, l'allegro bracciante che vive alla giornata fecondando tutte quelle che gli dicono di sì e poi tenendosi i bastardini - un giocherellone, un incosciente, ma anche un ragionatore spregiudicato e dai riflessi molto rapidi -. Dovrebbe essere poco più di un ragazzo, ma come la Giulietta di Shakespeare, chi ha l'età giusta non possiede mai la maturità necessaria, mentre chi ha i mezzi non ha più la freschezza. Questi dilemmi, che pochi per la verità hanno mai risolto (forse ai suoi giorni verdi solo Turi Ferro), sono stati appena sfiorati dalla giovane e immagino innocente regista Rosanna Patrizia Siclari. La quale avendo optato per la versione in lingua, ha deciso di minimizzare ogni dettaglio diciamo così paesano dell'azione; quindi le ragazze all'inizio non schiacciano le mandorle, ma fingono di farlo, con gesti casuali, e invece di pesanti gerle, portano sacchetti pieni forse di carta. Così i pochi accessori - ceste, sedie impagliate, una zappa - sono nuovi nuovi, e anche i costumi chiari e con qualche pretesa delle donne (disegnati da Sabrina Chiocchio) non fanno pensare a contadinclle povere che cercano di farsi regalare un bicchiere di vino, ma piuttosto a benestanti mascherate per un ve- glione. Degli uomini, zio Simone è nel classico panciotto sbottonato; ma il discolo Liolà sembra un possidente con la sua elegante tenuta da cacciatore, fustagno verde e stivali di qualità. Anche le scene (di Marco Belluzzi) sono generiche come in uno sketch da rivista, cubi bianchi illuminati piattamente da Sergio Noè, col difetto aggiuntivo di richiedere 30 minuti e 15 minuti per cambiamenti che lasciano le cose com'erano. Convenzionale (era il problema n. 2) la scelta e la recitazione delle femmine, nessuna delle quali va oltre la corretta offerta delle battute del personaggio, Carla Calò come zia Croce e Paola Lelio come zia Gesa essendo ovviamente più esperte delle altre. Ma pensate cosa non potrebbe trarre un'attrice guidata - per non fare che un esempio - dalla scena in cui la moglie scacciata dal vecchio marito perché non gli dà figli si fa convincere dall'ex spasimante Liolà a cornificare il coniuge per il bene di tutti! Conflitto fra dovere e desiderio, logica, seduzione, voglia di rivalsa; notte siciliana, silenzio dopo tensioni, ecc. Qui alla pur dignitosa Paola Bacchetti non è dato che starsene in piedi come un palo mentre Liolà sciorina le sue argomentazioni, entrambi illuminati a giorno mentre il fondale si tinge goffamente di vinaccia. Quanto al problema n. 3, Landò Buzzanca è simpatico, disinvolto e sicuro di sé perfino quando canta. In ogni caso, la sua presenza sembra bastare a convincere il pubblico della Versiliana a contentarsi di ascoltare tre veloci atti di mezz'ora l'uno in una lettura elementare, che senza offendere nessuno (sono infatti istituzioni per nulla spregevoli) deve definirsi da filodrammatica. Masolino d'Amico Un testo difficile per il numero degli interpreti e per la personalità del protagonista Lando Buzzanca e Carla Calò In una scena di «Liolà» di Pirandello, con la regia di Rosanna Patrizia Siclari presentato alla Versiliana in prima nazionale