Maselli: no a «Bandiera rossa» di Si. Ro.
Gira un altro film Gira un altro film Maselli: no a «Bandiera rossa» ROMA. Il 10 agosto Citto Maselli comincia a girare il suo nuovo film a Cinecittà. Tutti si aspettavano che fosse «Bandiera rossa», film molto atteso al quale Maselli ha lavorato negli ultimi due anni. Si tratta invece di «La demolizione», una sceneggiatura dura come un atto d'accusa che avrà come interpreti quaranta giovani attori di teatro e sarà girata tutta in interni. Sarà un film politico anche questo? «Altroché», ha risposto il regista, «non nel senso diretto però, perché è una metafora». Una metafora che dovrebbe significare cosa? «Spero di capirlo mentre lo facciamo». Ma perché il progetto di «Bandiera rossa» è andato in fumo? «Non è stato possibile mettere in cantiere "Bandiera rossa" perché è un momento difficile per realizzare qualunque film e in particolare uno con quel titolo. Non mi sento però di l'are polemiche drammatiche sul fatto di non esser riuscito a trovare i finanziamenti: prima o poi ce la farò a girarlo». A dare i soldi a Maselli avrebbe dovuto essere la Rai, ma, com'è noto, la Rai ormai finanzia pochissimo cinema, afflitta com'è da una crisi finanziaria e gestionale che sembra non trovare soluzione. Piuttosto che star fermo Maselli ha perciò pensato di dedicarsi a un altro progetto, un film sicuramente più economico, da studi, con interpreti sconosciuti, un film a costo contenuto, il solo genere di pellicola che oggi si riesca a girare in Italia. «Bandiera rossa» era invece una sceneggiatura complessa che avrebbe raccontato attraverso tredici spaccati di pensieri e ricordi quarantanni di vita del pei: dal dopoguerra, quando Longo, Scoccimarro, Secchia furono liberati dal carcere di Ventotene, al dicembre del '91 quando la bandiera rossa fu ammainata dal Cremlino, e la Russia cominciò a vivere la sua corsa verso il capitalismo. A ripercorrere questi travagliati quarantanni, un vecchio militante comunista che rivede tutta la sua vita durante la convalescenza da un infarto. L'idea del film, ha raccontato Citto Maselli, gli è venuta con la scomparsa del pei, il partito nel quale ha militato fin dalla gioventù. Al principio degli Anni Ottanta Maselli aveva ripreso a far cinema, dopo undici anni di assenza, partendo dal racconto di storie, emozioni, persone. E non più partendo, come aveva fatto all'inizio, da qualcosa che aveva in mente e aveva urgenza di dire. «Storia d'amore», diceva, era stato un «impulso perentorio» diverso dal bisogno di analisi che l'aveva portato a dirigere nel '75 «Il sospetto» con Gian Maria Volonté. «Bandiera rossa», secondo le intenzioni del regista, avrebbe dovuto unire il discorso politico intorno al comunismo e alla sua pedagogia di massa (che sosteneva «11 sospetto»), con la passionalità immediata del racconto sentimentale che stava dietro a «Storia d'amore». Purtroppo lo scorrere del tempo, i rinvìi continui, l'attesa di trovare i soldi, hanno tolto al film quell'urgenza emotiva che Maselli considerava necessaria. 1 film hanno una loro stagione. Soprattutto i film sull'attualità. Sarà stato anche questo a spingere il regista verso «La demolizione», una storia sulla quale, l'altra sera, Maselli non ha voluto dire però neanche .ina parola. [si. ro.]
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