Politici attenti è tornato il Vate di Giulietto Chiesa

Politici attenti è tornato il Vate ANALISI Politici attenti è tornato il Vate :v:-:v:v:v.-:-:o:v:v:v:v:v:-:v:- ' . . ì ORNA in una città JL che farà fatica a riconoscere. La Mosca che lasciò, costretto a salire su un aereo che Io avrebbe portato nell'Occidente che non amava, non c'è più. Ma non c'è di certo quella che avrebbe voluto vedere. La Russia ha respinto il comunismo, ma - come egli temeva - rischia di morire sotto le sue macerie e sotto il peso delle proprie impazienze e presunzioni. Ha girato per le periferie dell'ex impero, per quasi due mesi, alla ricerca non di una realtà perduta, che aborriva, ma di una speranza che non sembra abbia trovato. Aleksandr Solzenicyn è stato definito da chi, tutto compreso, temeva il suo ritorno, come una «mina vagante». Non si sa, nessuno lo sa, quando e come esploderà. Ma è già certo che non sarà un fuoco d'artificio. Egli stesso, nell'ultima tappa di Jaroslavl, prima di salire sui due vagoni attaccati al treno che viene da Pechino, ha dichiarato che intende «usare la propria influenza per agire». Non creerà un partito politico, come è di moda in questi tempi, non accetterà incarichi, non si presenterà in qualche elezione. Non ci crede. Non crede nella democrazia che ha visto tornando. Ma «agirà», come profeta in patria. Non scriverà più, perché «non è più tempo per scrivere». Da qui il «pericolo» che molti avvertono, siano essi al governo o all'opposizione: che il vate possa irrompere nella nuova realtà, instabile e precaria, cambiando le regole ancora fluide di un gioco già di per sé ad alto rischio. Perche Solzcnicyn non lavora per la cronaca. Solo la storia lo interessa, solo nella storia si colloca. Solo sui grandi numeri, che rispecchiano i grandi eventi di un grande Paese egli basa il proprio caparbio disegno. Egli viene gridando: «Noi moriamo!». 11 suo riassunto di questi tre an- I^SUCK ni l'ha già scritto per Novij Mir: è il suo biglietto da visita prima di scendere alla stazione Jaroslavskaja. Ed è una condanna senza appello. Ecco - dice - cos'è stata la riforma. Nel 1993 ci sono stati 800 mila morti più dei nati. La mortalità è cresciuta del 20% rispetto al 1992. La natalità è del 15% inferiore a quella del 1992. L'aspettativa media di vita alla nascita è crollata a 60 anni, «come nel Bangladesh, in Indonesia, e parzialmente in Africa». «Individui disperati - scrive - non riescono a vedere: perché vivere? Perché mettere al mondo figli?». «Noi oggi costruiamo una società crudele, selvaggia, criminale. Di gran lunga peggiore di quegli stessi esempi che cerchiamo di copiare dall'Occidente». E i suoi bilanci appaiono lontani anni luce da quelli, sempre trionfali, dei governanti di oggi, che esaltano l'aumento delle capacità di acquisto dei consumatori, senza accorgersi che le statistiche di Trilussa non riusciranno mai a spiegare come mai il 63% della popolazione - capitalismo o non capitalismo - dichiara di vedere peggiorare le proprie condizioni di vita mese dopo mese. No, Solzenicyn non sarà un personaggio comodo, disinncscabile con facilità. Si può dissentire da molte delle sue ricette di salvezza, gli si potrà rimproverare di avere sbagliato troppi giudizi nel passato, e di aver contribuito, da lontano, a questo sfacelo. L'unica cosa che non si può fare è sottovalutare la sua forza e il suo impatto sulla società russa di oggi. Giulietto Chiesa u

Persone citate: Aleksandr Solzenicyn, Solzenicyn

Luoghi citati: Africa, Bangladesh, Indonesia, Pechino, Russia