«Craxi non avrebbe ceduto»

L'ex vicesegretario psi: caro Cavaliere, mai arrendersi L'ex vicesegretario psi: caro Cavaliere, mai arrendersi Craxi non avrebbe ceduto» (( Di Donato torna alla Camera DOPO L'INCUBO DELLA CELLA SROMA E il paragone tra la prima e la seconda repubblica non suona irriverente, vorrei dire che questa storia del decreto assomiglia tanto a quella del referendum sulla scala mobile. Anche Craxi, come Berlusconi, aveva contro quasi tutti: il pei, la Cgil, e poi Spadolini si era defilato, mentre la de lo mandava avanti senza esporsi. E lui allora convocò una conferenza stampa per dire: se perdo mi dimetto. E vinse». No, Bettino non si sarebbe comportato come Berlusconi. Non avrebbe mollato. Parola di chi lo conosce bene. Paroladi Giulio Di Donato. L'ex vicesegretario socialista, che ormai è in libertà a tutti gli effetti, si materializza come d'incanto in piazza del Parlamento. «All'ingresso secondario c'è Di Donato: che faccia tosta, ma tanto ritornerà in galera». Il retino Giuseppe Gambale, che lo ha visto, diffonde la notizia a Montecitorio a modo suo. L'esponente di quello che fu il psi, però, non si fa vedere in giro. Giusto il tempo di passare in banca, alla Camera, e poi esce nuovamente dal palazzo per fermarsi a fare quattro chiacchiere con alcuni socialisti superstiti. E mentre Gambale grida allo scandalo, lui, al contrario, tesse le lodi delle opposizioni. Per la verità non di tutte: «D'Alema - dice - si è dimostrato un politico di spessore. Non ha seguito la corrente e non ha inneggiato alla forca». E' dimagrito, Di Donato. «Ho perso dieci chili - spiega - perché mentre stavo in carcere ne ho approfittato e mi sono messo a dieta. Ho fatto pure ginnastica, nelle ore d'aria. Adesso sono in forma, come un giocatore in pensione, alla Gigi Riva per intenderci». Non ha perso la voglia di scherzare. Eppure si vede che è provato: «In cella dice - si sta in venti, con un solo gabinetto alla turca. Sei sempre lì buttato. Ti fanno scendere in cortile per tre ore. Poi rimani chiuso, anche se per legge non dovrebbe essere così. Ma nel mio braccio, per esempio, c'erano 700 detenuti e i secondini non potevano controllarci tutti, quindi ...». A Poggioreale, Di Donato si è reso conto di tante cose: «Per esempio - osserva - che noi socialisti abbiamo fatto una cavoiata con quella legge sulla droga: la prigione era piena di ragazzi tossicodipendenti, piccoli spacciatori. E se entri lì dentro a vent'anni e ci rimani anche solo un mese diventi un delinquente». Si sfoga Di Donato. E non solo per quello che ha passato dentro. E' soprattutto quello che è stato scritto sul suo conto in questi giorni a farlo andare in bestia: «Io - sottolinea - non sono un beneficiario di questo decreto perché ho vinto in cassazione dove avevo fatto ricorso. Però i giornali non lo hanno scritto e invece mi hanno associato a De Lorenzo. Ma ormai questo è il paese di Funari, che sarà anche un grande mattatore televisivo, però se gli italiani vo¬ gliono farsi governare da lui ci pensino bene... Quello vende la mortadella e mentre la pubblicizza dice: «Questo decreto non mi piace, vorrei capire meglio di che si tratta...». Però quel provvedimento, anche se può apparire strano, sembra non avere il gradimento neppure di Di Donato: «Secondo me osserva - Berlusconi ha sbagliato a fare il decreto. Era meglio il disegno di legge. Così avrebbe avuto il tempo di dire alla gente come si vive in carcere, qual è la situazione della giustizia in Italia. Bastava raccontare quello che mi ha riferito il mio avvocato: un suo cliente, un professionista, è stato arrestato per tentata estorsione ed è rimasto dentro per un anno e mezzo. Poi lo hanno processato e assolto. Se la materia fosse stata trattata così, allora state tranquilli che tutto sarebbe andato diversamente. E invece hanno fatto credere che era un provvedimento libera-tangentisti, quando ne sono usciti di galera solo 156». Di Donato non riesce proprio a dimenticare il putiferio che ha scatenato la sua carcerazione: «Hanno detto che la piazza era insorta. Ma si sa com'è la piazza. Applaudiva Mussolini al Lirico e cinque giorni dopo sputava sul suo cadavere a piazzale Loreto. Non ci si può regolare su questi umori. Nè il Paese si può dividere tra i sostenitori dell'oligarchia di Berlusconi e quelli dell'elite dei magistrati». L'ex vicesegretario finisce di parlare e si guarda in giro. Non vorrebbe aver detto troppo. Di questi tempi, ora che il decreto è stato bocciato, non si sa mai... Maria Teresa Meli «Il carcere mi ha fatto bene Sembro Gigi Riva» LA STAMPA rendersi duto» ra L'ex vicesegretario del partito socialista Giulio Di Donato «Il carcere mi ha fatto bene Sembro Gigi Riva» L'ex vicesegretario del partito socialista Giulio Di Donato Francesco De Lorenzo

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