Quel Cavaliere senza sorriso di Raffaella Silipo

Quel Cavaliere senza sorriso Quel Cavaliere senza sorriso Le prime foto «brutte» di Berlusconi POLITICA E IMMAGINE OVE' finito il sorriso? Si asciuga il sudore. Appoggia il volto distrutto alle mani convulsamente strette. Stira la pelle sulle tempie. Torce la bocca in una smorfia di dolore e fatica. Si curva sotto il peso di domande e proteste del Paese. Ebbene si, dopo le lacrime di Capitan Baresi e Codino Baggio, si alza un'altra maschera, si svela un altro uomo: anche i Berlusconi piangono. Si sono gettati tutti con perfida gioia su leone Silvio alla sua prima caduta ufficiale. E siccome il Cavaliere agli attacchi verbali è preparato, lo hanno colpito nel suo punto di forza, per l'occasione diventato di debolezza: l'immagine, il sorriso. Così l'Unità dedica una pagina al volto del Cavaliere, minuto per minuto, le preoccupazioì ni su ogni ruga, non protetto dalla leggendaria calza pre-elettorale, quella che lo rendeva più giovane e lieto, anni luce fa, all'epoca del primo messaggio a reti Fininvest unificate. Cosi il manifesto lo sbatte in prima pagina, enorme, accanto al portavoce Ferrara, la schiena curva, le braccia ciondoloni, lo sguardo rassegnato. Sguardo che si alza al cielo nelle pagine interne, a chiedere improbabile aiuto. Così il Popolo, addirittura, apre con una foto di Stanlio e Ollio, sovrastala dal titolo «Hanno scherzato». Dov'è finito il sorriso? «Il miliardario ridens - affonda lo stiletto di Michele Serra sul quotidiano pidiessino - negli ultimi giorni ha riso poco. Lo si è visto in tv con quella caratteristica e involontaria smorfia infantile, anticamera del pianto, che in piemontese si chiama cassul. Il bambino ridens si è inceppato: ma noi, da adulti, sappiamo che è per il suo bene e lo immaginiamo chiuso nella sua stanzetta con indulgenza e in fondo con affetto». L'indulgenza ironica di Serra diventa quasi simpatia sul manifesto. «Sfregiato nell'immagine, azzoppato, trasformato in quella che gli americani chiamerebbero una lame duck, un'anatra ferita, esposta d'ora in poi alle doppiette di troppi cacciatori». Un Cavaliere zoppo, in fondo, può anche piacere, la bella sconfitta è mi¬ raggio che ogni progressista insegue e ammira. Ma Berlusconi non è abituato, a rendere la sua debolezza segreta amica della forza. Non riesce a sfoderarlo, il sorriso, come erano usi i «vecchi» della Prima Repubblica, davanti alle foto irriverenti, il Craxi addormentato, il Fanfani con le orecchie a punta, il De Mita con le dita del naso, il Leone con le corna. Sogghignavano, loro, consapevoli che il Paese sarebbe stato indulgente, nel vederli così fintamente vulnerabili, così apparentemente uguali a sé. Dietro la maschera della debolezza era più facile coltivare i vizi del potere. Il Cavaliere no, il suo sorriso lo difende con le unghie e con i denti: tanto da scegliersi una responsabile per l'immagine, nella persona di Mity Simonetto. E' lei che ha inondato di foto «autentiche» del Cavaliere le redazioni dei giornali italiani. E' lei che gli sceglie gli abiti, dal maglione «familiare» alla cravatta punlinata. E' lei che gli ha messo alle calcagna Roberto Gasparotti, cameraman fidatissimo cresciuto in Fininvest, con il compito di registrare per immagini l'attività di governo. Alla base, l'idea che «l'immagine ha maggiore incidenza delle parole, per il suo forte realismo e l'intensa portata metaforica», diceva alla Slampa Gianfranco Bettetini, professore alla Cattolica di Milano. E che «l'immagine guadagna quel pubblico di giovani allenato dalla tv aggiungeva Vittorio Corona, vicedirettore della Voce - in cerca di rapidità, immediatezza, forme che parlano da sole». Per avere accanto a sé la garanzia di un occhio benevolo, che moltiplicasse all'infinito il famoso, seducente schiudersi delle labbra, Berlusconi ha persino rischiato l'incidente diplomatico, in sede di Consiglio Europeo. Voleva la sua troupe accanto a quella Rai, malgrado il regolamento lo impedisse, e se non fosse stato per i buoni uffici della rappresentanza tedesca, chissà come andava a finire. Milioni di occhi assai poco benevoli lo hanno osservato ieri, stanco, preoccupato, dubbioso. Come quello del gatto del Cheshire in Alice nel Paese delle Meraviglie, il sorriso del Cavaliere è rimasto senza padrone. Aleggia su un Palazzo Chigi bruscamente risvegliatosi alla realtà. Raffaella Silipo M Egffesg La fatica di Berlusconi nelle foto del manifesto e del Popolo

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