In tavola carne per cani

A Rivalta i Nas hanno bloccato un traffico di fettine «a rischio» A Rivalta i Nas hanno bloccato un traffico di fettine «a rischio» In tavola carne per cani Chiuso un macello abusivo Quintali di fettine «a rischio» sono finite nelle cucine dei torinesi. Da almeno un anno, un gruppo di macellai senza scrupoli commercializzava carni che, se fossero state sottoposte ai controlli sanitari, sarebbero state probabilmente trasformate in scatolette per cani e gatti. Li hanno smascherati i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità, che hanno arrestato tre macellai e hanno denunciato altre quattro persone «per aver venduto alimenti pericolosi per la salute pubblica»: animali morti per malattie o ingrassati con sostanze proibite erano trasformati in fettine «pulite» grazie a un falso timbro dell'Usi di Orbassano. Tre negozianti torinesi acquistavano le carni sottocosto, e le rivendevano a prezzo pieno alle massaie. Il meccanismo del commercio clandestino è contenuto nel fascicolo in mano al pm Carlo Pellicano: Emilio Zannini, 28 anni, via Trento 2 a Piossasco, e Marino Fontana, 38 anni, pure di Piossasco, residente in via Kennedy 3, lavoravano al macello «Pozzi» di Bruino. Qui entravano ogni giorno in contatto con gli allevatori che, quando avevano bestie malate (o comunque non commerciabili) le cedevano ai due a poco prezzo. Secondo l'accusa, si trattava di bovini «malati, morenti o morti per cause patologiche, o trattati con sostanze ormonali». Fontana e Zannini macellavano gli animali in un capannone attiguo alla casa di Giuseppe Isma, 54 anni, in via Piossasco 147 a Rivalta. Qui c'era un vero e proprio macello abusivo: i Nas vi hanno sequestrato (oltre a decine di chilogrammi di carne) l'attrezzatura per squartare gli animali, le pistole per ucciderli, la cella frigorifera e un falso timbro dell'Usi 24 di Orbassano. I carabinieri hanno accertato che a procurare il timbro sarebbe stato Mauro Calanca, di Bruino, titolare di una tipografia a Volvera: è stato denunciato per falso. Un dossier fotografico testimonia i successivi passaggi delle carni «timbrate»: venivano caricate sulle auto dei tre (che non usavano furgoni refrigerati per evitare controlli durante il trasporto) e consegnate in tre macellerie torinesi: una era gestita direttamente da Giuseppe Isma in via Paoli 51. Le altre due sono la «Aimar carni» di Bartolomeo Aimar, in via Reiss Romoli 51/c e il negozio di Giancarlo Novarese in via Guido Reni 109. I negozi, posti sotto sequestro per qualche giorno, sono stati riaperti. Ieri mattina per Zannini, Isma e Fontana erano pronte le manette: ma, in virtù del contestato decreto Biondi i tre hanno ottenuto gli arresti domiciliari con il divieto di comunicare all'esterno. I proprietari delle macellerie di via Guido Reni e via Reiss Romoli sono stati denunciati a piede libero. Nulla è trapelato sulla settima persona coinvolta nell'inchiesta: pare che, durante le perquisizioni, siano state sequestrate delle armi clandestine. Al vaglio degli inquirenti c'è anche la posizione degli allevatori di Settimo, Cuneo e Torino: gli animali ceduti venivano sostituiti nelle stalle con altri, in modo tale che il numero dei capi restasse invariato. Giovanna Favro Tre agli arresti A Torino negozi sotto sequestro Emilio Zannini, Giuseppe Isma (sopra, da sin.) e Marino Fontana