Poli dipinge d'azzurro il Ventoux

Vince a Carpentras dopo una fuga solitaria di 170 km e la terribile scalata Vince a Carpentras dopo una fuga solitaria di 170 km e la terribile scalata Poli dipinge d'azzurro il Ventoux Indurato, discesa-thrilling CARPENTRAS DAL NOSTRO INVIATO Un italiano di 29 anni che si chiama Eros Poli e lavora in una piccola squadra che ha come capitano Chioccioli, un vecchio medaglione del nostro ciclismo, esce dal gruppo quando mancano 170 chilometri al traguardo e una montagna da scalare il cui nome ha spaventato e spaventa gregari e campioni. Che cosa vuol combinare? Nulla. Deve fare pipì. Nasce in tal modo l'avanzata d'un corridore qualunque, ignoto alla maglia gialla, indifferente a chi si batte nell'alta classifica, un cavallone veneto che fu mondiale della 100 km da dilettante e che ora tira le volate a Baffi e a Martinello. Vai, fatti un viaggetto se proprio ci tieni, raccoglieremo le tue bucce. Ma il corridore qualunque pedala e pedala, oltrepassa il confine che separa un'ordinaria e grigia realtà (è la solita fuga senza speranza) dalle terre della fantasia. E Poli comincia a fantasticare. Si immagina solo sulla salita terribile, solo nel volo verso Carpentras, solo al traguardo; vede se stesso al centro d'una folla enorme che ne decreta il trionfo, pensa al momento in cui il supremo direttore del Tour abbracciandolo gli dice: grazie Eros Poli, per questa magnifica impresa, sei da oggi nella storia del Tour. Il sudore fa bruciare gli occhi e cancella i miraggi, ma Poli attacca il Ventoux con oltre 24' di vantaggio sul gruppo. Supera un secondo confine: alla regione del sogno succedono le terre di una fondata speranza: posso farcela, sarà tremendo, ma posso farcela. Intanto, mentre Poli sale come se trascinasse un carro di sabbia, dal gruppo è schizzato Pantani. Il Ventoux ha ancora i piedi nel verde. Tra poco si farà conoscere per quello che è. Una curva acuta, una brusca cabrata: bisogna cambiare all'istante, le gambe pronte a riceverne l'uito. Cominciano i dolori. Sulla montagna calva, fatale braciere d'un corridore inglese, Tom Simpson, ex campione del mondo, che vi salì carico di doping, e che ieri ha avuto un'altra vittima, un tifoso tedesco, Paul Christophe, 24 anni, ucciso da un fulmine in mattinata, si spezzano i resti del Tour (in 53 compreso Armstrong, hanno abbandonato stremati dal caldo o colpiti come Chiappucci e Rominger dalla gastroenterite aggravata dalla fatica), imboccano un bianco, sassoso scenario da ciclistica cavalleria rusticana. Su questa strada in un remoto luglio del 1955 si sfidano Geminiani e Kubler. Il grande Ferdi prepara l'attacco. «Attento svizzero - l'avverte Geminiani -, il Ventoux non e una montagna come le altre». «Lo so. Ma Ferdi Kubler non è un corridore come gli altri». E parte, scompare in un vapore da forno, scavalca ciondolante e stordito la cima. Geminiani lo trova a metà della discesa. Chino sulla bicicletta appiattita nella polvere, Kubler si batte i pugni sulla testa, urla: «Maledetto te, Ferdi, sei un pazzo, Ferdi». Delira ancora la sera, ad Avignone, prima di ritirarsi: «Ferdi ha ucciso Kubler, arrestatelo, Kubler ha ucciso Ferdi». Dove sono finiti gli alberi? Un deserto di pietre ha inghiottito il miraggio. All'attacco di Pantani risponde il religiosissimo, pio francese Leblanc. Indurain aziona la pompa, gli restano nella scia Vircnque, Conti, Lino e De Las Cuevas. Leblanc, pur avendo succhiato ruote sin dall'in- fanzia, non ce la fa a succhiare quelle di Pantani, la presa gli sfugge: la pattuglia di Indurain gli è addosso, lo stacca. Nel suo après-midi d'un grimpeur, Pantani fa l'imitazione del più dispendioso Chiappucci. Il maestro ha lasciato la traccia sul giovane allievo. Quel tribolato arrampicarsi braccato dal signore navarro che non riesce a perdonargli l'offesa del Giro, non gli frutterà che il crollo del danese Rijs. Leblanc rientra in discesa con il lettone Ugrumov e con Elli, che sarà secondo a Carpentras a completare il successo italiano. Una discesa da mettere i brividi. Per due volte Indurain fallisce la curva. Per due volte, e la seconda fa rizzare i capelli a chi 10 segue, la sbandata lo porta a una spanna dal precipizio: perduto il controllo della bicicletta, con la scarpa che pialla l'asfalto, 11 corazziere riacquista miracolosamente l'equilibrio. Il Tour ha rischiato di lasciare per strada il suo re. Il grimpeur Pantani che in vetta aveva un vantaggio di l'27" sulla squadriglia di Indu¬ rain, molla \ '2\" nella picchiata e si arrende alla caccia sul piano. Poli pesa una tonnellata, è una valanga. Vinto solo dalla commozione, piange negli ultimi chilometri e in faccia al traguardo leva le braccia e s'inchina agli applausi. L'attore ha concluso il suo formidabile recital. «Una congiura, ce l'hanno tutti con me, Indurain e i suoi compari». E' tetro Pantani. Ma oggi, dopo l'Alpe d'Huez non ci sarà la discesa. Gianni Ranieri

Luoghi citati: Avignone