Italiani ci avete cacciati di Franco Badolato

Italiani, ci avete cacciati Brasile: nella gioia affiora la polemica di chi non è più nel nostro campionato miliardario Italiani, ci avete cacciati Dunga & C, rivincita con rimpianti LOS ANGELES DAL NOSTRO INVIATO E' il Brasile dei rimpianti italiani quello che ha conquistato il quarto titolo mondiale a spese degli azzurri. E' il Brasile di attaccanti talentuosi come Romano e Bebeto, ritenuti inaffidabili per il nostro campionato. E' il Brasile di difensori e centrocampisti come Branco, Mazinho e Dunga via via scartati da Brescia, Genoa, Fiorentina, Pescara, Lecce. E' il Brasile di Taffarel che, dopo anni difficili a Parma, non ha trovato estimatori neppure in maglia granata, a Reggio Emilia. E' il Brasile infine, unica contraddizione, ma grossa, di Aldair. Il solo che sa di sicuro di continuare ad essere «italiano» ma anche l'uomo delle ultime ore: chiamato in ritardo a «salvare» la Roma di Mazzone ed entrato a fatica tra i ventidue del et Carlos Parreira per il forfait di Mozer. Romario e Bebeto, quei due, non li vedremo mai in Italia. Romario, eletto miglior giocatore del campionato del mondo, campione iridato qui e campione di Spagna col Barcellona, chiuderà l'attività fra due stagioni, al compimento dei trent'anni. L'ha già annunciato, forse potrebbe revocare l'addio e presentarsi ai nastri di partenza di Francia '98 se il successore del et Parreira (per il quale si annuncia il trasferimento al Valencia) saprà dargli la stessa fiducia a lui riservata in questa occasione. Dice: «Mi spiace per i miei predecessori in verdeoro, ma ha ragione Parreira, siamo noi la generazione vincente del calcio brasiliano. Noi, forse meno belli e meno bravi di quelli di Spagna '82, meno attesi e più fortunati magari di quelli di Italia '90. E' finita l'era Maradona, comincia quella di Romario. Ho sempre vinto, ovunque ho giocato, questa è la mia forza. L'Italia? Per me non ò mai stato un cruccio, il campionato olandese prima e quello spagnolo, soprattutto, poi, mi hanno dato anche più di quello che avrei potuto avere da voi». Il partner in gol di Romario, «piangine» Bebeto, ha già superato la soglia dei 30 anni. E, stavolta fra lacrime di gioia, in mezzo alla torcida impazzita, ha deciso di lasciare ad altri (Ronaldo II, nemmeno 18 anni, scalpita) lo scettro di damigella d'onore di Romario. «Basta, chiudo qui, ho raggiunto il massimo, il mio ciclo nella Selegao si esaurisce con questo Mondiale)». Forse gli rimarrà, vita naturai durante, la sensazione di essere sempre stato il magnifico «secondo» dietro a Romario. Una specie di Graziani o Altobelli '82 rispetto a Paolo Rossi. E siamo ai rimpianti veri, gli «incompresi» del campionato italiano. Branco, prima di tutti. «Fino all'altro ieri ero convinto che dopo due tentativi falliti, prima al Brescia e poi al Genoa, ci sarebbe stato ancora un futuro per me in Italia. Ma nessuno si è fatto avanti. Ho ricevuto offerte dalla Francia e dalla Spagna, oltreché dal Brasile. Penso che l'Italia non mi rivedrà più anche se rimane una scommessa aperta. Dall'esperienza del vostro campionato sono uscito due volte distrutto, a Genova poi mi hanno trattato malissimo, come è avvenuto ultimamente per Skuhravy. Ma ora sono campione del Mondo, io, roba da non crederci, più forte degli italiani con i quali non ero stato considerato degno di giocare». Duro, durissimo anche l'at¬ tacco di Dunga, il cucciolo terribile. Ha parole di incoraggiamento solo per Baggio: «Si vedeva che Robi non stava bene, non era in grado di disputare la finale». Poi spara a zero: «Chissà in quanti, in Italia, si saranno mangiati le mani vedendomi alzare al cielo la coppa del Mondo, io capitano del Brasile. E' stata la vittoria degli uomini veri, di un gruppo compatto e inattaccabile dalle critiche. Ha ragione Romario, questo era il nostro Mondiale e l'abbiamo vinto a dispetto di chi, in patria soprattutto, ha fatto molto per non farcelo vincere». «Ma noi credevamo nel nostro destino», sostiene Taffarel, esorcista di Baresi e Baggio dal dischetto fatale ai nostri colori, bravo su Massaro quanto Pagliuca su Marcio Santos. «Speriamo - aggiunge - che qualcuno in Italia si ricreda su di me, vorrei restare da voi, mi spiace per gli amici Benarrivo, Apolloni, Bucci e Minotti ma non li prenderò in giro. Il Brasile aveva più bisogno di questo titolo, e Dio è stato dalla nostra parte». Ci sarà, ora, è logico, la riscoperta del calcio brasileiro. La Selecao mondiale è piena di giovani interessanti. Da Cafù a Ronaldo, le speranze, a Leonardo e Marcio Santos, difensori di temperamento. Oppure Mauro Silva, l'uomo in più di Parreira («Sono convinto che il et tornerà con noi, nella vittoria c'è un po' di tristezza per il suo addio», dice), il tattico che ha fatto storcere il naso alla critica. Oltre a Mazzone, che ha Aldair, soltanto Trapattoni, che guiderà Jorginho nel Bayern Monaco, potrà, tra gli allenatori italiani, coccolarsi un campione del mondo in squadra. Franco Badolato LA SQUADRA IDEALE DEL MONDIALE ALDAIR (Brasile) MALOINI Q ("alia) A sinistra la festa ieri notte a Copacabana subito dopo il successo dei carioca a Los Angeles A destra foto di gruppo dei brasiliani con la coppa appena conquistata a spese dell'Italia