La rabbia del Codino

La rabbia del Codino La rabbia del Codino «Una finale segnata dal dolore» LOS ANGELES DAL NOSTRO INVIATO L'eroe è stanco, distrutto, disperato. Il day after di Roberto Baggio si consuma in un mix di sensazioni difficili da decifrare. Questa volta neppure la carezza rassicurante della piccola Valentina può essergli di conforto. Il Codino è di fronte al bilancio del suo secondo Mondiale fallito e, rispetto a Italia '90, l'amarezza è ancora maggiore se si tiene conto che la coppa era lì a portata di mano. Una delusione di questo tipo rischia di cancellare, a livello psicologico, quanto di buono uno pensa di aver conquistato con grande fatica. Baggio e la sofferenza. Non è quasi mai riuscito a giocare in condizioni ideali. Prima la tendinite, poi la tallonite, poi una fastidiosa vescica al piede, infine lo stiramento che ha rischiato di fargli saltare la finale. Eppure ha segnato gol importanti, deci- sivi. Ma ha sbagliato il rigore della vita proprio perché ormai stava spegnendosi come una candela. Ricorda i tormenti prc partita: «Stavo male, ho deciso di giocare soltanto poche ore prima della finale, perché i medici erano convinti che potessi farcela. Io un po' meno, ina non mi sono tirato indietro. Una volta in campo ho cacciato fuori tutte le energie fisiche e psicologiche che avevo. Tutto sommato credo di non aver giocato male. Ho cercato di fare qualche scatto, di fare da sponda per i compagni. Ho avuto pure due occasioni da gol su passaggi di Donadoni e Massaro, ma avete visto tutti che tiri del cavolo sono stato capace di fare. Se fossi stato al massimo, quelli erano gol sicuri. Purtroppo è stata una partita segnata dal dolore». Baggio e i rigori. Difficile che sbagli dagli undici metri. Quante volte gli abbiamo visto decidere una partita con la freddezza di un ghiacciolo. Ieri si è avvicinato al dischetto con i calzettoni abbassati, ha baciato come sempre il pallone, ma poi ha rischiato di colpire chi stava seduto in curva. Non si dà pace: «Potevo segnare, colpire il palo, tanni parare il tiro. La verità è che ero stravolto, ho battuto il rigore contro natura. Di solito piazzo la palla, questa volta ho perfino cercato la botta secca. La verità è che segnare o non un rigore non è mai determinante nel bilancio personale di un giocatore, ma questo sbaglio mi ha procurato un dolore profondo. Molti mi hanno chiesto se fosse giusto che lo tirassi in quelle condizioni, ma non potevo sottrarmi a questa responsabilità». Un Baggio più maturo, che cancella l'immagine del «coniglio bagnato» e tutte le polemiche del passato. Questo Baggio non avrebbe rifiutato di calciare il rigore contro la Fiorentina, né quello in Coppa Uefa con il Benfica. Baggio e la finale. Non ha dubbi: «In campo eravamo poco lucidi, dopo sei partite che si erano trasformate in altrettante finali. Così siamo arrivati stremati, mentre il Brasile ha sempre dimostrato di essere più fresco e più lucido. Nonostante ciò, abbiamo avuto qualche palla-gol, ma mancando la condizione atletica abbiamo sempre attaccato con pochi uomini e pochissime idee. Quando è arrivato il momento dei rigori, ho visto attorno a me la desolazione. Ho guardato i compagni e ho notato negli occhi di tutti la paura. Ormai era chiaro che il cervello non comandava più le gambe». Baggio e i bilanci. Inesorabile arriva il momento della resa dei conti. Flash back su un Mondiale che aveva preparato con pazienza certosina e meticolosità da primo della classe. Invece il mondo gli è crollato addosso in fretta: «Il mio Mondiale è nato all'insegna del tutto storto. Poi ho rivisto la luce ed è rinato l'entusiasmo, ma proprio nella finale sono ripiombato in un baratro. La prima sberla è arrivata contro la Norvegia quando Sacchi mi ha tolto dal campo. Non ci credevo, pensavo davvero che il et fosse impazzito. Il riscatto è arrivato con la Nigeria e credo che ricorderò per tutta la vita quegli ultimi, drammatici minuti. Mi resta la rabbia per non aver espresso tutto ciò che avevo dentro, anche su qualcosa di importante sono riuscito a fare. Ma è chiaro che avevo sognato un Mondiale ben diverso, soprattutto non avevo messo in bilancio questa grande amarezza finale. Sfuma un'altra occasione della mia carriera». Adesso si fermerà qualche giorno a Caldogno, poi volerà in Argentina per una battuta di caccia. E soprattutto per dimenticare. Fabio Vergnano «Avevo sognato un altro Mondiale Che occasione ho gettato via» i finali NON SONO AMICI DEGLI AZZURRI Napoli, 21-6-1980 - Europeo (finale 3° posto) CECOSLOVACCHIA-ITALIA 1-1 (rigori 9-8) (realizzati: Causio, Altobelli, Baresi G., Cdbrìni, Benetti, Graziani, Scirea, lardelli; fallito: Collovati) Napoli, 3-7-1990, Mondiali (semifinale) ARGENTINA-ITALIA 1-1 (rigori 4-3} (realizzati: Baresi F., Baggio R., De Agostini; falliti: Donadoni, Serena) Stoccolma, 16-6-1991, Torneo Scania ITALIA-URSS 1-1 (rigori 3-2) (realizzati: Baresi F., Deagostini, Vierchowod; fallito: Berti) Los Angeles, 17-7-1994, Mondiale (finale) BRASILE-ITALIA 0-0 (rigori 3-2) (realiz: Albertini. Evani; falliti: Baresi F., Massaro, Baggio R.) E LA UNDER 21 Valladolid, 29-10-1986, Europeo (finale) SPAGNA-ITALIA 2-1 (rigori 3-0) (falliti: Giannini, Desideri, Baroni) Montpellier, 15-4-1994, Europeo (semifinale) ITALIA-FRANCIA 0-0 (rigori 5-3) (realizzati: Panucci, Vieri C, Berretta, Marcolin, Carbone B.) N.B. A partire dal 1980, nelle Coppe europee, le nostre squadre si sono giocate la qualificazione ai rigori 14 volte, in 6 occasioni con esito positivo (Roma, Milan, Fiorentina, Napoli, Bologna e Parma) e in 8 con esito negativo (Juventus 2, Napoli 2, Roma 2, Torino, Fiorentina). Baresi e Robi Baggio affranti dopo la sconfitta con il Brasile