Baresi stavolta è vero addio di Marco Ansaldo

Il Capitano, dopo le lacrime del ko, lascia la Nazionale: potevo vincere due Mondiali, ho perso due volte ai rigori Il Capitano, dopo le lacrime del ko, lascia la Nazionale: potevo vincere due Mondiali, ho perso due volte ai rigori Baresi, stavolta è vero addio «Il nuovo leader sarà Robi Baggio» LOS ANGELES DAL NOSTRO INVIATO L'ultima fotografia di Baresi in Nazionale è quella di un uomo in ginocchio con la faccia sul prato: il naufragio emotivo del Capitano che non avevamo mai visto piangere. Ieri ha ufficializzato l'addio. E non sarà come due anni fa, quando di ritorno da una trasferta del Milan in Slovenia, convocò i giornalisti per dire che non sarebbe andato a Cagliari e che Sacchi avrebbe dovuto trovare un altro bastone su cui appoggiarsi. Non ci saranno le processioni dell'Arrigo, né i fiori di Matarrese a Maura, sua moglie, per trascinarla nella sacra causa della Nazionale. Baresi azzurro finisce con il crollo dopo il rigore sbagliato, così drammatico che ci è sembrato di sentire il rumore del ginocchio ferito mentre sbatteva a terra. «Ho fallito'come un ragazzino - racconta - perché sapevo benissimo di non dover cambiare l'angolo di tiro mentre colpivo la palla. L'ho fatto per stanchezza, ero stremato e poco lucido. Mi sono sentito uno stupido. Ma ora non mi rimprovero nulla. A caldo mi sembrava un'ingiustizia avere perso la finale, mentre sarebbe stata un'ingiustizia uguale, forse più grande, se l'avesse buttata via il Brasile». Non è ancora il tempo dei bilanci. Un anno lo reggerà ancora nel Milan. Magari ne aggiungerà un altro, perché lui dice che il calcio non logora e se sei nato per giocarlo non te ne puoi stancare. Si deve smettere quando cede il fisico. Il suo, a 34 anni, non si sente ancora pronto per la pensione né per le partite tra le vecchie glorie. Ma la Nazionale è un'aggiunta di stress, di ritiri e di partite che si giocano quando verrebbe la voglia di tirare il fiato. «Basta - dice - ho voluto esserci a tutti i costi con il Brasile perché sapevo che sarebbe stata l'ultima volta e quando nel secondo tempo mi hanno colto i crampi e dalla panchina mi chiedevano se volevo uscire ho detto di no perché volevo godermi il momento fino alla fine. Comunque fosse finita sarei rimasto in campo, con il mio ginocchio ope- rato di fresco che funzionava a meraviglia. Speravo in una conclusione diversa, non ho neppure guardato Dunga mentre alzava la Coppa, non me ne importava nulla. Sentivo e sento solo una grande malinconia». Si chiude un'epoca, tra un Mondiale conquistato senza essere mai andato in campo e uno scivolato via senza aver perso la finale. Baresi esordì in Nazionale il 4 dicembre dell'82 a Firenze contro la Romania ed era già campione del mondo: un caso anomalo, come sarebbe stato quello di Bucci qui in America se l'Italia avesse battuto il Brasile. «Quell'esperienza in Spagna mi servì per osservare e imparare. Ma vincere qui, come nel '90, sarebbe stata un'altra cosa. Mi guardo indietro e mi dico che avrei potuto vincere due Mondiali veri e invece mi ritrovo con l'amarezza di due sconfitte ai rigori: in quattro anni l'Italia è la squadra che ha fatto meglio di tutte e usciamo a mani vuote: essere vicecampioni del mondo è una consolazione piccolissima». Ora comincia il dopo Baresi. Come nel Milan anche in Nazionale è arrivato il momento di sciogliere il nodo, perché il Capitano sta perdendo qualche colpo: la finale è stata straordinaria ma non cancella le incertezze di altre partite prima del Mondiale e con l'Irlanda. Al di là del feeling che aveva con il Capitano, se Sacchi due anni fa avesse avuto pronta una soluzione di ricambio l'avrebbe adottata senza richiamare chi gli aveva detto no. Ma non c'era il ricambio. Probabilmente non c'è neanche adesso, se Minotti è l'unico (con Bucci) a non aver giocato neppure un minuto del Mondiale pur con tutte le occasioni che gli si sono presentate. Il campionato presenta alternative fragili. Da settembre l'Arrigo dovrà inventarsi qualcosa. «La soluzione questa volta mi sembra semplice - dice Baresi -. L'Italia ha giocato tutto un Mondiale senza di me ed è arrivata alla finale. Mi sembra che la strada sia ormai segnata e che, lavorandoci un po', il futuro sia assicurato: questa è una squadra che renderà bene ai prossimi Europei e ai Mondiali in Francia, come successe nel '78 quando non si vinse ma si impostarono le basi per la Spagna. Torniamo da questa esperienza più forti e con un nuovo leader che è Baggio: ha saputo uscire benissimo da un'esperienza difficile, ora è lui l'uomo al quale aggrapparsi». L'investitura è per il Codino, la fascia di capitano finirà a Maldini. Per Baresi soltanto una partita di addio che la Federazione sta preparando, come non aveva fatto per nessun altro. E i maligni dicono che lo fa perché lui non ci ripensi. Marco Ansaldo «L'errore dal dischetto? Mi sono sentito stupido» o ? » Taffarel (foto a lato) consola Baresi dopo il rigore fallito; Robi Baggio (sopra) al momento della premiazione