«Relazioni pericolose» della Sanda

Torna l'attrice e debutta in palcoscenico nel ruolo della Marchesa di Morteuil Torna l'attrice e debutta in palcoscenico nel ruolo della Marchesa di Morteuil «Relazioni pericolose» della Sonda Mario Monicelli alla seconda regia teatrale ROMA. Prima ci ha provato Stephen Frears portando al cinema «Le relazioni pericolose» in un film memorabile con Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer. Poi l'ha imitanto Milos Forman proponendo «Valmont», con Annette Benings, Colin Firth e Meg Tilly. Adesso, a tentare l'impresa per la terza volta in pochi anni, è Mario Monicelli che ha voluto al suo fianco, nel ruolo della Marchesa di Morteuil, l'algida bellezza di Dominique Sanda. Nonostante un cast assolutamente cinematografico stavolta «Le relazioni pericolose» non è però destinato al grande schermo ma ai palcoscenici teatrali: debutto alla Versiliana il 4 agosto, poi giro di qualche festival, chiusura nel cortile di palazzo ducale ad Urbino. In autunno repliche nei teatri di mezza Italia. A fianco di Dominique Sanda, fortemente voluta da Monicelli che, con occhio cinematografico, ha capito quanto il volto angelico dell'attrice francese potesse esprimere la crudeltà intellettuale della Marchesa di Morteuil, Geppy Gleijeses nella parte del visconte di Valmont, Laura Morante in quella di Madame de Tourvel, Yvonne Sciò in quella di Cecile Volanges, la vittima di un intrigo che non comprende. Romanzo epistolare di grandissimo fascino, che con l'esplodere della tragedia segna la fine del razionalismo illuminista e l'inizio della passione romantica, «Le relazioni pericolose» deve la fortuna di questi anni all'adattamento fatto per il teatro dall'inglese Cristopher Hampton. A lui infatti spetta il merito di una messa in scena storica fatta a Londra al principio degli Anni Ottanta alla quale si sono poi ispirati tanto i film quanto gli altri allestimenti teatrali. Anche questo. L'idea di riproporre il testo di Choderlos de Laclos è infatti di Gleijeses che in quegli anni era riuscito a vederlo restandone incantato. E Monicelli l'ha voluto lui, proprio per la totale estraneità del regista a quel tipo di atmosfere astratte e cerebrali, tanto lontane dai toni quotidiani e irridenti della sua commedia all'italiana. «Del teatro so pochissimo», dice Monicelli, «perché pochissimo me ne sono interessato nella mia carriera, anche se come spettatore qualche volta l'ho frequentato. Un paio d'anni fa, per la prima volta lic diretto una commedia: "Arsenico e vecchi merletti". E' andata bene. Ci riprovo. Per quanto male possa impostarne la regia con questo gruppo d'attori non sarà un fallimento». Da toscano sarcastico e concreto confessa che più che la lacerazione dei sentimenti imbrigliati dentro il lucido percorso della ragione, a Monicelli interessa tracciare un ritratto di quell'aristocrazia francese che pochi anni dopo finiva decapitata sulla ghigliottina. «Questi aristocratici che passano il tempo a tessere trappole d'amore per dimostrare che l'amore non esiste e il solo stato di felicità sessuale è quello degli animali, a me fanno sinceramente una gran rabbia. Son bischerate. Han fatto bene i francesi durante la rivoluzione a liberarsene. Ecco perché ho voluto che nell'ultimo alto fosse in scena una ghigliottina». Lo dice convinto, Monicelli, con uno scalto da vecchio socialista d'altri tempi. Ma è certo che nella messa in scena, se le cose funzionano, più che l'indignazione farà filtrare quel suo cinismo amaro e impietoso che ha sparso a piccole gocce nei suoi film più riusciti rendendoli sempre qualcosa di più che un semplice intrattenimento. [si.ro.] La prima il 4 alla Versiliana Con Gleijeses Laura Morante e Yvonne Sciò L'attrice Dominique Sanda, ormai ultraquarantenne, sempre bella A sinistra Mario Monicelli A destra: Dominique Sanda nel 1970 quando interpretò Micol ne «Il giardino dei Finzi-Contini»

Luoghi citati: Italia, Londra, Roma, Urbino