Muore in cella il boss Zaza

Muore in cella il boss Zaza Muore in cella il boss Zaza Tradito dal cuore il «re delle bionde» r-: ■ ;. \±:\y--■]::■:■:■. ROBIN HOOD DEI GUAGLIONI NAPOLI. Nel porticciolo del Borgo Marinari, yacht e barche a vela ondeggiano piano a ogni alito di vento. Qui era ormeggiata la flottiglia degli scafi blu, qui si davano appuntamento i guaglioni di Santa Lucia per prendere il largo e sfidare la Finanza. E adesso che il re del contrabbando se n'ò andato por sempre, l'uomo guarda il mare e quasi si commuove: «Per noi era come Robin Hood. Dava lavoro a tutti, campava e faceva campare. Ma guai a mettersi contro di lui...». Michele Zaza è morto, tradito a 48 anni dal suo cuore malandato: non lo ha ucciso la lupara, ma un infarto che lo ha colto mentre ieri mattina da Regina Coeli lo portavano al Policlinico Umberto I di Roma. La notizia arriva come un fulmine nel rione che fu il suo regno, e tra la gente del Pallonetto fiorisce la leggenda del padrino forte e generoso. Da queste parti ò un benefattore, quello che inventò l'industria del contrabbando per sfamare i disoccupati napoletani. Ma per poliziotti e giudici era soltanto un boss spietato, tanto abile da essere accolto nella cupola di Cosa Nostra e reggere le sorti di un impero mosso su con il commercio di «bionde» e il traffico di droga. L'alleanza con la mafia, la sanguinosa guerra di camorra contro gli uomini di Raffaele Cutolo, le fughe clamorose, l'esilio all'estero e il tentativo di mettere le mani sui casinò della Costa Azzurra: per i «luciani» tutto questo non conta. Per loro, Michele «'o pazzo» era come il gangster buono protagonista di un vecchio film, capace di pagare una pesca 10 mila lire per far contenta l'anziana bottegaia. E dopo che lui se n'ò andato via, sono finite le feste nel quartiere, di soldi ne circolano pochi e Santa Lucia «ò diventata un cimitero». Nel carcere romano Michele Zaza era arrivato il 27 marzo scorso, dopo la richiesta di estradizione dalla Francia avanzata dalla magistratura italiana per accuse da vero boss: associazione camorristica, traffico di droga e l'uccisione di due contrabbandieri siciliani. All'arrivo a Fiumicino se la prese con il mondo intero, e da tifoso persino con Berlusconi: «Si è comprato le Coppe». E' stata quella la fine di una carriera che lui, figlio di un pescatore di Procida, ha vissuto ai vertici della camorra, inventando un imprenditore del ma¬ laffare, con guadagni per 700 miliardi l'anno: villa con piscina sulla collina di Posillipo, macchine potenti e perfino una lussuosa dimora a Hollywood. Ha sempre tentato di mettere nel sacco la giustizia e soltanto una volta fu contento di trovarsi di fronte la polizia. Fu nel 1981, lo bloccarono a Roma su una fuoriserie: aveva un giubbotto antiproiettile e in tasca assegni per un miliardo. Temeva una vendetta dei rivali, dopo aver dichiarato guerra a Raffaele Cutolo che aveva osato imporre tangenti sulle casse di «bionde». Zaza e gli altri padri¬ ni della camorra corsero ai ripari e fondarono il cartello di bande battezzato «Nuova Famiglia». Dalla galera alla libertà, approfittando del cuore malato. Era il Capodanno del 1984 quando fuggi da una clinica della capitale dov'era stato trasferito dal carcere. Lo riacciuffarono mentre cercava di imbarcarsi con la moglie e i tre figli su di un jet in partenza per la California. Nuova fuga e nuovo arresto nell'aprile dell'89 a Nizza, accusato dai francesi di contrabbando e della corruzione di un doganiere. Ma nel frattempo i giudici svelano la trama: proprio lui, attraverso una società di comodo e uomini fidati, stava tentando la scalata al Casinò di Mentone. Altri guai, un anno di carcere in Francia e poi il ritorno in Italia. Ma prima, comprata una parentesi di libertà con una cauzione di 220 milioni, si concesse ai giornalisti nell'esclusivo residence di Villeneuve Loubet. Era il novembre del 1991 e lui vestiva i panni del padrino in pensione: «Mi consegno, ma mi debbo operare perché sto male, malissimo». Di pentirsi non aveva alcuna intenzione: «Sono un uomo d'onore». Parlò a ruota libera, tributando un omaggio al giudice Giovanni Falcone («è un grande personaggio») e dispensando ironia sui potenti («se nasco un'altra volta mi metto in politica»). Omicidi, droga, riciclaggio di denaro: tutte balle. «Facevo il commerciante, perché i carichi di sigarette li pagavo e facevo vivere tanta di quella gente che mi chiamavano l'Agnelli del Sud». Michele «'o pazzo», nella quiete del parco immerso nel verde, rimpiangeva gli anni d'oro e Napoli: «Là c'è ancora tanta gente che mi vuole bene. Non mi hanno ammazzato e io non ho paura». Mariella Cirillo Con il contrabbando guadagnava 700 miliardi l'anno Prima della cattura si era rifugiato in Costa Azzurra Michele Zaza in lettiga e un Casinò della Costa Azzurra. Il re del contrabbando puntava ad acquistarne uno